Interrogatorio lungo per Romolo Ridosso nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio del sindaco pescatore Angelo Vassallo: verbali blindati ma la Procura indaga sui racconti dell’ex pentito. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino. Al boss potrebbe essere riconosciuto di nuovo lo status di collaboratore di giustizia.
Omicidio Vassallo, interrogatorio lungo per Romolo Ridosso: la Procura indaga sui racconti dell’ex pentito
Il giorno successivo al lungo interrogatorio di Romolo Ridosso, la procura di Salerno, guidata dal procuratore capo Giuseppe Borrelli, ha immediatamente avviato le procedure per riascoltare alcuni dei testimoni già interrogati nel corso dei dieci anni di indagine. I verbali dell’ex collaboratore di giustizia sono attualmente riservati, ma sono già state inviate le prime convocazioni presso la cittadella giudiziaria. L’indagine approfondita, attraverso la quale gli inquirenti cercano di ottenere conferme alle dichiarazioni di Ridosso (assistito dall’avvocato Michele Avino), potrebbe rappresentare un punto di svolta nelle indagini: potrebbe completare il quadro sull’omicidio del sindaco pescatore Angelo Vassallo oppure influenzare l’intera strategia accusatoria durante il Riesame. È importante ricordare che sono accusati di aver pianificato l’omicidio del sindaco di Pollica, il colonnello Fabio Cagnazzo (difeso dall’avvocato Ilaria Criscuolo), a cui viene contestato anche il reato di depistaggio; il brigadiere Lazzaro Cioffi (difeso dall’avvocato Stellato), già condannato per i suoi legami con i clan napoletani e per reati legati alla droga; l’imprenditore di Scafati Giuseppe Cipriano (difeso dall’avvocato Giovanni Annunziata) e, infine, Ridosso.
Mentre gli avvocati dei primi tre indagati si preparano a combattere in sede di Riesame, esaminando le 80mila pagine dell’inchiesta, il legale di Ridosso non ha ancora definito con il suo assistito la strategia difensiva. Sarà l’ex pentito a decidere se presentare ricorso al Riesame o richiedere la revoca della misura restrittiva. Attualmente, Ridosso è detenuto nel carcere di Ferrara per altri reati, con una pena che terminerà solo alla fine del 2034. In questo contesto, la battaglia legale si svolge su una scacchiera in cui ogni mossa potrebbe portare a conseguenze decisive. Si ha l’impressione che Ridosso possa riottenere lo status di collaboratore di giustizia se emergessero elementi a sostegno delle sue dichiarazioni, che, va ricordato, sono protette dal segreto istruttorio.
Gli arresti
L’inchiesta, che dopo 14 anni ha portato all’arresto di quattro persone, presenta però una lacuna fondamentale: non è chiaro chi sia stato il vero assassino di Vassallo. Infatti, Cagnazzo, Cioffi, Cipriano e Ridosso sono accusati di aver partecipato alla pianificazione del delitto, mentre il mandante rimane ancora sconosciuto. Nelle 411 pagine dell’ordinanza cautelare ci sono elementi che suggeriscono diverse possibilità. Il movente legato al traffico di droga appare ben delineato, soprattutto considerando che Acciaroli, e in particolare Torre Caleo, secondo i rapporti tra i vari indagati e alcuni nomi “di spicco” emersi dalle indagini, sarebbe stata un’area di interesse per i clan napoletani, che gestiscono affari direttamente con i narcotrafficanti sudamericani. È Romolo Ridosso a dichiarare che Cioffi ha sparato in cambio di 50mila euro, per poi ritrattare la sua testimonianza.
Tuttavia, nei documenti si fa riferimento anche a «una persona che è stata riempita di droga». È un dato di fatto che fin dall’inizio delle indagini gli inquirenti hanno sempre ritenuto che Angelo Vassallo conoscesse il suo assassino. Aveva timore, lo confidava quotidianamente alle persone a lui più care, motivo per cui cambiava frequentemente percorso per tornare a casa. Non si sarebbe mai fermato a parlare con qualcuno incontrato per caso, e la strada che aveva scelto di percorrere quella notte era isolata, rendendo difficile l’incontro con qualcuno, ancor di più che potesse fermarsi con uno sconosciuto. Dalle testimonianze di diverse persone a lui vicine in quei giorni, Vassallo aveva anche identificato tutti i protagonisti del traffico di droga lungo la costa di Acciaroli. Tuttavia, la posizione dell’auto e quella del corpo della vittima non lasciano spazio a dubbi: si era fermato, con i piedi sul freno e il finestrino abbassato per parlare con qualcuno. Nove colpi sparati a distanza ravvicinata sono davvero molti, e ciò solleva il sospetto che a premere il grilletto possa essere stata una persona poco esperta.