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Ospedali campani, 14 clown-dottori pronti ad entrare nelle corsie dell’Oncologia Pediatrica

Clown-dottori

I 14 clown-dottori pronti ad entrare nelle corsie dell’Oncologia Pediatrica

Quattordici clown-dottori pronti ad entrare nelle corsie dell’Oncologia Pediatrica. Precisamente nei reparti di pediatria oncologica dell’Ospedale Santa Maria della Speranza di Battipaglia, del Sun di Napoli e dell’Hospice di Eboli. Lo rende noto l’associazione Arcobaleno Marco Iagulli.

Ospedali campani, 14 clown-dottori pronti ad entrare in corsia

Dopo un anno di formazione con il team di professionisti dell’associazione Arcobaleno Marco Iagulli, 14 clown dottori sono pronti ad entrare nelle corsie, precisamente nei reparti di pediatria oncologica dell’Ospedale Santa Maria della Speranza di Battipaglia, del Sun di Napoli e dell’Hospice di Eboli. I nuovi clown dottori si aggiungono così a quelli “anziani” per portare sorrisi e conforto lì dove il cancro toglie colore e gioia. “Entrare in corsia con il naso rosso è un fatto molto serio ” , spiega la presidente dell’Associazione Iagulli, Tiziana Iervolino. “Per questa ragione i tempi della formazione sono molto lunghi. Si impara ad entrare nella sofferenza in punta di piedi, per donare, attraverso il gioco e i sorrisi, momenti di spensieratezza ai bambini con patologie oncologiche. Ridere è una medicina efficace. Lo dimostrano studi scientifici, infatti, si parla non a caso di clown terapia”.

I nuovi volontari hanno iniziato il percorso di formazione nel marzo 2023: laboratori teatrali, giocoleria, esperienza di volontariato sul campo e, infine, il tirocinio negli ospedali. “L’esperienza del clown dottore è finalizzata ad intervenire su chi soffre e quindi sugli altri, ma, in realtà, prima di arrivare all’altro, il percorso di formazione prevede una introspezione continua. Dobbiamo conoscere e affrontare i nostri limiti emotivi, superarli e solo dopo questo cammino possiamo entrare in relazione con i piccoli malati oncologici e le loro famiglie. E’ necessario mettersi a nudo, prima di poter indossare gli abiti di qualcun altro“, ha concluso Iervolino.

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