Cronaca Salerno, Salerno

L’ospizio degli orrori a Salerno: “Qui dentro c’è puzza così ci chiuderanno”

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Immagine di repertorio
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Le condizioni degli anziani all’interno della struttura erano intollerabili. Sante Sica ne era pienamente consapevole. Oggi inizieranno gli interrogatori di garanzia a carico degli indagati, i nomi delle persone interrogate.

Orrore allo ospizio di Salerno

Sante Sica era pienamente consapevole delle condizioni “intollerabili e dolorose” in cui erano tenuti gli ospiti anziani. A testimonianza di ciò, ci sono una serie di conversazioni intercettate tra il “dominante” della struttura residenziale Istituto Europeo della Terza Età situato a Cappelle e i suoi collaboratori più fidati, in particolare con la sua diretta collaboratrice Karolin Cupo, che, nel suo duplice ruolo di direttrice e operatrice, era solita raccomandarle di “lavare i pazienti perché emanano cattivo odore”.

È evidente che la struttura si trovasse in uno stato di disorganizzazione causato dalla persistente carenza di personale e dalla mancanza di manutenzione, situazioni che influenzavano negativamente gli ospiti, causando loro “uno stato di disagio e sofferenza quotidiana”, come sottolineato dal gip nella misura cautelare. Entrambi gli indagati, discutendo tra loro, ammettono che “dovranno assumere nuovo personale, altrimenti chiuderanno: è un casino, dentro ci puzza ed è un problema”.

Anche quando altre operatrici si rivolgono a Sica per chiedere aiuto, lui è più impegnato a cercare nuovi dipendenti, chiedendo ai suoi interlocutori: “Mi servono un paio di operatori socio-sanitari, anche se non sono qualificati, basta che lavorino”. Dalle indagini condotte dai carabinieri del Nas di Salerno e coordinate dalla Procura locale, oltre ai casi di sequestro di persona e di maltrattamenti, alcuni dei quali aggravati, a carico dei dieci indagati sottoposti a misura cautelare, sono emerse anche gravi carenze strutturali riguardanti il personale, sia in termini numerici che di qualificazione professionale, e problematiche strutturali relative al riscaldamento non funzionante e all’assenza di acqua calda.

Le umiliazioni dei pazienti

Grazie alle immagini catturate dalle telecamere installate all’interno della struttura residenziale, è stato possibile documentare una serie di episodi. Ad esempio, si osserva un anziano costantemente vincolato alla sedia a rotelle con fasce di stoffa e vari indumenti, tanto da causargli persino difficoltà respiratorie.

Questo individuo trascorreva, sempre legato, intere notti nell’atrio; alle sue lamentele, inclusa la richiesta di un paio di forbici per liberarsi, una operatrice rispondeva con frasi denigratorie come «non sei un uomo». Veniva spogliato e lavato davanti ad altri residenti della struttura, trascinato sul pavimento e costretto a utilizzare il pannolone, nonostante esprimesse il desiderio di andare in bagno, costringendolo quindi a urinare e defecare nello stesso pannolone.

L’anziano, pur essendo in grado di muoversi con piccoli passi, veniva sistematicamente privato di qualsiasi libertà di movimento. Anche un’altra paziente si trovava nella stessa situazione, senza la possibilità di muoversi liberamente con la sua sedia a rotelle.  Le ruote, infatti, sarebbero state bloccate con una stampella o legate tra loro mentre.

Altre volte, la sedia sarebbe stata legata al corrimano, nonostante l’anziana si lamentasse con gli operatori di “non farcela più”», ricevendo risposte – da coloro i quali avrebbero dovuto prendersi cura degli ospiti della struttura – “oggi hai rotto”. In alcuni casi gli anziani si lamentavano di non riuscire a respirare in quanto eccessivamente costretti, ma le risposte erano sempre le stesse “non ti devi alzare, hai capito? Ora hai rotto le p”. Ma, a quanto pare, gli anziani ospiti venivano messi a letto senza essere cambiati e, dalla denuncia di due operatrici che avevano svolto un solo turno di servizio nella struttura, in una stanza trovarono un ospite lasciato solo (era fortemente obeso) il cui materasso era intriso di urina.

I nomi

Una gestione, secondo le accuse, volta esclusivamente alla «massimizzazione» dei profitti, motivo per il quale venivano ospitati pazienti affetti da qualsiasi patologia, alcuni anche in fin di vita, tanto che Sante Sica (difeso dall’avvocato Gaetano Pastore) si preoccupava della perdita della retta mensile quando moriva uno degli ospiti.

Già da oggi inizieranno gli interrogatori di garanzia a carico degli indagati sottoposti a misura: oltre Sica e Cupo, per Gerardo De Gregorio è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria mentre per sette operatori socio sanitari, Riccardo De Sio, Cinzia Pecoraro, Salvatore Siano, Gerardina Moreno, Cristiana Terrone, Rosa Elisa Acconcia e Diana Rallo, è scattato il divieto di esercitare la professione per la durata di un anno.

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