Sulla decisione della Corte Costituzionale n. 18 del 2019 si esprimono il Sindaco e l’Assessore al Ramo.“Non intendo raccogliere le becere affermazioni che stamattina ha prontamente diffuso la menzognera consigliera di minoranza” dichiara il Primo Cittadino.
“Eravamo certi che avrebbero gioito nel vedere Pagani privata della opportunità di rimodulazione trentennale del piano di riequilibrio finanziario. Infondo, vedere la città in difficoltà è quello che sperano, è quello che vogliono, da cinque anni a questa parte.
Da quando, non essendo stati eletti, si sono sentiti privati di ciò che di fatto credevano e gestivano come cosa personale.
È bene, tuttavia, ribadire che, il piano di riequilibrio finanziario, ad oggi ancora in vigore e che questa Amministrazione con oculatezza e sacrificio rispetta, è e continua ad essere quello decennale.
Insomma, non abbiamo prudenzialmente attuato la rimodulazione trentennale.
Abbiamo cercato di cogliere un’opportunità che si immaginava la norma potesse offrire ai comuni – come il nostro – che vivono uno stato di sofferenza economica. Una proposta che, esprimendo la volontà politica, ha visto l’egregio lavoro dei Responsabili e del Collegio dei Revisori che sulla stessa hanno espresso parere positivo.
Professionisti, questi ultimi, che relazionano semestralmente alla Corte dei Conti circa le attività connesse al bilancio comunale e che attestano il buon operato di questa Amministrazione.
Gli stessi che hanno condiviso il vantaggio derivante dalla rimodulazione.
Una opportunità che la consigliera ed “i suoi consiglieri” ancora oggi non comprendono.
Condizione di indebitamento, tra l’altro, ereditata e che oggi stiamo gestendo con grande senso di responsabilità. Debiti su debiti, mutui, contenziosi lasciati lì a generare interessi. Questi solo alcuni degli esempi di una passata “libertina” gestione portata avanti da chi oggi si erge a “moralizzatore”.
Abbiamo presentato una proposta di rimodulazione del piano di riequilibrio finanziario da dieci a trent’anni sperando che venisse accolta.
Una rimodulazione che ci avrebbe permesso di avere maggiore disponibilità da investire in servizi per la collettività. Oggi però devo fare un’amara considerazione.
I Comuni sono abbandonati alla loro sorte; il Governo centrale non ci sostiene e sempre più spesso nelle manovre economiche i primi e più importanti tagli sono proprio ai fondi comunali.
Quest’anno, come per gli anni precedenti, il fondo di solidarietà ha avuto un’ulteriore decurtazione, il fondo credito di dubbia esigibilità introdotto con la nuova legge sulla finanza pubblica è un vero e proprio macigno.
Ancora. L’Anci non porta avanti tutte le battaglie che i Comuni si aspettano.
Tra tutte proprio questa legata alla possibilità di rimodulare piani di riequilibrio.
Intanto, uno degli aspetti che crea maggiore difficoltà economica è legato proprio al mancato incasso di tributi quali IMU e TARI. Mancati incassi che è difficile, lungo e dispendioso recuperare.
È per questo che avanzerò presso i diversi organi una proposta in tal senso. Il Governo Centrale potrebbe avviare delle azioni di salvaguardia per gli enti permettendo ai cittadini, ad esempio, il pagamento dei tributi insieme alle utenze domestiche come energia elettrica o gas. Una rateizzazione che non graverebbe eccessivamente sulle tasche degli utenti.
Ai deputati del territorio rivolgo un appello affinché anche essi supportino questa proposta e si attivino presso le sedi competenti.
All’assessore La Femina le ulteriori considerazioni.
“La consigliera ha preso un grosso abbaglio definendo la proposta di rimodulazione un atto scellerato.
Infatti, se avessimo potuto usufruire della rimodulazione trentennale avremmo dovuto coprire una somma annuale pari ad un terzo di quella che attualmente siamo costretti a pagare. Oggi, infatti, abbiamo l’obbligo di garantire una copertura annua di euro 507.500,00 per una passata gestione della cosa pubblica improvvida e che ha condotto l’Ente sull’orlo del baratro.
Distribuire il dovuto in trent’anni invece che in dieci avrebbe certamente permesso all’Amministrazione di avere un bilancio meno ingessato potendo di fatto investire maggiormente in servizi alla collettività.
Inoltre, il fondo crediti è quello che di fatto ha paralizzato le attività dei Comuni. Tecnicamente, quando non si incassano i tributi si procede alla rideterminazione della cifra da vincolare in bilancio al fondo e che si ottiene in base a precisi calcoli.
E proprio a causa delle tante morosità su TARI, IMU e tributi minori oggi abbiamo circa 4 milioni di euro che l’Ente deve garantire a copertura. Un obbligo normativo che crea enormi difficoltà sulla spesa corrente, sulla fornitura di servizi o sulle assunzioni.
Se a questi 4 milioni aggiungiamo il disavanzo con la quota annuale di euro 507.500,00 (da pagare per dieci anni) e quello derivante dal riaccertamento straordinario dei residui pari ad una quota annua di euro 687.500,00 (da pagare per trenta anni) raggiungiamo la somma dovuta di 1 milione e 185 mila euro. Infine, sono da considerare anche i fondi creati per il contenzioso e per le partecipate.
Una esigenza dettata dunque dalla necessità, quella di richiedere una rimodulazione del piano di riequilibrio a trent’anni che di certo non si basa su artifizi contabili. La finanza creativa, quella inventata di sana pianta per intenderci, non ci appartiene. Questa Amministrazione ha sempre rispettato le leggi e le normative. Non vive di proclami, di false promesse o di azioni sconsiderate. Difficile da comprendere per queste persone, ci rendiamo conto. Sono così abituati ad agire ed a pensare male che il loro vocabolario è colmo solo di termini offensivi.
Non hanno alcuna competenza, se non quella “indotta” sulla quale – tra l’altro – ci sarebbe molto da dire visto i trascorsi che di certo dimostrano l’azzardo con il quale sono abituati ad operare per sé e per gli altri.
Essere un buon padre di famiglia non è da tutti e forse queste persone non sanno affatto cosa sia.