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“I Palatucci erano collaboratori nazisti”: lo dice il Centro Primo Levi

Ha fatto molto discutere la dichiarazione del centro Primo Levi che afferma: Palatucci non è stato lo Schindler italiano ma un collaboratore dei nazisti.
Giovanni Palatucci, nipote del Vescovo di Campagna Giuseppe Maria Palatucci, nasce a Montella il 31 maggio 1909. Nel 1932 conseguì la laurea in giurisprudenza all’Università di Torino. Nel 1936 giurò come volontario vice commissario di pubblica sicurezza.

Nel 1937 fu trasferito alla questura di Fiume come responsabile dell’ufficio stranieri e poi come commissario e questore reggente si iscrisse al al Partito Nazionale Fascista.

Palatucci, lo Schindler italiano

Si trovò ad affrontare le terribili persecuzioni ebraiche e grazie alla sua posizione costruì una rete di amicizie per salvare numerosi ebrei che fuggivano dai campi di sterminio. Si stima che Giovanni Palatucci salvò circa 5.000 ebrei grazie anche alla preziosa collaborazione dello zio vescovo Giuseppe Maria Palatucci.

Tra il 16 giugno 1940 e l’8 settembre 1943 i Palatucci nascosero nel convento di Campagna, dove Giuseppe Maria era Vescovo, circa mille ebrei dalla deportazione nei campi di sterminio nazisti.



Correndo il rischio che la città di Fiume fosse ceduta dall’Italia alla Jugoslavia, Giovanni Palatucci, istituì uno “Stato Libero di Fiume”, per far sì che questo territorio mantenesse una sua indipendenza.

Con l’accusa di cospirazione il 13 settembre 1944 fu arrestato dai militari tedeschi. Il 22 ottobre fu trasferito nel campo di lavoro forzato di Dachau, morì il 10 febbraio 1945, due mesi prima della liberazione, il Palatucci aveva solo 36 anni.

I riconoscimenti in memoria di Palatucci

Riconosciuto come eroe dalla Unione delle Comunità Israelitiche d’Italia, il 17 Aprile 1955, gli fu concesse la Medaglia d’Oro in sua memoria: «Commissario all’Ufficio stranieri della Questura di Fiume, tanto operò in favore degli ebrei e di altri perseguitati, che venne arrestato dai nazisti nel settembre 1944 e deportato in Germania.

Le sevizie e le privazioni del campo di sterminio, a Dachau, ne troncarono, alla vigilia della liberazione, la mirabile esistenza. Se al suo nome nello Stato d’Israele sono state dedicate una via e una foresta, gli ebrei d’Italia vogliono anch’essi onorarne il ricordo».

I dubbi sui Palatucci

Nel 1995 furono sollevati molti dubbi sulla condotta dei Palatucci, secondo alcune ricerche Giuseppe Maria e Giovanni Palatucci erano collaboratori nazisti;

Un articolo pubblicato dal NY Times fornisce molti dettagli sulla vicenda, nel 2013 il Centro Primo Levi scrisse al Centro per la storia ebraica di New York in cui comunicava che una dozzina di studiosi aveva recensito circa 700 documenti, secondo i quali Palatucci era “un volere esecutore della legislazione razziale e – dopo aver prestato giuramento alla Repubblica Sociale di Mussolini, collaborò con i nazisti“. I ricercatori trovarono anche documenti che mostravano come Palatucci aveva aiutato i tedeschi a identificare gli ebrei.

La ricerca dei documenti su Palatucci nasce dall’indagine sulla città di Fiume, oggi città della Croazia, e sul ruolo sul territorio.

La ricerca condotta dal dottor Indrimi svela che a Fiume cerano solo 500 ebrei nel 1943, 412 circa l’80%, finì ad Auschwitz una percentuale più alta che in qualsiasi altra italiana città. Giovanni palatucci era il vice commissario aggiunto responsabile dell’applicazione delle leggi razziali fasciste italiane.

La deportazione a Dachau non avvenne per il salvataggio degli ebrei bensì perché i nazisti avevano scoperto un’alleanza fra gli inglesi e Palatucci, piani per l’indipendenza postbellica di Fiume.

Il mito che circonda i Palatucci pare che sia iniziato dopo che lo zio Vescovo usò la storia per persuadere il governo italiano a fornire una pensione ai genitori del nipote inoltre, il racconto ha preso slancio perché rafforzava la reputazione di papa Pio XII, che i gruppi ebraici hanno descritto come indifferente al genocidio.

Alexander Stille, professore alla scuola di giornalismo della Columbia University ha dichiarato: “Il governo italiano era ansioso di riabilitarsi e mostrare che erano migliori e più umani dei loro alleati nazisti. La Chiesa cattolica era ansiosa di raccontare una storia positiva sul ruolo della chiesa durante la guerra, e lo Stato di Israele era desideroso di promuovere l’idea dei giusti gentili e di raccontare storie di persone ordinarie che hanno aiutato a salvare gli ebrei ordinari “.

Il corriere della sera scrisse nel 2013 che un crescente coro di storici e ricercatori aveva definito il salvataggio di Palatucci “una sfacciata truffa orchestrata da amici e parenti“.

Yad Vashem, il Memoriale Israeliano dell’Olocausto, sta esaminando i documenti e “ha iniziato il processo di esame approfondito dei documenti” e nel 2014 Il Memoriale Yad Vashem conferma a Palatucci l’onorificenza di Giusto fra le Nazioni.

L’Olocausto Memorial Museum di Washington ha rimosso da una mostra la memoria di Palatucci.

 

 

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