Casi irrisolti a Pertosa: è ancora un mistero la morte di Isabella, la 69enne del posto strangolata e abbandonata in strada, e di Violeta Senchiu bruciata nel rogo a Sala Consilina. Il primo omicidio è avvenuto il 29 maggio del 2016, il secondo nel novembre 2018. Lo riporta Il Mattino.
Pertosa, casi irrisolti: Isabella morta strangolata, Violeta bruciata nel rogo
Isabella Panzella fu strangolata, lavata e lasciata su una strada, privata della vita. A oltre otto anni di distanza, l’identità del suo assassino rimane sconosciuta a Pertosa. Le indagini sono state archiviate dalla Procura di Lagonegro dopo la morte dell’unico sospettato, il suo fratellastro Benedetto Panzella, di dodici anni più grande di lei, deceduto circa due anni dopo il delitto di Isabella. Tuttavia, molti aspetti di questa vicenda rimangono ancora avvolti nel mistero, oltre all’identità dell’omicida, che è ovviamente cruciale, ci sono interrogativi su eventuali complici e sul motivo per cui l’opinione pubblica ha prestato così poca attenzione al femminicidio di Isabella.
Il 29 maggio 2016, un automobilista di passaggio scoprì il corpo senza vita di Isabella, una donna di 69 anni. Erano da poco passate le 5 del mattino e la pensionata, che viveva da sola poiché i suoi due figli risiedevano in Germania, giaceva a terra con del sangue che le usciva dalla nuca. Tuttavia, questo era il risultato di una caduta sull’asfalto, probabilmente causata da un’auto che l’aveva colpita dopo la sua morte. L’autopsia rivelò che Isabella era stata strangolata a mani nude. Sul suo corpo furono rinvenute anche ferite, probabilmente provocate da colpi. Inoltre, era completamente bagnata, nonostante quel giorno non fosse piovuto.
Le ipotesi
All’inizio, i carabinieri della Compagnia di Sala Consilina e la Procura avevano considerato la possibilità di un incidente stradale. Tuttavia, l’assenza di scarpe, i calzini bianchi impeccabili e il fatto che la donna fosse bagnata (probabilmente per eliminare eventuali tracce) hanno fatto comprendere che si trattava di un’altra situazione. Si trattava di un femminicidio, anche perché la vittima risiedeva a circa 3 chilometri dal luogo del ritrovamento. Gli investigatori hanno interrogato a fondo il fratellastro, che era anche vicino di casa e con il quale aveva avuto contrasti legati a questioni di eredità. È importante sottolineare che Benedetto Panzella non è mai stato iscritto nel registro degli indagati, come confermato dal suo avvocato Francesco Siniscalchi, il quale ha sottolineato che, al momento dei fatti, non era emerso nulla contro il suo assistito.
Benedetto, conosciuto come “zio Benny” da tutti gli 800 abitanti di Pertosa, scomparve per alcuni mesi, per poi riapparire, ma solo per un breve periodo, poiché poco dopo morì. Anni dopo, la Procura di Lagonegro ha deciso di archiviare il caso, ipotizzando – si presume – un possibile coinvolgimento del fratellastro. Tuttavia, è importante sottolineare che quest’ultimo non è mai stato formalmente indagato, nonostante sia stato portato in caserma dai carabinieri del Nucleo operativo per diversi interrogatori e i suoi veicoli, un’auto e un furgone, siano stati sottoposti a controlli approfonditi alla ricerca di indizi. Un altro aspetto rimasto irrisolto in questo femminicidio, quasi dimenticato nel Vallo di Diano e sconosciuto nel resto della provincia di Salerno, è la fuga di alcuni cittadini dell’est Europa che vivevano nelle case popolari di Pertosa e che, secondo alcuni residenti, avevano legami molto stretti con Benedetto.
Il mistero del femminicidio di Sala Consilina
Sono scomparsi nel nulla poco dopo, tanto che il Comune, attualmente guidato dal sindaco Domenico Barba, ha dovuto intervenire per revocare la disponibilità della casa popolare, poiché non erano più rintracciabili. Un altro caso di femminicidio nel Vallo di Diano è rimasto – per motivi diversi – senza una soluzione definitiva, almeno secondo i familiari del presunto colpevole: si tratta dell’omicidio di Violeta Senchiu, 32 anni, avvenuto a Sala Consilina nel novembre 2018. Il suo compagno, Gimmino Chirichella, è stato arrestato con l’accusa di aver appiccato il fuoco all’appartamento in cui si trovava la donna, che è morta dopo 20 ore di agonia. Chirichella è stato catturato 24 ore dopo e trasferito nel carcere di Foggia, dove purtroppo è deceduto poco dopo. Per il 48enne di Sala Consilina non c’è stato alcun processo e, anzi, il procedimento non è mai iniziato, tanto che i familiari, tramite il loro avvocato, hanno sempre sostenuto la sua innocenza. I familiari della 32enne rumena e diverse associazioni locali hanno un’opinione differente, spesso commemorando Violeta in varie iniziative sul territorio.