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Piana del Sele, tratta degli schiavi: chiesto il processo

Per la procura di Salerno sono i promotori della “tratta di schiavi” dal continente africano alla Piana del Sele. Facevano giungere in Italia decine di braccianti agricoli che pagavano da cinque a dodicimila euro per il viaggio in Italia e il buon esito del visto per uso lavorativo. Al centro dell’inchiesta ci sono due personaggi: il commercialista Pasquale Infante, attuale consigliere comunale Dem nell’Assise cittadina, e il “caporale” Amezghal Hassan, di Eboli, detto “Hassan apposto”.

Tratta degli schiavi, chiesto il processo

Il procuratore aggiunto Rocco Alfano e il procuratore vicario Luca Masini, che coordinato l’indagine sui flussi migratori, hanno chiesto il rinvio a giudizio per 46 imputati. Il gip Marilena Albarano del tribunale di Salerno ha fissato l’udienza preliminare per la fine di luglio. La lista degli imputati è infoltita di imprenditori agricoli, che prestavano le credenziali delle loro aziende per assumere in modo fittizio gli immigrati, e gli stessi beneficiari delle false pratiche di ingresso in Italia. Perlopiù cittadini provenienti dal Marocco, paese di origine di Hassan.

L’inchiesta ha fatto emergere un dato che non va sottovalutato, la “mafia” marocchina ha scalzato nella Piana del Sele la criminalità territoriale tradizionale. La gestione dei braccianti agricoli, che sono in maggioranza africani, è nelle mani di caporali stranieri. Il centro dell’inchiesta è la contrada Cioffi, è lì il fulcro dell’indagine sugli affari transnazionali del caporalato etnico. Dall’abitazione di Hassan e dal suo telefono cellulare venivano gestiti i traffici di esseri umani destinati ai campi della Piana.
Al capo dell’associazione per delinquere, che aveva un’organizzazione piramidale, c’era il marocchino che, nelle intercettazioni, viene indicato da tutti con il soprannome di “Hassan appost” che, a maggio scorso, è stato rispedito in carcere per violazione degli obblighi degli arresti domiciliari. Dalle indagini tecniche depositate dai pm e poste già a disposizione delle difese degli imputati, Hassan si vantava di fare tanti soldi: «… io in una giornata guadagno 300 euro».

Di soldi ne giravano davvero tanti. La procura di Salerno, che ha coordinato il lavoro dei carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Salerno, hanno stimato in 6 milioni è il volume dei profitti illeciti con il traffico di braccianti agricoli. A far emergere il giro di affari illegale sono state le vittime. Dalla loro denuncia si è scoperto come venivano sfruttati e ridotti in schiavitù per pochi euro all’ora.

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