RAVELLO. Per il depuratore fuorilegge il gup Maria Zambrano ha rinviato a giudizio amministratori e tecnici della Ausino, del comune di Ravello e persino l’ex sindaco Paolo Vuilleumier. Un processo che arriva pochi mesi dopo che la procura di Salerno ha disposto il dissequestro di ben tre impianti in Costiera affidando ai carabinieri del Noe il compito di rimuovere i sigilli. Si tratta di quelli di Sambuco, Cigliano e Marmorada a Ravello.
Come racconta il quotidiano Il Mattino, un atto necessario per consentirne l’accesso per la consegna dei lavori che rientrano nel Grande Progetto Risanamento ambientale dei corpi idrici superficiali della provincia di Salerno Comparto Attuativo n.3 Area Dragone (ambit03) ID 12 Comuni di Conca dei Marini, Furore e Praiano ID 14 Comuni di Ravello, Scala ed Atrani.
Vanno dunque a dibattimento Matilde Milito, legale rappresentante della Ausina fino a luglio del 2015; Mariano Agrusta, suo successore; Massimo Martucciello, direttore degli impianti e Domenico Bevilacqua, responsabile tecnico di gestione degli impianti fognari e depurativi fino a maggio 2015 e del servizio fogne in Costiera da maggio 2015 ad oggi.
Quindi Giuseppe Vitagliano, direttore generale della Ausino dal 30 giugno 2011 al 31 dicembre 2014 e Iolanda Giuliano, dirigente tecnico (comprendente il servizio anche di fogna e depurazione) della Ausino dal 2009 al 28 gennaio 2014. E ancora Franco Vaccaro, responsabile della conduzione degli impianti dell’Ausino, l’ex primo cittadino Paolo Vuilleumier e la tecnica comunale Rosa Zeccato, responsabile area Ambiente e manutenzione.
A far scattare le indagini furono le relazioni dell’Arpac nelle quali si metteva in evidenza la presenza negli scarichi a mare di chiazze marroni, residui schiumosi, solidi e della presenza di batteri pericolosi per la salute umana.
Nel mirino finirono, uno ad uno gli impianti di diversi comuni della Costiera. Si scoprì che era tutti privi di autorizzazione per lo scarico mentre le analisi successive effettuate su ordine della procura fecero emergere l’inefficienza della depurazione. In particolare, nel caso dei tre impianti di Ravello, la presenza di fanghi e residui solidi vari, confluendo nel torrente Sambuco che poi confluisce con il Regina Minor, avrebbe causato problemi al litorale di Minori. Con l’aggravante per tutti che, nonostante i divieti di balneazione emessi in alcuni casi, nulla è stato fatto per «imporre» o «apportare» migliorie agli impianti.
Era il mese di maggio del 2016 quando furono apposti i sigilli.
In quel periodo finirono sotto la lente di ingrandimento della procura cinque impianti di depurazione per un totale di diciassette persone indagate per danneggiamento, getto pericoloso, deturpamento di bellezze naturali.