ROCCAPIEMONTE. Lo scorso 10 dicembre, presso l’auditorium dell’Istituto Comprensivo di Roccapiemonte, si è tenuta la presentazione del libro ‘’Gesù è più forte della camorra’’ di Don Aniello Manganiello. A presentare l’evento sono stati il dirigente scolastico Prof. Giuseppe Pannullo e l’assessore alle politiche giovanili Luisa Trezza. A ravvivare la manifestazione sono stati gli alunni dell’Istituto accompagnati dai loro insegnanti. Don Aniello, sacerdote in prima linea per la lotta contro la camorra ha parlato dei suoi 16 anni a Scampia (1994-2010), da cui ha tratto ispirazione per il suo libro, scritto a quattro mani con il giornalista Andrea Manzi. Il ricavato andrà in beneficenza per le famiglie bisognose del rione napoletano. La carriera del prete è iniziata nella diocesi di Prati, noto quartiere romano, per poi continuare a Scampia nonostante il suo rifiuto iniziale. «I primi tre anni sono stati molto duri –racconta Don Aniello – solo dopo sono riuscito ad integrarmi e sono passato dalla nostalgia per Roma al mal di Scampia, malinconia per questo rione». Aggiunge parlando dei pregiudizi che dipingono il napoletano: «Il 20% su 100 mila abitanti appartiene ai clan, il 30% è la zona grigia, dove la camorra può “acchiappare! nuove reclute ed il 50% è rappresentato da persone oneste». Arrivato a Scampia, Don Aniello Manganiello ha dovuto abbattere quei muri che i preti prima di lui hanno costruito, muri di ostilità, paura e tensione. «E’ stato bello guardarsi negli occhi e potersi salutare dopo anni di terrore. Non ho solo distrutto mura ma ho costruito ponti, ed è questo quello che fanno i testimoni della legalità». Oltre a dedicare il suo tempo alle famiglie bisognose, ha fondato un’associazione sportiva per i giovani, dove lo sport non è il fine ma il mezzo. Strumento grazie al quale si insegna rispetto, educazione e gioco di squadra. E’ inevitabile per Don Aniello fare comparazioni tra i ragazzi di Roccapiemonte e quelli di Scampia, i primi cresciuti in un ambiente più tranquillo e che hanno sentito parlare di camorra e criminalità solamente ai telegiornali, i secondi che già a 15 anni iniziano a lavorare per i clan. Realtà completamente differenti che spingono il sacerdote a chiedere gli alunni dell’Istituto: «Cos’è la legalità in una parola?». Dopo i primi attimi di silenzio, i piccoli cittadini in maniera così ingenua rispondono «giustizia, legge, uguaglianza, rispetto, pace …». «Tutte parole giuste – replica il sacerdote – ma solo se accompagnate dalle ore di studio, dal non accontentarsi della mediocrità e conducendo una vita senza timore di denunciare». La vita a Scampia non è facile, soprattutto dopo aver ricevuto minacce, ma la forza di Don Aniello è andata oltre. Il parroco conclude spiegando che la vita in quei quartieri è un bivio: o si decide di indossare il «cappotto di legno» o si imbocca la via dell’onestà e della correttezza.
Ida Amato e Valeria Vitale (Eureka)