SACCO. «Qui la manutenzione non si è mai fatta… Guardate, ci sono ancora la reti di protezione originali: da quando è stato costruito non hanno dato nemmeno una mano di pittura…» . Chissà cosa ne penserebbe l’ingegnere Giulio Krall, il triestino di ascendenze asburgiche progettista del ponte tra i paesi di Sacco e Roscigno.
Un’opera simbolo del genio ingegneristico italiano, perché con la sua campata unica a 130 metri di altezza, è considerato ancora il ponte più alto d’Europa.
Inaugurato nel 1969, due anni dopo il viadotto Morandi a Genova, nell’alta Valle del Calore Salernitano, unì i due lati di montagna che il Sammaro, affluente del Calore, aveva scavato, formando un enorme canyon.
Ai due lati opposti i paesi di Sacco e Roscigno: il primo di poco più di 600 anime; l’altro, ben più famoso per i resti della città vecchia, abbandonata nel 1957 dopo una frana.
Il ponte sul Sammaro oggi è diventato, suo malgrado, un esempio di paradosso all’italiana. E questo perché ufficialmente dovrebbe essere chiuso; almeno dal 2010, quando una frana, sul versante di Roscigno, consigliò alla Provincia di imporre il divieto di transito. “Dovrebbe”, appunto. Perché lungo quel ponte ci passano un po’ tutti, tranne i bus di linea che, per evitare problemi, usano un percorso alternativo per collegare Sacco e Roscigno tra loro e al resto del mondo. Un percorso lungo e tortuoso che i residenti bypassano, utilizzando comunque il ponte.
Fonte: La Città