SALERNO. Era accusato di avere abusato di una 14enne, ospite di una casa famiglia sita nella zona orientale. Ora il salernitano 27enne, T.M. le sue iniziali, ha risarcito il danno patteggiato la pena: per lui solo due anni di reclusione. Il giovane lavorava nella casa famiglia come educatore. La sentenza è stata pronunciata ieri dal Gup del tribunale di Salerno Piero Indinnimeo, che ha ratificato il patteggiamento a carico del giovane assistito dall’avvocato Agostino De Caro. La notizia è riportata da il Mattino.
Le accuse
La ragazzina, rappresentata dall’avvocato Giuseppe Denami, ha rinunciato alla costituzione di parte civile in virtù del risarcimento, pari a 5mila euro, che la madre della minore, che non ne ha mai perso la potestà genitoriale, intende vincolare fino al raggiungimento della maggiore età della figlia. Violenza sessuale aggravata era la pesante ipotesi di reato contestata al giovane finito nel mirino della Procura in seguito alla denuncia della 14enne che, dopo essersi confidata con le assistenti sociali della struttura, che non si è costituita parte civile, ha poi confermato le accuse nel corso di un delicatissimo incidente probatorio celebratosi nel febbraio dello scorso anno davanti al Gip del tribunale di Salerno Stefano Berni Canani.
La vicenda
La vicenda, oggetto del procedimento giudiziario, si è consumata nel 2015 nell’ambito di un clima estremamente confidenziale che si era creato tra la ragazzina e l’operatore. Giovanissimo, T.M. aveva stabilito con la 14enne un forte legame: lei, così fragile e con una storia familiare difficile e complicata ulteriormente dall’arresto della madre per spaccio di stupefacenti, si fidava di lui e, proprio per questo motivo, prima di denunciare gli episodi, ci ha pensato più volte. Il suo malessere, però, non è sfuggito alla responsabile della struttura che è riuscita a raccogliere le confidenze della 14enne che le ha raccontato tutto facendo scattare le indagini della Procura. È stata la stessa minore nel corso dell’incidente probatorio ad affermare che credeva ciecamente in quell’uomo che ogni giorno incontrava in quella casa che, per lei, rappresentava ormai una famiglia. L’imputato, dal suo canto, avrebbe perso la testa per quella ragazzina che appariva bisognosa di tanto affetto