Arresti e un maxi sequestro di beni tra Salerno, Avellino e Roma per una frode fiscale con fatture false. Nella mattinata di oggi, giovedì 19 gennaio, i militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno hanno dato esecuzione ad un’ ordinanza di applicazione di misure cautelari personali e reali nei confronti di 9 soggetti, procedendo contestualmente al sequestro di beni e valori per un importo superiore ai 136 milioni di euro.
Frode fiscale con fatture false: arresti a sequestro di beni a Salerno
In particolare, il G.I.P., su richiesta di questa Procura, ha disposto la custodia cautelare in carcere nei confronti di R.C. (cl. 88), gli arresti domiciliari per altri 4 indagati, L.C. (61 anni), B.C. (31 anni), D.B.V. (42 anni) F.D, (41 anni) ed il divieto di dimora nelle province di Salerno e Avellino, nonché nel comune di Roma per altre cinque persone M.P. (55 anni), G.D.R. (52 anni), G.R. (45 anni) V.L. (35 anni).
Oltre ai soggetti sottoposti a misure cautelari, le indagini riguardano 82 persone fisiche, a carico delle quali vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, ricettazione, riciclaggio e reimpiego di denaro provento di reato, omesso versamento d’imposte, sostituzione di persona, falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico.
Le indagini della Guardia di Finanza
Le indagini, condotte congiuntamente dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Salerno e dalle Compagnie Guardia di Finanza di Scafati e Nocera Inferiore, hanno riguardato i promotori e gli organizzatori di un sodalizio criminale avente stabile sede operativa a Castel San Giorgio che, attraverso la gestione di 12 società di capitali, si sono resi responsabili di una ingente “frode carosello” riguardante la vendita di carburante.
In particolare, secondo l’ipotesi accusatoria, allo stato confermata dal Giudice per le Indagini Preliminari, sarebbero state annotate, nell’arco temporale compreso dal 2017 al 2020, nelle scritture contabili delle società coinvolte fatture per operazioni soggettivamente inesistenti, ossia poste in essere realmente ma tra soggetti differenti da quelli indicati sul documento fiscale, per un importo superiore ai 900 milioni di euro, con una sottrazione al pagamento dell’imposta sul valore aggiunto di oltre 160 milioni di euro.
Il meccanismo evasivo disvelato coinvolgeva a monte alcune società titolari di depositi fiscali di prodotti petroliferi e/o destinatari registrati, con sede a Roma che – previo versamento delle accise provvedevano alla cessione di ingenti quantitativi di carburante a società “cartiere”, in quanto prive di una reale operatività e struttura patrimoniale.
La frode carosello
Tale transazione veniva posta in essere non applicando l’IVA, sulla base della presentazione di false dichiarazioni di intento con le quali le menzionate “scatole vuote” attestavano in modo non veritiero di essere in possesso dei requisiti di esportatore abituale.
Nella fase finale dell’intera catena distributiva, lo stesso carburante, dopo essere giunto a due società dell’ agro-nocerino-sarnese, di cui una nota per essere tra le cinque maggiori in Italia per distribuzione di prodotti energetici, veniva immesso in commercio.
Le società “cartiere”, nell’interporsi tra il deposito fiscale e gli operatori salemitani, non procedevano al versamento delle imposte dovute sulle cessioni, consentendo a quest’ultimi di detrarsi indebitamente l’IVA e praticare conseguentemente prezzi inferiori a quelli di mercato, con un evidente effetto distorsivo della concorrenza.
Le indagini, sviluppate attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, la disamina di documentazione contabile ed extracontabile, accertamenti bancari su un numero rilevante di rapporti di conto corrente personali e societari, hanno permesso di delineare, sulla base dell’impostazione accusatoria, la piena consapevolezza circa la realizzazione di una condotta truffaldina da parte di tutti i soggetti che operavano ai vari livelli della filiera commerciale, ovvero rappresentanti legali e di fatto dei depositi fiscali, delle società interposte e di quelle beneficiare del sistema evasivo.
I soggetti economici salernitani erano gestiti dal principale indagato, dominus dell’associazione, con il fattivo contributo dei suoi collaboratori i quali, anche in assenza di formali rapporti di subordinazione lavorativa, ne curavano la gestione contabile e finanziaria. Contestualmente, sono state rilevate diverse condotte finalizzate a riciclare gli illeciti capitali accumulati, attraverso vorticosi trasferimenti di flussi finanziari, transitati su più conti corrente ed utilizzati, tra l’altro, per l’acquisto di unita immobiliari e in investimenti in ulteriori e distinte persone giuridiche.
Gli addebiti contestati s’inseriscono nel solco di quanto già emerso nel luglio 2020 quando, nel corso di una perquisizione domiciliare venne posto sotto sequestro denaro contante per un importo complessivo 1.008.935 euro, in banconote di diverso taglio, considerato profitto dei reati tributari commessi.
Rilevante e poi la contestazione a dieci persone giuridiche coinvolte nel sistema frodatorio della responsabilità amministrativa degli enti dipendente da reato.