A Salerno nasce il dramma di Grazia Biondi, presidente dell’associazione Manden: il 30 settembre perderà casa. Ecco la sua storia.
Grazia Biondi racconta la sua storia
“L’ultimo drammatico atto sta per consumarsi sulla mia pelle, si chiude il capitolo della violenza che ho continuato e continuo a subire, nonostante un processo conclusosi per maltrattamenti e una separazione giudiziale. Il 30 settembre non avrò più nemmeno un’abitazione”. A riportare la notizia è il quotidiano “Le Cronache”, a firma di Erika Noschese.
Parole drammatiche, cariche di dolore e disperazione quelle scritte da Grazia Biondi, la salernitana divenuta simbolo della lotta alla violenza sulle donne dopo aver subito, per nove lunghissimi anni, botte e vessazioni da parte dell’ex marito. Grazia – dopo anni di silenzi e di paure – ha deciso di lottare, di raccontare la sua storia per aiutare le donne vittima della crudeltà dei loro mariti, compagni. Dopo due anni di battaglie, in un’aula di tribunale che sempre più spesso ha mostrato di essere vicina al carnefice e non alla vittima, si ritrova a dover ricominciare da zero.
“Ho lottato con tutte le mie forze e con il grande sostegno di molte associazioni locali e nazionali e anche di gente comune, ma la “giustizia” ha stabilito che devo abbandonare la casa degli orrori, la casa coniugale dalla quale non sono andata via perché oggettivamente impossibilitata ma anche speranzosa di poter far valere i miei diritti legati a una quota versata nell’acquisto della stessa, a un diritto di usufrutto rinnegato insieme a rate di mutuo pagate. Oggi, quasi tutto è finito nel nulla!”, ha scritto Grazia, presidente dell’associazione Manden Diritti Civili e legalità, che oggi – dopo la violenza psicologica e fisica a cui l’ha costretta il suo ex marito a causa di cause giudiziarie, ricorsi e menzogne – deve fare i conti con le difficoltà economiche: “ha usato contro di me ogni forma di violenza economica. Ha svuotato e chiuso tutti i conti correnti con giacenze di migliaia di euro (senza alcuna conseguenza) privandomi di ogni risorsa economica frutto del mio lavoro nell’azienda familiare mai adeguatamente retribuito, mentre molti beni insieme a somme di denaro sono entrati nella sfera patrimoniale di suoi familiari e prestanome a vario titolo e, per concludere, debiti fatti a mio nome e a mia insaputa”, ha poi detto la salernitana secondo cui si tratta di un percorso comune a tantissime donne che denunciano e sopravvivono alla violenza.
Molte infatti sono le donne che non ricevono alcun mantenimento per sé o per i figli mentre le donne restano oberate di debiti.
“Non vi nascondo che l’indignazione e la voglia di urlare è tanta, soprattutto quando in alcune sedi giudiziali mi sono vista perfino condannata immeritatamente a spese da riconoscere al mio ex marito – ha poi detto la Biondi – Tutto questo è devastante tanto quanto il cancro che nel frattempo ho dovuto affrontare e che combatto ancora! La verità è sotto gli occhi di tutti, dalle controparti ai familiari, agli stessi avvocati , ma io sono andata oltre. Oltre un padre che denuncia un figlio trascinandolo in tribunale, oltre qualcuno che ha giocato sporco e tutti ne sono a conoscenza. Spero che l’autorità giudiziaria mi ascolti e mi sia data finalmente giustizia, per dimenticare e ricominciare. In nome della Giustizia, ho mantenuto sempre un profilo basso, ho percorso la strada della legalità e continuerò a farlo”. La presidente dell’associazione Manden ha così deciso di iniziare una protesta che coinvolga tutti, dalle istituzioni alle autorità giudiziarie.
“Ho sperato fino all’ultimo momento in un atto di onestà, da parte di chi sa ma continua a tacere. Sono una donna che seppur maltrattata e delusa dal sistema, ha deciso che solo attraverso la legalità si debbano raggiungere le soluzioni, lo faccio non in segno di riverenza ma di protesta, con il supporto di associazioni e comuni cittadini che non si sono voltati dall’altra parte, che credono nella giustizia, quella vera, quella che sta dalla parte dei più deboli e delle persone oneste. Purtroppo i carnefici spesso si servono di una giustizia ignara di essere strumento per il compimento di atti illegali e criminosi. Questo è un atto dovuto a me stessa, alla mia famiglia e a tutti gli operatori onesti a cui io ora chiedo aiuto”, ha poi aggiunto la presidente dell’associazione Manden che chiede risposte concrete per le donne che “hanno avuto e avranno il coraggio di denunciare, confidando in una Giustizia Giusta” perché “il Paese ha bisogno di uomini e donne che insorgano a tutela dei diritti umani delle donne, perché solo quando, uniti, avremo la capacità di indignarci e di tutelare chi viene lesa nella dignità, avremo sconfitto la violenza”.
Erika Noschese da “Le Cronache”