Cronaca Salerno, Salerno

Salerno, operazione al seno in 30 giorni al Ruggi pur non essendo oncologica: favore al magistrato

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Immagine di repertorio
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A finire nei guai il noto chirurgo estetico del “Ruggi” Carmine Alfano. Su questa vicenda ha avviato indagini la Procura, sotto la direzione di Giuseppe Borrelli. Il primario di Chirurgia è indagato per aver permesso ad alcune donne di rifarsi il seno, pur non avendo un tumore, saltando la fila a discapito di pazienti che davvero necessitavano di questi interventi.

Salerno, operazione al seno al Ruggi: favore al magistrato

I riflettori della Procura di Salerno rimangono puntati su Carmine Alfano, primario di Chirurgia plastica e ricostruttiva presso l’Azienda “Ruggi d’Aragona. L’anno scorso, Alfano è stato sospeso dall’insegnamento dal rettore dell’Università Vincenzo Loia dopo che alcuni specializzandi hanno presentato denunce e diffuso registrazioni audio in cui si potevano udire frasi di natura omofoba e razzista pronunciate dal docente, che all’epoca era candidato a sindaco per la coalizione di centrodestra alle elezioni municipali di Torre Annunziata.

Su questa vicenda ha avviato indagini la Procura, sotto la direzione di Giuseppe Borrelli, con un fascicolo attribuito alla pm Elena Cosentino. Le ipotesi di reato includono concussione, falso ideologico e truffa, in relazione a presunti episodi di interventi chirurgici effettuati all’interno del “Ruggi” senza le necessarie autorizzazioni per una struttura pubblica. Tra i beneficiari di tali pratiche risulta anche una pm della procura locale.

Il primario di Chirurgia deve infatti rispondere di reati ben più gravi perché avrebbe permesso ad alcune donne di rifarsi il seno, pur non avendo un tumore, saltando la fila a discapito di pazienti che davvero necessitavano di questi interventi. Il dottore caricava, secondo quanto riporta Il fatto, 7mila euro al giorno di sala operatoria più protesi sulle già dissestate casse della sanità pubblica.

Il business degli interventi chirurgici

L’argomento degli interventi chirurgici al seno rappresenta un mercato enorme. Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, ogni anno in Italia vengono effettuati 57.000 impianti di protesi, con costi che variano tra i 6 e i 10.000 euro. Tuttavia, esiste la possibilità di ricevere tali interventi “senza costi”, effettuandoli presso strutture pubbliche con la complicità di medici disponibili. Si tratta di una pratica inaccettabile che sfugge a ogni forma di registrazione, a causa dell’interesse reciproco di chi la pratica e di chi ne trae vantaggio. Attualmente, il primario di Chirurgia Plastica dell’Ospedale del Ruggi è sotto indagine da parte della Procura di Salerno, accusato di truffa, concussione, falso ideologico e temporaneamente sospeso dalle sue funzioni ospedaliere. Il caso è stato affidato alla pm Elena Cosentino.

Dalle investigazioni emerge che il chirurgo avrebbe sfruttato le sale operatorie dell’ospedale pubblico per eseguire interventi estetici, garantendo priorità a conoscenti, come se fossero pazienti con reali patologie oncologiche. Inoltre, a beneficiarne sarebbe stata anche una magistrata dello stesso distretto giudiziario della pm incaricata dell’inchiesta. I fatti risalgono a dicembre 2023, quando la magistrata si sottopone a un’ecografia mammaria in un ambulatorio campano.

Nel 2001 aveva già effettuato una mastoplastica additiva, ma ora presenta “profili irregolari nella mammella destra, con probabile rottura intracapsulare”. Sei settimane dopo, si reca per una visita presso il dipartimento diretto da Alfano all’Ospedale di Salerno. A visitarla è proprio Alfano, che la inserisce in lista d’attesa con priorità d’urgenza – intervento entro 30 giorni – un codice normalmente riservato a casi oncologici gravi. Il ricovero e l’intervento avvengono a inizio marzo, rispettando le indicazioni di urgenza, ben lontane dalle attese della sanità campana e dai tempi medi di attesa per una ricostruzione mammaria in Italia, che oscillano tra sei e dodici mesi.

Le indagini del caso

La donna resta ricoverata in ospedale tre giorni e a carico del sistema sanitario nazionale vi è anche la mastopessi bilaterale, cioè il sollevamento. “In base alla documentazione non poteva”, sostiene un perito del Tribunale di Milano: “Essendo la protesi impiantata nel 2001 a fini additivi, doveva essere rimossa e sostituita in una clinica privata al di fuori del contesto ospedaliero pubblico. Inoltre, la problematica insorta, cioè la rottura intracapsulare, non è una motivazione sufficiente per ricorrere a un intervento urgente in regime di Ssn”.

In un audio registrato dagli specializzando di Salerno Alfano diceva di dover accontentare la richiesta di un “amico” per la figlia. Sennò “ci prende e ci porta sopra la Sila, ci attacca vicino a una pianta e ci fa stare nudi per una settimana e non lo viene a sapere nessuno”. La giovane donna è stata inclusa nelle procedure urgenti standard, nonostante l’intervento fosse puramente estetico. Si trattava di una mastopessi e di un impianto di protesi bilaterali per correggere un’asimmetria mammaria. Tuttavia, per poter essere coperta dal Servizio Sanitario Nazionale, l’asimmetria deve essere così grave da ostacolare significativamente il movimento delle braccia.

Il dottor Alfano ha già affrontato altri importanti procedimenti giudiziari. A settembre 2019 è stato accusato di truffa in quanto, secondo gli inquirenti, pur avendo un contratto di esclusiva con l’ospedale, eseguiva interventi chirurgici in cliniche private attraverso “artifizi e raggiri”. Il procedimento penale è ora prescritto, ma il procedimento civile continua, Alfano è stato condannato a risarcire una parte dell’importo dovuto, che non soddisfa completamente le esigenze dell’ospedale, il quale ha quindi presentato ricorso alla Corte d’Appello di Roma.

 

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