Cronaca Salerno, Salerno

Salerno, ex poliziotto muore nella tac: in tre a processo, ma l’inchiesta si allarga

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Alfonso Masito

Abbiamo ottenuto la giustizia che cercavamo, ma il danno è ormai irreparabile. Ora vogliamo solo che nessun altro subisca ciò che è accaduto a mio padre, costretto a restare per ore in ospedale senza assistenza”. Queste le parole di Teresa Masito, figlia di Alfonso Masito, un poliziotto in pensione morto due anni fa sotto la tac dell’ospedale Ruggi di Salerno, dove, secondo la procura, vi sarebbe stata una negligenza da parte del personale sanitario.

La decisione del giudice per le indagini preliminari, Annamaria Ferraiolo, di disporre il giudizio immediato per Daniele Fiammetta, Gemma D’Acampora e Claudia Ruocco, è stata accolta dalla famiglia come un primo passo verso la verità come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Salerno, poliziotto in pensione morto sotto la tac: in tre a processo

Ma la vicenda potrebbe ampliarsi. Il gip ha accolto la richiesta dell’avvocato Agostino Allegro, difensore della famiglia Masito, di trasmettere gli atti al pm per aprire una nuova indagine su altri tre sanitari di turno la notte del decesso, potenzialmente coinvolti. “Dobbiamo ringraziare il nostro avvocato per aver approfondito ogni dettaglio, scoprendo altre responsabilità. Quella notte è stata terribile: mio padre, che per anni ha aiutato tante persone, non ha ricevuto lo stesso aiuto quando ne aveva bisogno”, continua Teresa, ricordando come la famiglia sia ancora sotto shock per la morte improvvisa del padre, diabetico ma sempre attento alla sua salute.

Secondo Teresa, quella notte nessuno ha fornito spiegazioni alla madre, lasciata sola in una stanza senza risposte o supporto psicologico. “Ci siamo resi conto subito che c’era qualcosa di strano. In famiglia abbiamo sempre creduto nella giustizia e nel rispetto delle leggi. Ora che il processo sta per iniziare, saremo presenti a tutte le udienze, anche se sarà doloroso rivivere quei momenti”.

La figlia di Alfonso denuncia la mancanza di attenzione da parte del personale sanitario: “Mio padre è stato affidato a persone distratte o non preparate, che non hanno colto l’anomalia del tracciato e non hanno fatto nulla per evitare la sua morte. Non voglio generalizzare, so che non tutti all’ospedale sono incompetenti, ma credo che la cura del paziente debba essere la priorità, specialmente per chi ha fatto il giuramento di Ippocrate. Mio padre era nel posto giusto, ma con le persone sbagliate”.

Le accuse

Secondo il sostituto procuratore Gianpaolo Nuzzo, i tre imputati – due infermieri del triage e un medico del pronto soccorso – avrebbero violato le norme prudenziali, ignorando le linee guida specifiche per il caso. Le loro condotte colpose, tutte concausali, avrebbero portato alla morte del paziente per infarto acuto del ventricolo sinistro.

In particolare, l’infermiera del triage avrebbe assegnato un codice errato, verde anziché rosso, nonostante gli esami indicassero chiaramente una situazione critica. Così, Alfonso e sua moglie sono rimasti sette ore in attesa al pronto soccorso, fino a quando l’uomo è stato finalmente sottoposto a una tac, ma è deceduto sotto l’apparecchiatura.

L’appello finale di Teresa è chiaro: “È importante denunciare quando accadono eventi di questo genere. Solo così possiamo salvare altre vite. Avevamo tanti progetti ora che papà era andato in pensione, ma tutto è crollato in un attimo, perché ci è stato portato via in maniera così violenta e improvvisa”.

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