È sulla competenza territoriale a Salerno o meno che si è dibattuto nella prima udienza del processo a carico di Franco Alfieri, sindaco di Capaccio Paestum e presidente della Provincia (sospeso da entrambe le cariche) arrestato lo scorso mese di ottobre nell’ambito di un’inchiesta per presunti appalti truccati come riportato dal quotidiano Il Mattino.
Presente in aula (molto affollata) così come gli altri cinque coimputati, in prima istanza le difese avevano chiesto il rinvio dell’udienza in attesa della decisione della Corte di Cassazione che la settimana prossima dovrà pronunciarsi sia sulle misure cautelari che sulla presunta incompetenza territoriale della Procura di Salerno.
Salerno, la prima udienza del processo a carico di Franco Alfieri
I giudici del secondo collegio della seconda sezione penale (presidente Donatella Mancini) hanno però chiesto ai difensori di procedere con le eccezioni preliminari preannunciando di riservarsi (la prossima udienza, infatti, è stata fissata il 20 marzo ben oltre la decisione della Suprema Corte che tra l’altro è proprio sulla competenza territoriale).
La questione principale è quella dell’incompetenza per territorio per il capo d’imputazione relativo alla corruzione (che sarebbe avvenuta a Torchiara attraverso il bonifico della Dervit) così come sostenuto dagli avvocati Agostino De Caro (che insieme al collega Domenicantonio D’Alessandro difende Alfieri), Antonello Natale e Cecchino Cacciatore che si sono espressi sul punto, forti anche delle conclusioni del procuratore generale presso la Corte di Cassazione che nella sua requisitoria depositata per iscritto ha concluso per l’accoglimento dell’incompetenza per territorio.
Di parere opposto il pm Alessandro Di Vico per il quale il rapporto corruttivo, sebbene conclusosi a Torchiara, sarebbe iniziato a Capaccio: “Sebbene non ci sia prova documentale, sono tanti gli eventi sintomatici del patto sceleris con la formalizzazione dei contratti tra la Dervit e l’Alfieri Impianti», e comunque «certa sarebbe la connessione tra i reati”.
Contestata anche la costituzione di parte civile del Comune di Capaccio ritenuta, dall’avvocato Enrico Tedesco, “carente per legittimazione attiva dell’avvocato Carpinelli, rappresentante dell’ufficio legale dell’ente locale a costituirsi in giudizio nell’interesse dell’ente stesso e perché con la stessa si richiede il risarcimento del danno all’immagine anche nei confronti degli imputati ai quali non è contestata la corruzione”.
Ricordiamo che a carico di Franco Alfieri ed altri cinque indagati (la sorella Elvira Alfieri, gli imprenditori Alfonso D’Auria e Vittorio De Rosa, il tecnico comunale Carmine Greco e Andrea Campanile) è stato disposto il giudizio immediato per una serie di appalti ritenuti “pilotati” ed accuse che vanno dalla corruzione alla turbata libertà degli incanti per presunte irregolarità nelle procedure di affidamento di lavori pubblici, come ad esempio due appalti per la pubblica amministrazione banditi dal comune di Capaccio-Paestum e assegnati alla Dervit, società vicina alla famiglia di Alfieri.