Slitta di cinque mesi l’udienza del processo sulle coop a Salerno che vede imputati l’ex assessore comunale Savastano e l’imprenditore Vittorio Zoccola. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino. L’Antimafia: “Zoccola osservato dal 2007, assumeva pregiudicati”.
Processo Coop a Salerno, slitta l’udienza
Uno slittamento che causerà un ritardo come quelli che, secondo la testimonianza resa ieri in aula dal maggiore Fausto Iannacone, in servizio alla Dia di Salerno, potrebbero aver condizionato anche le indagini. In quanto il “sistema” adottato dalle coop erano sotto lo sguardo della Direzione Investigativa Antimafia già dal 2007: ben dodici anni prima che la Procura avviasse un fascicolo d’inchiesta.
A saltare è l’udienza di luglio durante la quale era in programma la testimonianza del testimone Vincenzo Napoli, sindaco di Salerno, per il quale a febbraio scorso è arrivata l’archiviazione, assieme a quelle per il presidente della giunta regionale Vincenzo De Luca e per l’ex dirigente comunale già capo staff del primo cittadino, Felice Marotta. Il rinvio si è reso necessario per problemi della composizione del collegio a causa di alcune assenze.
La testimonianza
A testimoniare nella giornata di ieri è stato il maggiore Fausto Iannaccone. Fulcro della sua dichiarazione è stata una informativa del 2016 che ripercorre tutti gli anni che vanno dal 2007 al 2015 delle cooperative di Zoccola. A dare il via alle indagini sarebbero state le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Adamo Pisapia. Secondo quanto emerso sarebbe stato D’Agostino, dal carcere, a sollecitare i suoi sodali a rivolgersi all’imprenditore per assumere alcune persone «amiche». Prima di allora il nome dell’imprenditore non era mai stato coinvolto in un alcuna indagine.
Proprio questa coop, secondo la ricostruzione investigativa, sarebbe stata quella che avrebbe ricevuto dal Comune affidamenti dl 2007 e mandati avanti fino al 2015 con rinnovi per la manutenzione delle aree verdi pubbliche. Quelle coop sono così iniziate a diventare più ampie arrivando dai dieci dipendenti ai 40. Tra questi anche persone con prevedenti e vicine ai clan Panella Viviano, D’Agostino, Savastano. Ma risultano anche altre anomali: mentre alcune assumevano «amici», nonostante affidamenti importanti, per l’Inps non avevano dipendenti.
Nel corso delle sue dichiarazioni Iannaccone ha anche fatto un importante passaggio su un bene confiscato ad Ogliara e ad un bando del 2014 costruito su misura per il gruppo Zoccola per evitare che altre associazioni potessero partecipare.