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Salerno, spaccio in carcere: in otto finiscono a processo

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Immagine di repertorio

Gestivano un commercio di stupefacenti nella Valle dell’Irno. In alcune occasioni la sostanza stupefacente era occultata all’interno dei pacchi destinati ai detenuti. La richiesta dello speciale rito applicato quando le accuse formulate dalla Procura trovano una solidità probatoria, è stato firmato per otto persone.

In otto finiscono a processo per spaccio in carcere

Gestivano un traffico di droga nella Valle dell’Irno. In seguito all’arresto di uno dei membri del gruppo, legato a una famiglia di Baronissi, avevano progettato di elevare la loro attività diventando un punto di riferimento per lo spaccio all’interno del carcere di Fuorni, a Salerno. Il pubblico ministero Francesca Fittipaldi ha richiesto il giudizio immediato per gli otto accusati coinvolti lo scorso luglio, a conclusione di un’intensa attività investigativa che ha disgregato il gruppo legato alla famiglia Lembo, nota a Baronissi per questioni connesse al traffico di droga. Questo gruppo aveva stabilito il proprio centro operativo a Caposaragnano, nelle vicinanze delle abitazioni popolari di via Nino Bixio.

La richiesta dello speciale rito applicato quando le accuse formulate dalla Procura trovano una solidità probatoria, è stato firmato per Adriano Lembo, 55 anni di Baronissi; i figli Francesca (26), Vincenzo (22) e Antonietta (29). A processo anche il compagno di quest’ultima Daniele Iannone; Giampiero Siciliano e Iginia Savignano (tutti di Pellezzano) e Luciedo Luiz Ianniello, 42enne di origini brasiliane con residenza a Sant’Arsenio (nel collegio difensivo gli avvocati Stefania Pierro, Anna Sassano, Rosario Fiore e Massimo Torre). Associazione finalizzata al traffico illecito, alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti sono le accuse contestate dalla Procura che attribuisce un ruolo specifico a ciascun componente del sodalizio.

Secondo l’accusa, il principale responsabile del gruppo era Adriano Lembo, ritenuto colpevole di aver messo in piedi e sostenuto finanziariamente l’associazione criminale. Si sostiene che l’individuo abbia convertito la sua casa a Baronissi in un vero e proprio centro di traffico di sostanze stupefacenti, gestendo e dirigendo tutte le operazioni dei membri del gruppo.

Traffico di stupefacenti svolto già nel 2023

La svolta nell’attività di spaccio, inizialmente limitata alla Valle dell’Irno, secondo quanto riferito dagli inquirenti, si è verificata nel febbraio 2023 con l’arresto di Daniele Iannone, su ordine di esecuzione pena. Iannone, compagno di Antonietta Lembo e genero di Adriano Lembo, è diventato la figura centrale del gruppo per istituire una rete di spaccio all’interno del carcere, approfittando della presenza di detenuti con problemi di tossicodipendenza. Il suo arresto, infatti, secondo la prospettiva degli investigatori, ha fornito «una spinta ulteriore all’attività di traffico di stupefacenti, già intensamente svolta nell’area di competenza».

A portare la droga in prigione era direttamente la figlia di Adriano, Antonietta Lembo, che durante i colloqui con il suo compagno Daniele si presentava con la merce illegale, la quale veniva poi spacciata all’interno delle mura carcerarie. In alcune circostanze, la sostanza stupefacente era nascosta dentro i pacchi destinati ai detenuti. La richiesta di giudizio immediato è stata accolta dal giudice per le indagini preliminari: gli imputati dovranno comparire il 29 ottobre prossimo davanti ai magistrati della seconda sezione penale per l’inizio del processo.

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