Cronaca Salerno, Salerno

Scafati, rifiuti speciali abbandonati in strada e minacce al comandante dei vigili urbani: condannate madre e figlia

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Rifiuti speciali abbandonati in strada e minacce al comandante dei vigili urbani: madre e figlia condannate a Scafati. Un uomo, sorpreso su un furgone con materiale ingombrante, è stato invece assolto. Lo riporta Il Mattino.

Scafati, condannate madre e figlia

Una madre e una figlia sono state condannate a nove mesi di reclusione per aver rivolto insulti e minacce all’allora comandante della polizia municipale di Scafati. Secondo le accuse, l’ufficiale aveva richiamato il capofamiglia (che è stato assolto) per un trasporto irregolare di rifiuti pericolosi. La difesa sosteneva che si trattasse di rifiuti ingombranti. Alla richiesta di rimuovere il materiale, l’uomo avrebbe reagito in modo contrariato, ma, secondo il processo, furono le due donne a insultare e minacciare l’ufficiale una volta raggiunto il parente.

Su un furgone guidato da un uomo erano presenti una vasca da bagno, un forno, delle pentole e uno sgabello. Questi oggetti dovevano essere depositati nell’area antistante la società Acse in via Diaz a Scafati, in violazione delle normative ambientali. Mentre l’uomo si trovava in difficoltà, colpito anche da un malore, madre e figlia aggredirono verbalmente il comandante Salvatore Dionisio. Il comandante fu bersagliato da insulti solo perché “adempiva ai propri doveri”, come riportato dal pubblico ministero nell’atto d’accusa contro i tre imputati. «Ti devo far togliere la divisa, ti devo strappare la camicia. Sto s…»

Cosa è successo

L’incidente si è svolto in strada, sotto gli occhi di alcuni passanti. A quel punto, gli agenti della polizia municipale hanno formalizzato una denuncia, e successivamente la procura di Nocera Inferiore ha avviato un procedimento giudiziario contro tutti e tre gli imputati, l’uomo, sua moglie e sua figlia. Oltre all’ex capitano Salvatore Dionisio, che non ricopre più tale ruolo dal giugno 2023, anche il Comune di Scafati è stato identificato come parte offesa nel procedimento penale. Dopo la testimonianza di un maresciallo della polizia locale, chiamato a sostenere la posizione della parte lesa, e la requisitoria del pubblico ministero, sono arrivate le condanne per le due donne (per le quali la procura aveva richiesto un anno e mezzo di pena ciascuna) e l’assoluzione per l’uomo (per il quale era stata chiesta una pena di un anno di reclusione e una multa di 5.000 euro). Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro 30 giorni.

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