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Scafati, l’ex sindaco Aliberti non torna a casa: la decisione del Tribunale

Il gip del Tribunale di Salerno ha respinto la richiesta dei legali di Aliberti: l’ex sindaco di Scafati, per ora, non potrà ancora tornare a casa.

Aliberti resta lontano da Scafati

Gli hanno negato il ritorno a Scafati perché sarebbe stato inopportuno nel corso della campagna elettorale per le amministrative: il rischio per la reiterazione del reato sarebbe stato troppo alto.

È per questo motivo che il Gip del tribunale di Salerno ha rigettato la richiesta presentata dagli avvocati difensori di Angelo Pasqualino Aliberti di tornare in città in piena libertà.

Anche il pm Vincenzo Montemurro aveva dato il suo parere negativo. A qualche mese, dopo l’esperienza del carcere a Fuorni e dei domiciliari prima a Roccaraso e poi a Praia a mare, l’ex primo cittadino di Scafati ha dovuto fare i conti con il divieto di entrare a Scafati o di soggiornare nei comuni immediatamente limitrofi.  Un brutto colpo per l’ex primo cittadino che avevo contato molto su questo permesso, in modo tale da riuscire ad abbracciare la sua famiglia in occasione della campagna elettorale.

A commentare la scelta è lo stesso ex sindaco:

“I Giudici hanno rigettato la richiesta di revoca della misura di divieto di dimora a Scafati e paesi limitrofi. Assisteró da lontano a questa tornata elettorale dalla mia città, Scafati. Rispetto questa decisione. Rispetto tutto quello che gli organi giudicanti ritengono opportuno, perché credo nella loro serietà e nel loro lavoro. Continuerò, pertanto, a riversare le mie forze e le mie energie nel processo per dimostrare la mia innocenza.

Una cosa però voglio dirla perché mi sta scoppiando dentro. Io non sono l’uomo nero, io sono solo un’ombra che continua a seguire un corpo desideroso di dimostrare la verità. Io sono solo un’ombra che riesce ancora a demolire gli avversari, solo con la forza delle sue idee e della sua passione.

Io sono solo un’ombra che continua ad essere amata e apprezzata da tanti amici che hanno condiviso con me anni incredibili. Ma sono anche un uomo libero che non metterà il bavaglio al suo libero pensiero. Perché me lo consente la Costituzione e tutti quei principi di libertà inviolabili. Ecco perché, anche da lontano, continuerò a fare uso della parola, l’unica arma che mi è rimasta per restare in piedi, per camminare a testa alta, conservando la mia dignità.

Siamo in Italia e non ad Oceania, lo stato totalitario descritto da Orwell nel suo romanzo ‘1984’. In questa campagna elettorale, ci sarò, da cittadino e uomo pensante, un opinionista come tanti. Ai miei nemici che utilizzano le mie parole, riferendo di sentirsi sotto minaccia, sento di dire solo una cosa: non dovete avere paura delle mie idee, dei miei pensieri, ma del giudizio onesto e insindacabile della gente perbene, della gente libera da pregiudizi di sorta, della gente che non vi ha mai scelto alla guida della città”.

La prossima udienza nell’ambito del processo sarastra si terrà il 29 maggio in cui così continuerà il controesame di Alfonso Loreto e si terrà quello di Romolo Ridosso, altro collaboratore di giustizia che sarà sentito anche nel udienza prevista per il 5 giugno.

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