Eventi e cultura Salerno, Salerno

Fernando Mangone a Segni Epocali: “Bisogna guardare al passato per andare verso il futuro”

Polittico e Tempio di Nettuno
Polittico e Tempio di Nettuno
Polittico e Tempio di Nettuno

Sabato 26 ottobre, al parco archeologico di Paestum, si è tenuta l’inaugurazione della mostra “Segni Epocali”. Questo evento culturale ha ospitato l’arte di uno dei più importanti pittori espressionisti viventi d’Italia: Fernando Mangone. Il maestro Mangone è riuscito ad abbinare la dinamicità e il movimento della sua pittura espressionista con la classicità e la monumentalità del patrimonio archeologico del parco. “Segni Epocali” è dunque una fusione, una coniugazione di moderno e antico, vicino e remoto.

Come dichiara il direttore dei parchi archeologici di Paestum e Velia Tiziana d’Angelo: Questa mostra è un viaggio che comincia nel passato e attraversa diverse epoche. ‘Segni Epocali’ testimonia l’esistenza dell’antica Paestum, dei suoi abitanti. Contemporaneamente però testimonia l’esistenza di un importantissimo artista contemporaneo. I segni della pittura di Fernando Mangone ci riportano ai segni che hanno caratterizzato la città di Paestum.

L’inaugurazione di “Segni Epocali” rappresenta dunque l’inizio di una coniugazione che ha come protagonisti la classicità, la rilevanza storica, la tradizione di Paestum e l’espressionismo estemporaneo di Fernando Mangone. Sempre come riportato dal direttore Tiziana d’Angelo:

“L’estemporaneità che caratterizza la sua pittura, il suo profondo carattere personale, offrono allo spettatore non solo una panoramica sull’animo dell’artista ma anche un rimando unico della tradizione pittorica e culturale di Paestum. È come se la pittura di Mangone ci riporti alle cerimonie funerarie degli antichi abitanti di Paestum, alla loro vita quotidiana, tutto questo fondendo antichità e contemporaneità”

La mostra “Segni Epocali” è divisa in tre fasi riguardanti l’antica città di Paestum e l’arte di Mangone: Vivere la città, costruire la città, oltre la città. Queste tre sezioni tematiche sono state spiegate più dettagliatamente dalla dottoressa Teresa Marino:

“‘Segni Epocali’ è un viaggio inedito nella storia dell’antica città greca, romana e lucana attraverso le opere di Fernando Mangone. La prima sezione, Vivere la città, è il racconto delle tradizioni, della vita degli abitanti di Paestum e della loro vita quotidiana. Nella seconda fase, Costruire la città, Mangone dialoga con l’antico paesaggio urbano di Paestum attraverso la rappresentazione dei suoi templi, dei suoi edifici sacri, politici e privati. L’ultima sezione è chiamata Oltre la città perché l’attenzione si sposta al di fuori delle mura, negli spazi che erano destinati alle necropoli. E’ qui che la tecnica utilizzata da Mangone si collega strettamente alla gestualità antica degli artigiani Paestani.”

Questa mostra è quindi l’anello mancante di una catena lunga millenni, ricongiunta dalle opere espressioniste e vive di Fernando Mangone.

Circa alle ore 16:30, l’inaugurazione della mostra ha avuto effettivamente inizio dinanzi al imponente tempio di Nettuno. La prima mezz’ora dell’evento ha visto la realizzazione, da parte dell’artista, di un imponente tela. L’esibizione pittorica del maestro Mangone è stata accompagnata da un sottofondo musicale persistente, profondo e soffuso. Questo accompagnamento, unito allo splendido sfondo architettonico del tempio, ha reso la pittura di Mangone ancora più coinvolgente. I suoi tratti si presentavano come incisivi, vivi e dai colori vivaci. Ogni linea di colore era un movimento unico e particolare. Alla fine dell’esibizione, sulla tela era rappresentata in maniera espressionista, con colori vivaci e fluorescenti, una figura appartenente al retro di una moneta greca.

Esibizione di Mangone

 

In seguito all’esibizione live di Fernando Mangone, l’inaugurazione ha proseguito il suo svolgimento tra le colonne del tempio di Nettuno. Qui sono stati scoperti alcuni dei quadri più caratteristici di Mangone, appartenenti alla sezione Costruire la città. Sulle tele presenti all’interno del tempio erano rappresentati da varie angolazioni e con diverse tonalità di colore, i templi dell’area archeologica.

Tempio di Nettuno

 

Come ultimo atto all’interno dell’area archeologica, è stato scoperto l’imponente polittico formato da ben 20 composizioni pittoriche di Mangone. A quel punto dell’evento la luce solare era ormai calata e le lampade del parco archeologico si erano attivate. La luce artificiale, abbinata con i colori fluorescenti delle opere, è riuscita a rendere le immagini del polittico ancora più dinamiche e vivide.

Dopo alcuni minuti l’inaugurazione si è spostata tra le mura della cella del museo archeologico. In quel luogo erano esposte le opere appartenenti ala sezione tematica Oltre la città. Dentro la cella, tra i quadri illuminati da una soffusa e fioca luce viola, i quadri di Mangone sono diventati un vero e proprio tocco alle tradizioni artistiche di Paestum. Alle opere espressioniste erano alternati reperti autentici dell’area archeologica. Tutto questo ricreava una catena temporale e stilistica capace di alternare in rapida sequenza antichità e contemporaneità, monumentalità e dinamicità.

Museo archeologico

 

Alla fine dell’inaugurazione della mostra, il maestro Mangone ha rilasciato una breve ma riassuntiva dichiarazione di tutto l’evento: “Bisogna guardare al passato per andare verso il futuro”

Impossibile dare torto a questa dichiarazione. Il mondo ha sempre bisogno di guardare al passato. Ogni innovazione in campo artistico ha bisogno del passato. La contemporaneità non sarebbe mai esistita senza l’enorme contributo dell’arte classica e questa mostra è la prova che l’arte, anche a distanza di millenni, è collegata. La pittura espressionista e la tradizione Paestana fanno parte di due mondi diversi e lontani millenni ma, nonostante questo, sono state unite in un unico filone dalla capacità interpretativa e artistica di Mangone.

In conclusione, il maestro Fernando Mangone ha voluto lasciare un importante monito a tutti i giovani artisti: “Qualunque giovane con l’intenzione di approcciarsi all’arte deve aprirsi alle bellezze della vita e della storia e non chiudersi in alcun modo. Rendersi partecipi della bellezza del mondo è il miglior modo per crearne di nuova”

Dentro il tempio di Nettuno

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