Lunga intervista all’ex sindaco di Salerno, Mario De Biase. Senza peli sulla lingua parla del Crescent, del Marina d’Arechi e si scaglia contro De Luca e Gallozzi.
L’intervista all’ex sindaco De Biase
Inizia così, con una visuale opposta di modi lavorare ed intendere la politica rispetto a Vincenzo De Luca. È il punto di vista di Mario De Biase, ex primo cittadino di Salerno dal 2001 al 2006. Nel suo mirino finiscono il Crescent e il Marina d’Arechi.
Piani diversi di lavoro quando si riferisce a Vincenzo De Luca, suo predecessore e successore:
«Un’idea profondamente diversa di politica».
Fronte di mare e Bohigas. Cosa si è rispettato del suo lavoro?
«Salerno ha 11 chilometri di costa, da una parte c’è il porto. Ad oggi ha bisogno urgente del dragaggio. C’è bisogno anche di un’area retroportuale. Doveva essere a Cernicchiara…».
Ogni tanto si parla di delocalizzazione.
«Un’inutile suggestione. C’è bisogno di potenziare le infrastrutture. Pensiamo alla stazione marittima: un gioiello architettonico. E ha la biglietteria dei traghetti all’esterno».
Torniamo al litorale. Quale fu la situazione più spinosa da gestire?
«Il porticciolo di Pastena. Le proposte avanzate dai privati dell’epoca non assicuravano un’adatta conservazione dei luoghi. In ballo c’era l’antico approdo dei pescatori. Decisi di far apporre un cerchietto sulla mappa e lasciare tutto in sospeso agli studi di fattibilità esecutivi».
Capitolo Marina d’Arechi.
«Considero il Marina d’Arechi un tradimento. La concessione a Gallozzi prevedeva la realizzazione di un vero e proprio boulevard, di una passeggiata verde che avrebbe
dovuto costeggiare il mare. Ecco la mia provocazione: credo sia il caso di revocare la concessione a Gallozzi».
Uno dei casi più spinosi degli ultimi anni riguarda il Crescent.
«Il Crescent è l’emblema di una concezione privatistica della città. Si tratta di un condominio fronte mare a tutti gli effetti. Non c’è nella sua costruzione una visione di contributo alla collettività. Urbanisticamente e architettonicamente è sbagliato».
Fu una scelta di Vincenzo De Luca.
«Ho lavorato al suo fianco per oltre 30 anni nel Partito Comunista e poi come amministratore pubblico. Ci divide la concezione di politica: la mia è quella di un altro secolo, basata sulla collegialità e non su liste monocratiche».