Respinta la richiesta di patteggiamento alla direttrice infedele che si appropriò di mezzo milione di euro dei correntisti dell’ufficio postale.
V. R., 50enne di Salerno, difesa dall’avocato Massimo Torre , potrebbe chiudere il processo di primo grado con un giudizio abbreviato.
L’udienza è fissata a metà dicembre davanti al gup Pietro Indinnimeo del tribunale di Salerno.
La donna risponde di peculato per essersi impossessata di parte dei risparmi di una trentina di clienti degli uffici di Prepezzano, a Giffoni Sei Casali, e Santa Tecla, a Montecorvino Pugliano. Faceva leva sul rapporto di fiducia che si era creato con i clienti dei due piccoli centri dei Picentini.
L’ormai ex dipendete postale usava più escamotage, a tratti anche banali, per farsi lasciare i libretti ed eseguire le operazioni sui conti clienti, all’oscuro di quanto accadeva alle loro spalle. Il più frequente e credibile era l’assenza di linea dati.
«Faccio dopo io» diceva la direttrice che si faceva lasciare i libretti al portatore. La buonafede dei correntisti – dicono le indagini – non era ripagata dall’ex dipendente che, invece, se ne approfittava.
A far partire l’inchiesta, curata dai carabinieri della compagnia di Battipaglia, furono alcuni correntisti che riscontrarono ammanchi sui loro conti e operazioni sconosciute.
Movimenti finanzieri che avrebbero richiesto la loro presenza fisica nell’ufficio postale e, soprattutto, la firma autografa sugli atti. Nulla di tutto ciò era avvenuto, tranne il prelievo non richiesto.
Ad accorgersi che qualcosa non funzionava nei due uffici periferici erano state anche le Poste. Gli ispettori dell’ufficio di Salerno avevano rilevato delle “forzature” al sistema per effettuare i prelievi non autorizzati.
Ricostruendo gli accessi abusivi dell’ex dipendente, gli ispettori postali riuscirono a calcolare la somma rubata e ad individuare il numero delle vittime. Alcuni clienti non si erano neppure accorti degli ammanchi.
Lo scoprirono solo dopo che si diffuse la notizia e furono convocati in caserma per formulare la denuncia. Lo scandalo venne fuori tra maggio e giugno dello scorso anno.
Agli sportelli si formarono le file per aggiornare i titoli di risparmio per assicurarsi che nessuno c’avesse messo le mani. Nel sistemare i conti dei due uffici postali, quelli relativi al passaggio di consegna dopo il licenziamento dell’imputata, che non si presentò, fu trovato un altro ammanco di poco superiore ai 45mila euro.
Chi non corre rischi sono i risparmiatori. Poste, accertate le forzature al sistema, provvederà a risarcire le somme indebitamente prelevate.
Fonte la Città