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Stefano Baldini ad Agropoli per i campionati italiani di Mezza Maratona – L'INTERVISTA

AGROPOLI. Si è conclusa la tanto attesa 18 ° edizione dei Campionati Italiani di Mezza Maratona che oltre agli atleti in gara ha richiamato ad Agropoli anche l’ospite d’eccezione della kermesse sportiva ovvero il CT della nazionale Stefano Baldini, ex maratoneta e mezzofondista italiano, campione olimpico alla maratona di Atene nel 2004 e due volte campione europeo.

Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e intervistarlo grazie al patron della manifestazione ovvero Roberto Funicello che ebbe il merito e l’onore di far innamorare del Cilento il caro e compianto Pietro Mennea. Stefano Baldini ci ha parlato un po’ di sé e del suo sport.

-E’ la sua prima volta ad Agropoli, che impressione le ha fatto? Ci tornerebbe in vacanza?

Baldini: «È una bella zona. L’ho apprezzata già in primavera quando ha testato personalmente e “correndo” il percorso come è mia consuetudine fare. Ho visitato anche lo stadio e la città sembra offrire tantissime opportunità per l’atletica anche perché ci sono persone capaci di impegnarsi e organizzare eventi di rilievo come un campionato nazionale. Tornerei in vacanza nel Cilento volentieri ma non l’ ho ancora fatto solo perché ho bambini piccoli che mi portano a prediligere zone limitrofe all’Emilia Romagna dove vivo”».

– Se un bambino le chiedesse i motivi per cui dovrebbe scegliere l’atletica come sport cosa gli risponderebbe?

Baldini: «Prima di arrivare alla mezza maratona di tempo ce ne vuole. E’ uno sport graduale. Di certo il bello dell’atletica è che ha in sé sia la bellezza di uno sport individuale sia la peculiarità che lo si pratica di fatto in un campo dove c’è sempre una squadra e quindi la possibilità di lavorare in continua sfida con te stesso ma condividendo con gli altri. L’atletica ti da l’opportunità di scegliere tra corse veloci, prolungate, salti, e quindi di fatto è una multidisciplina alla quale ci si può approcciare già alle elementari come gioco e come preparazione motoria di base ovvero per imparare a saltare e a fare i movimenti alla base di tutti gli sport».

-Come si riconosce un campione?

Baldini: «Prima di dire che uno è un campione oppure un talento dobbiamo dire che ha delle doti che devono crescere negli anni. L’atletica è uno sport che ha una specializzazione molto tardiva ed infatti si ottengono i risultati migliori dopo i 20 anni mentre altri sport come il tennis e la ginnastica ti mettono dinanzi ai campionati nazionali già molto presto e per questo motivo la strada è lunga e quando ti trovi dinanzi un bambino delle elementari che frequenta atletica di certo non gli puoi far fare subito il salto in lungo ma deve approcciare questo sport in maniera graduale».

-Quando ha capito che questo sport avrebbe fatto parte della sua vita?

Baldini: «Io ho capito molto presto che questo sport avrebbe fatto parte della mia vita soprattutto quando ho realizzato che il calcio non faceva per me non sapendo giocare la palla. Infatti correvo solo sulla fascia destra e non su tutto il campo. Poi ho avuto la fortuna di avere dei fratelli più grandi che avevano iniziato con l’atletica prima di me e che inevitabilmente mi hanno portato al campo e li ho superati quasi subito».

-Degli aggettivi per descrivere il suo sport.

Baldini: «Il mio sport, la corsa in particolare, è un sogno. Correre è una sensazione bellissima perché non hai bisogno di nessun mezzo: sei tu da solo e riuscire a esprimere velocità senza nessun mezzo è una sensazione impagabile».

-Qual è stato il momento più bello della sua carriera?

Baldini: «Tutte le prime volte hanno avuto un sapore particolare: la prima volta che ho vinto un campionato italiano, la prima volta che sono stato convocato in nazionale, la prima volta che sono salito su un podio e ho sentito l’inno italiano, la prima volta che ho vinto le olimpiadi, che è stata anche l’ultima ma va bene così. Io ho vinto a 33 anni le olimpiadi quando ormai la tua carriera è alla fine della maturità e questo ha il vantaggio di vivere il momento consapevole di ciò che stai facendo».

-Quanto impegno c’è dietro i successi?

Baldini: «Tanto l’impegno dietro i risultati importanti: almeno 4-5 ore di allenamento al giorno suddivise in due sedute. Io non l’ho mai visto come un sacrificio quanto come un divertimento, perché era una mia scelta farlo ed è stato per me anche una gran fortuna perché mi ha fatto crescere. Da bambino introverso e che poco amava uscire di casa, ho poi potuto girare il mondo grazie a questo sport».

– Per cosa vorrebbe essere ricordato?

Baldini: «Vorrei essere ricordato come una persona onesta. Da atleta come “un osso duro da battere” e poi come allenatore mi piacerebbe far si che i ragazzi possano scegliere e arrivare a fare anche la scelta giusta».

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