SASSANO. Nel giorno della commemorazione dei defunti la signora Lina, madre di Nicola e Luigi Femminella, sfoga tutto il suo dolore e la sua rabbia in una lettera inviata al giudice che si sta occupando del processo a carico di Gianni Paciello, autore della strage. “Cara giudice – si legge nella lettera– lei sa che da un mese non sono più rientrati a casa Giovanni e Nicola? Che Maria e Michele non hanno più potuto riabbracciare Daniele? E sa che Pina non ha più il suo Luigi? Lei sa quanto dolore quella persona ha provocato? Vorrei sapere da lei, perché chi ha causato questa strage deve usufruire dei benefici di un confortevole appartamento a pochi passi da me. Ebbene si, cara dottoressa, dopo l’uscita dall’ospedale di quel soggetto anziché sbatterlo in carcere è stato portato in una comoda casa in attesa di processo. Perché non è in carcere? Le voglio ricordare che i miei figli sono sotto terra e lì staranno per sempre”. La mamma di Nicola e Giovanni racconta un episodio che si è verificato proprio qualche giorno fa davanti la struttura dove risiede Gianni Paciello: “Io da mamma logorata e distrutta dal dolore ho portato le gigantografie con l’immagine dei miei figli, quelle che abbiamo utilizzato per il trigesimo e per la fiaccolata in loro ricordo lo scorso 28 ottobre, davanti alla struttura della Caritas (dove si trovava Gianni). Perché se ci può stare lui ci possono stare anche i miei adorati figli. Mi chiedo se questa è legge o meglio esiste la legge? Ho dovuto togliere le foto di Giovanni e Nicola perché mi hanno detto che avrei creato disagio a quel ragazzo. A colui che ha ucciso i miei figli. E se non le avessi spostate, quelle gigantografie sarebbe intervenuto un carroattrezzi per rimuoverle. Ordine Pubblico mi è stato riferito. Questa è giustizia?”.Ma la signora Lina esprime la sua rabbia anche nei confronti dei responsabili della Caritas diocesana: “Vorrei sapere perchè c’è stato tanto impegno nel proteggere questa persona quando i miei figli, dei bravi ragazzi sono stati messi sotto terra proprio da lui. Qual è la colpa di Giovanni e Nicola? Essersi trovati davanti al New Club 2000, il loro bar. I miei figli sono sotto terra. Grazie per averlo messo al sicuro a poca distanza da casa mia. Mentre i miei figli ora sono al cimitero, lui non può farsi la prigione”. Si scaglia anche contro le Forze dell’Ordine che per mesi hanno ignorato gli appelli di suo marito che chiedeva maggiori controlli nei pressi della rotatoria dove è avvenuto l’incidente, perchè aveva notato che auto di grossa cilindrata, guidate da giovani, correvano troppo. Di qui l’appello finale al giudice: “Voglio giustizia, ma giustizia vera per i miei figli, ma anche per Luigi e Daniele che erano ragazzi semplici, dolci e buoni. Più che ragazzi d’oro”.