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Medico del 118 suicida, la famiglia chiede risarcimento all’Asl Salerno: “Era sottoposta a turni massacranti”

Suicidio di Stefania Salvatore, la famiglia chiede risarcimento all'Asl

Stefania Salvatore

Si terrà a febbraio dell’anno prossimo l’udienza civile relativa alla tragica morte di Stefania Salvatore, la dottoressa del 118 di Bellosguardo che si tolse la vita due anni fa. Secondo i familiari, il suicidio è stato causato dallo stress lavorativo e dal mancato controllo preventivo da parte dell’Asl di Salerno. La famiglia, rappresentata dal marito Serafino Nicolella Budetta e dalla figlia Adele, ha avviato un’azione legale sostenendo che la donna soffriva di burnout, una sindrome legata allo stress cronico da lavoro.

Suicidio di Stefania Salvatore, la famiglia chiede risarcimento all’Asl

Il marito e la figlia, assistiti dall’avvocato Giovanni Filosa, denunciano che Stefania Salvatore era sottoposta a turni massacranti senza un adeguato riposo e senza controlli medici periodici, nonostante fosse obbligatorio un esame annuale che non veniva effettuato da almeno due anni. Serafino Budetta, anch’egli medico presso l’ospedale di Polla, ha evidenziato che la moglie non aveva mai usufruito di congedi durante la pandemia e si era sacrificata per evitare la chiusura del Saut di Bellosguardo. “Mia moglie è stata trattata come carne da macello, costretta a lavorare in straordinario senza alcun riconoscimento o supporto morale da parte dell’azienda o delle istituzioni”, ha dichiarato Budetta.

Oltre al risarcimento economico, la famiglia chiede un riconoscimento ufficiale del lavoro e del sacrificio della dottoressa, sottolineando l’assenza di cordoglio da parte delle autorità sanitarie. A tal proposito, padre e figlia hanno inviato una lettera all’Asl di Salerno, al Ministero della Salute e al governatore della Campania, chiedendo parole di conforto. Nella lettera, evidenziano come la dottoressa Salvatore abbia svolto il proprio lavoro con dedizione, senza risparmio di energie, in condizioni che favorivano l’insorgere del burnout. Serafino Nicolella Budetta ha affermato che i segni della sindrome erano evidenti.

La vicenda

La dottoressa Salvatore si tolse la vita il 31 agosto di due anni fa, dopo aver trascorso una mattinata normale, occupandosi delle faccende domestiche e portando la colazione ai colleghi. Poi, decise di porre fine alla propria vita. “Il tragico epilogo di una professionista totalmente devota al proprio lavoro è stato avvolto nel silenzio” hanno dichiarato i familiari. Oltre alle richieste legali, la famiglia domanda il riconoscimento morale del sacrificio della dottoressa, invitando anche l’amministrazione di Bellosguardo a commemorare Stefania Salvatore, magari intitolandole la postazione del 118.

Il marito ha concluso affermando che con un migliore controllo, un carico di lavoro più umano e maggiore attenzione, la tragedia si sarebbe potuta evitare. Nonostante il dramma, dall’Asl di Salerno non è mai arrivato un messaggio di commiato o di riconoscimento per il lavoro della dottoressa.

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