Cronaca Salerno, Salerno

Tenta di estorcere 23mila euro promettendo in cambio prestazioni sessuali, condannata coppia di Pisciotta

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Tentata estorsione promettendo in cambio prestazioni sessuali: condannata a tre anni di reclusione una coppia di Pisciotta. Dovranno rispondere di circonvenzione di incapace. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Tentata estorsione a sfondo sessuale, condanne a Pisciotta

Sfruttando la vulnerabilità di un giovane con insufficienza mentale, una coppia ha cercato di estorcergli 23mila euro promettendo in cambio prestazioni sessuali. Il Tribunale di Vallo della Lucania ha condannato ieri i due coniugi di Pisciotta, lei di 64 anni e lui di 66, a tre anni di reclusione per circonvenzione di incapace. Oltre alla pena detentiva, la sentenza prevede una multa di 2mila euro e il pagamento di un risarcimento alla parte civile, rappresentata dalla madre della vittima. Gli imputati dovranno anche sostenere le spese legali del processo. Il giovane, parte lesa, è stato assistito dall’avvocato Nanni Marsicano, mentre la coppia era difesa dall’avvocato Angelo Segreto. I fatti contestati risalgono al periodo tra il 2016 e il 2017 a Pisciotta.

L’accusa

Secondo l’accusa, la coppia avrebbe approfittato della vulnerabilità della vittima, un giovane con insufficienza mentale di grado medio e comportamenti anomali. Il ragazzo, ingenuo e facilmente influenzabile, sarebbe stato convinto che la donna fosse disposta a intrattenere rapporti intimi con lui in cambio di denaro. Credendo a questa promessa, il giovane avrebbe prelevato 23mila euro dalla cassaforte della casa materna, senza che la madre, con cui viveva, ne fosse a conoscenza, per poi consegnarli alla coppia. Il denaro è stato consegnato alla donna nella sua abitazione, dove il giovane era accompagnato dal marito. Solo in seguito la madre si è accorta della mancanza di denaro e, ricostruendo gli eventi, ha sporto denuncia, avviando le indagini che hanno portato all’identificazione dei colpevoli.

Le evidenze raccolte durante l’istruttoria hanno confermato la modalità del raggiro, dimostrando come gli imputati fossero pienamente consapevoli della vulnerabilità della vittima. In aula, il pubblico ministero ha messo in luce la gravità delle azioni della coppia, sottolineando che il giovane non possedeva gli strumenti necessari per riconoscere l’inganno. Al termine di un processo che ha visto una ricostruzione dettagliata dei fatti e l’audizione di testimoni, il tribunale di Vallo ha riconosciuto la responsabilità dei due, infliggendo loro una pena detentiva e ordinando il risarcimento alla parte lesa. La sentenza ha ribadito l’importanza di proteggere le persone fragili, vittime di raggiri da parte di chi sfrutta la loro condizione per ottenere guadagni illeciti.

Gli avvocati delle parti sono in attesa della pubblicazione delle motivazioni della sentenza, che fornirà chiarimenti sui criteri utilizzati dai giudici per valutare la responsabilità degli imputati e stabilire la pena. Non si esclude la possibilità che la difesa decida di presentare ricorso in appello, ma al momento la giustizia ha fornito una prima risposta, riconoscendo il danno subito dal ragazzo e dalla madre.

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