Sconto di pena di due anni e otto mesi per Pietro Bottiglieri, l’autista della Sita che la mattina del 24 novembre del 2014 travolse e uccise nel Terminal Bus dell’Università degli Studi di Fisciano la studentessa 23enne originaria di Giffoni Valle Piana Francesca Bilotti.
Due anni di reclusione a fronte dei quattro e otto mesi del primo grado, con sentenza emessa nel 2015 dal giudice per le udienze preliminari presso il Tribunale di Nocera Inferiore, Giovanna Pacifico, che aveva processato il 64enne con il rito abbreviato.
Il sostituto procuratore generale Renato Martuscelli, nella sua requisitoria, aveva parlato di responsabilità anche alla vittima la quale – ad avviso della pubblica accusa in Appello – «aveva concorso nel tragico incidente in quanto Francesca Bilotti era stata investita in un’area riservata ai bus».
La tesi di Martuscelli è contestata nella sua arringa dall’avvocato che assiste la famiglia della vittima, Michele Tedesco. Alla fine il collegio giudicante della Corte d’Appello di Salerno (presieduto da Francesco Verdoliva) ha sensibilmente ridotto la condanna. Per lui anche la patente sospesa e la conferma del danno alla famiglia che si è costituita parte civile.
Ieri in Tribunale era presente la madre di Francesca Bilotti, Mariateresa, che ha fatto recapitare – tramite il difensore – una lettera di sfogo al giudici senza mai entrare in aula.
«Nella lettera che ho scritto al giudice racconto come si sente una mamma, cosa prova rispetto ad un atteggiamento di totale disinteresse – ha spiegato la signora – Non c’è mai stato nessun confronto con me o con mio marito. Mai uno sguardo di cedimento. Al contrario un comportamento freddo che non riesco a decifrare». Non chiama mai per nome l’autista imputato che al momento della tragedia era al volante. «In udienza, dalle ore 9 alle 16, non l’ho visto felice, ma neanche sconvolto. Invece noi non ci tranquillizzeremo mai, perché ci ha tolto tutto. Non solo ci è stata strappata nostra figlia, ma è stata tolta una sorella ad un fratello, una madre ad un figlio ed una moglie ad un marito. È cambiato tutto. Tutti gli equilibri sono crollati. Eravamo una famiglia felice, piena di amici e di progetti. Francesca era una figlia bellissima, solare, gioiosa. Non stringeva la mano, perché ti avvolgeva con un abbraccio. Ora è rimasta una casa vuota. L’errore umano è contemplato, ma una distrazione assoluta in un luogo dove ogni mattina circolano 3mila studenti no».
L’indagine della Procura nocerina (competente per territorio) si incentrò in particolare sulla perizia dell’ingegnere della Motorizzazione civile, che aveva ricostruito l’incidente con una persona della stessa corporatura di Francesca Bilotti, ripetendolo più volte e ottenendo sempre lo stesso esito.
L’autista della Sita, Bottiglieri – assistito dall’avvocato Felice Lentini – si è sempre difeso spiegando di non aver visto la ragazza dietro il bus che guidava. La tragedia avvenne nel piazzale del terminal bus del campus di Fisciano: Francesca Bilotti, studentessa giffonese iscritta al terzo anno della facoltà di Lingue e culture straniere, fu colpita dal pullman che stava effettuando una manovra e, cadendo a terra priva di sensi, fu travolta dalle ruote posteriori del mezzo che non le lasciò scampo.
Ieri la chiusura del processo di secondo grado a carico dell’autista, per il quale i giudici hanno scontato la pena per omicidio colposo confermando il resto della sentenza emessa dal tribunale nocerino.
Articolo tratto dal giornale La Città