Uova contaminate nel Cilento e Vallo di Diano: carico bloccato.
Era diretta nel Vallo di Diano una partita di uova contaminate al Fipronil proveniente, con ogni probabilità dall’allevamento di Sant’Anastasia, in provincia di Napoli. Sono ancora pochi ancora i particolari sulla vicenda.
La partita è stata bloccata dall’Asl servizio veterinario prima della messa in commercio e da quanto trapela alcun pericolo è stato mai vissuto dalla popolazione valdianese. Le uova, però, di cui non è ancora risaputa la quantità, erano già arrivate nel comprensorio valdianese. Sono in atto ancora dei controlli da parte delle autorità competenti e l’Asl è al lavoro per verificare il tutto e avviare eventuali procedimenti.
Lo scandalo partito dal Nord Europa, quindi, tocca anche la provincia di Salerno e il Vallo di Diano. Tra pasta artigianale e omelette surgelate qualche uovo al fipronil potrebbe già essere finito sulle tavole italiane. Ma i controlli per scoprire le uova contaminate prima che finiscano sui banchi della vendita procedono di gran lena e in questo senso rientra il contesto del Vallo di Diano (e forse anche di una partita nel Cilento).
Dai controlli in tutta Italia sono otto sinora i campioni risultati contaminati e 91mila i chili di uova sequestrati in via cautelare. Otto i responsabili che saranno denunciati alla magistratura. I controlli sono stati avviati dopo l’allarme e i sequestri in alcuni Paesi europei all’inizio di agosto. E ogni giorno i carabinieri del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità e le Asl si stanno imbattendo in qualche allevamento di galline ovaiole o centro di imballaggio, laboratorio o supermercato con uova che hanno tracce dell’insetticida. Controlli che riguardano anche prodotti semilavorati, provenienti dall’estero, destinati anche alla ristorazione etnica e carne di pollo. Sono otto i casi «positivi». Due di questi in Campania, negli allevamenti di Sant’Anastasia e Benevento.
Il fipronil è utilizzato nella pratica veterinaria come insetticida contro pulci, pidocchi, acari e zecche e parassiti in genere, ma ne è vietato l’uso negli animali destinati alla catena alimentare. Le aziende italiane produttrici di uova hanno alzato subito le barriere contro il pericolo contaminazione: «Abbiamo immediatamente attivato analisi volontarie di ricerca del principio attivo, per poter escludere dalla commercializzazione uova o ovoprodotti contaminati ed abbiamo predisposto un protocollo operativo dell’associazione per dare a tutti la stessa linea di comportamento», ha affermato Stefano Gagliardi, direttore generale di Assoavi, associazione che rappresenta i produttori.
Fonte: ilmattino