Vigilanza sugli studenti all’uscita di scuola: Saggese scrive al ministro Fedeli.
La senatrice del Pd Angelica Saggese presenta un’interrogazione al ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca per chiedere un intervento volto a superare «l’attuale incertezza normativa» riguardo alla vigilanza sugli studenti durante l’uscita dalla scuola.
Il fine è quello di «evitare la paradossale situazione» per cui le scuole sono chiamate a rispondere in sede civile e penale o «per fatti accaduti al di fuori degli edifici qualora gli studenti minori escano autonomamente» oppure «per il reato di sequestro di persona, nel momento in cui non permettano l’uscita autonoma dei minori al termine delle lezioni».
Nell’atto ispettivo, Saggese ripercorre sia la normativa relativa alla questione della vigilanza sugli studenti all’uscita dalla scuola, sia diverse sentenze della Cassazione. In particolare, la senatrice del Pd richiama la sentenza della Cassazione, III sezione Civile, dello scorso 19 settembre, la quale ribadito che la responsabilità dell’istituto scolastico non viene meno per il solo fatto che il minore si trovi al di fuori degli edifici dopo la conclusione delle attività didattiche, in quanto il personale scolastico ha l’obbligo di far salire e scendere gli alunni dai mezzi di trasporto davanti alla scuola, per cui l’obbligo di vigilanza si protrae se i mezzi di trasporto fanno ritardo.
Sentenza che implica vari obblighi, ripercorsi nell’atto ispettivo, che vanno a investire una serie di figure: il docente dell’ultima ora, il collaboratore scolastico, il dirigente e finanche vigili urbani e carabinieri.
Da qui le riflessioni di Saggese sul fatto che mettere in atto tutte le procedure «richiede, da parte dell’istituzione scolastica, un’elevata quantità di risorse, ove si pensi solo agli straordinari quotidiani del personale scolastico, a tutto il personale docente». Inoltre, la sentenza non tiene in considerazione «la volontà dei genitori nel far percorrere il tragitto casa-scuola in autonomia» che in molti casi va letto come «un desiderio di crescita e di responsabilizzazione dei figli».
La senatrice evidenzia anche che «nessuna norma precisa quando termina l’obbligo di vigilanza sugli alunni da parte dei docenti» e ricorda che «l’orientamento costante della giurisprudenza negli ultimi 20 anni esclude ogni azione diretta a richiedere ai genitori, o ad accettare da essi, l’autorizzazione (liberatoria) al rientro a casa degli alunni da soli o non accompagnati da soggetto maggiorenne».
Da qui la richiesta al ministro Valeria Fedeli per sapere se «non ritenga, nei limiti delle proprie attribuzioni, di dover intervenire per sollecitare un superamento dell’attuale incertezza normativa» per superare «la paradossale situazione nella quale alcuni istituti scolastici sono stati chiamati a rispondere per fatti accaduti al di fuori degli edifici scolastici a minori che erano usciti senza essere prelevati da familiari adulti, mentre in altri casi alcuni genitori hanno denunciato le scuole per il reato di sequestro di persona in quanto non avevano consentito l’uscita autonoma dei figli minori al termine delle lezioni».