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Violazione della privacy: assolti tre funzionari del Comune di Cava de’ Tirreni

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Tre funzionari del Comune di Cava de’ Tirreni sono stati assolti dall’accusa di violazione della privacy: per il giudice monocratico di Nocera Inferiore il fatto non è stato ritenuto sussistente. Lo riporta l’odierna edizione del Mattino.

Violazione della privacy: assolti tre funzionari comunali di Cava de’ Tirreni

Il fatto non è stato ritenuto sussistente. Questa è la conclusione di una sentenza emessa dal giudice monocratico di Nocera Inferiore nei confronti di due dirigenti del Comune di Cava de’ Tirreni, accusati insieme al segretario generale di trattamento illecito di dati, in base alle disposizioni del Codice sulla privacy. La Procura aveva avviato un procedimento legale, ma l’udienza preliminare si è conclusa con un proscioglimento. Al centro della questione c’era il contenuto di un verbale, che conteneva informazioni utilizzate in un procedimento disciplinare nei confronti di un dipendente. Gli imputati erano Francesco Sorrentino, dirigente del I settore, assistito dall’avvocato Giuseppe Della Monica; e Antonino Attanasio e Vincenzo Maiorino, rispettivamente dirigente del II settore e segretario generale del Comune, rappresentati dall’avvocato Maurizio Mastrogiovanni. I fatti risalgono al 7 luglio 2017. In sintesi, i tre individui erano accusati di aver fatto uso di informazioni riservate riguardanti una dipendente, in un procedimento disciplinare a suo carico, nel quale le venivano contestati vari addebiti. Un anno prima, la donna aveva tentato il suicidio, segnalando problemi di mobbing. Sebbene il procedimento fosse stato successivamente archiviato, la dipendente aveva citato l’ente dinanzi al Giudice del Lavoro, richiedendo un risarcimento per mobbing.

I fatti

Le informazioni riservate erano incluse nel verbale della Commissione medica di verifica di Napoli, a cui il Comune si era rivolto per accertare l’idoneità al servizio della dipendente, in seguito agli eventi verificatisi. L’obiettivo era quello di controbattere alle accuse mosse dalla stessa, la quale, nel suo ricorso, aveva descritto le presunte condotte di mobbing subite, menzionando anche un tentativo di suicidio. Quando la dipendente venne a sapere che tali dati erano stati utilizzati dal Comune, presentò una denuncia contro la commissione disciplinare composta dai tre accusati. Il giudice, nel prosciogliere i tre, sottolineò l’errore della Commissione di verifica nel divulgare integralmente il verbale contenente informazioni sensibili di natura sanitaria della donna, aggiungendo che l’ente non aveva violato il Codice della privacy. La commissione disciplinare si avvalse, infatti, di «un’unica informazione» priva di carattere sensibile, relativa a una dichiarazione fornita dalla stessa persona per giustificare il gesto, «già ampiamente noto». Il Tribunale ha concluso affermando che «l’informazione esaminata dall’ufficio disciplinare del Comune non rientrava nella categoria dei dati sensibili di tipo sanitario», ordinando quindi il non luogo a procedere nei confronti dei dirigenti e del segretario generale.

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