Cronaca

Saman Abbas, le parole del fratello: “Vi racconto tutta la verità”

Oggi, 14 aprile 2023, a Reggio Emilia durante il processo per l’omicidio di Saman Abbas sono state riportate le parole del fratello della giovane. Tra i testimoni è intervenuto luogotenente Antonio Matassa, comandante del Norm della compagnia dei carabinieri di Guastalla, che ha ricordato i primi atti di indagine sulla scomparsa della diciottenne pachistana da Novellara. E ha parlato, in particolare, del racconto del fratello minore della giovane vittima, 16 anni, considerato un testimone chiave dall’accusa.

Saman Abbas, il racconto del fratello

Il luogotenente Antonio Matassa ha riportato le parole del sedicenne, che si trova in una comunità protetta da quando è stato rintracciato vicino alla frontiera ligure. Il giovane venne sentito dai carabinieri il 15 maggio del 2021 e improvvisamente – spiega il luogotenente – ebbe come “un cedimento emozionale”. Dopo un’ora di audizione disse: “Adesso vi dico tutta la verità“. Da quel momento il ragazzo iniziò a parlare “in maniera libera”, senza neppure ricevere domande. “Sembrava che si stesse liberando“, ha raccontato il comandante del Norm della compagnia di Guastalla.

A un certo punto – ha riferito il luogotenente davanti alla Corte – quando parlava di lei (di Saman Abbas, ndr), si è come accasciato in basso, mettendosi le mani sugli occhi, aveva gli occhi lucidi e gonfi e ha risposto con la voce tremula“. Dopo l’audizione del ragazzo l’ipotesi investigativa diventò quella “dell’omicidio in ambito familiare”.

Erano stati gli stessi genitori e altri parenti di Saman ad ucciderla secondo l’accusa, dopo che la ragazza aveva detto no a un matrimonio combinato.

Le ricerche nel casolare

Matassa ha parlato anche del casolare dove è stato ritrovato, mesi dopo la scomparsa e grazie allo zio Danish imputato, il cadavere di Saman. “È il primo luogo dove andammo a vedere: per struttura e distanza” dalla casa familiare “era quello che meglio si prestava a nascondere un corpo”, ha spiegato in aula ricordando le prime fasi delle ricerche di Saman.

Ha detto che quel casolare, a circa 700 metri dalla casa dove viveva la famiglia, era un “un rudere, diroccato, con parti crollate, sottoposto a vincoli”. “Ci siamo andati con le unità cinofile”, ma i cani specializzati nelle ricerche non segnalarono nulla. Furono svuotati i canali di irrigazione, controllati i pozzi, le porcilaie, poi il raggio venne allargato alle serre.

Salta la videochiamata con il padre in Pakistan

Il padre di Saman Abbas, Shabbar, si trova detenuto in Pakistan. Le autorità pachistane non hanno predisposto il videocollegamento con l’Italia e per questo Shabbar Abbas non partecipa al processo. L’uomo aveva dato la disponibilità a essere sentito. I giudici hanno comunicato che riproveranno ad averlo in collegamento nelle prossime udienze.

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