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San Leucio: Ferdinandopoli e il sogno utopistico del re Borbone

Il Regno di Napoli fra utopia e realtà: la storia di Ferdinandopoli. È proprio il caso di dirlo. Napoli è unico posto al mondo dove il Socialismo ha avuto la possibilità di realizzarsi in modo concreto, nonostante la presenza di un monarca. Nel 1789 il re Ferdinando IV decise di allontanarsi dalla corte e di recarsi presso un paesino sito alle spalle della Reggia di Caserta, vicino alla chiesa di S. Leucio.

Ferdinandopoli: l’utopia socialista del re Borbone

Nel 1789 il re Ferdinando IV decise di allontanarsi dalla corte e di recarsi presso un paesino sito alle spalle della Reggia di Caserta, vicino alla chiesa di S. Leucio. In un primo momento, il re aveva semplicemente formato un piccolo casino di caccia, portando con sé alcuni coloni. Questi ultimi, con le loro famiglie, crebbero in numero e formarono una vera e propria comunità.

Ferdinando IV, affascinato dagli ideali anarco – comunisti che in quel periodo circolavano copiosi, decise di fondare una vera e propria colonia modello. Gli concesse una certa autonomia economica, creando una seteria e una fabbrica di tessuti. La comunità era regolata da un codice scritto di suo pugno, pieno di straordinarie intuizioni liberali. Essendo a tutto tondo una sua creatura le diede il nome di Ferdinandopoli.

Ferdinandopoli: un’impresa senza precedenti

L’impresa di Ferdinandopoli non aveva scopo di lucro, ma doveva garantire la sopravvivenza di color che ne facevano parte. Un’industria di Stato al sevizio della collettività.

I pilastri della Costituzione di San Leucio Ferdinandopoli erano tre:

Il lusso era vietato. Gli abitanti dovevano ispirarsi all’assoluta eguaglianza, senza distinzioni di condizioni e di grado, e vestirsi tutti allo stesso modo. La scuola era obbligatoria, a partire dai sei anni di età e i ragazzi erano poi messi ad apprendere un mestiere secondo le loro attitudini e i loro desideri.

Le innovazioni della comunità di San Leucio – Ferdinandopoli

La vaccinazione contro il vaiolo era obbligatoria secondo le leggi della comunità. I giovani potevano sposarsi per libera scelta, senza dover chiedere il permesso ai genitori. Le donne non erano tenute a portare la dote, era lo Stato a provvedere per loro, e s’impegnava a fornire alle coppie una casa arredata e tutto ciò che poteva servire agli sposi.

Tra le altre novità ci era l’abolizione dei testamenti, ciò significava che i figli ereditavano dai genitori, i genitori dai figli, quindi i collaterali di primo grado e basta. Alle vedove andava l’usufrutto. Se non c’erano eredi, andava tutto al Monte degli Orfani.

Nella successione maschi e femmine avevano pari diritti. I funerali si celebravano senza distinzioni di classe ed erano molto sbrigativi. Ferdinando abolì anche il lutto, poiché lo trovava sinistro. In segno di lutto si poteva portare al massimo una fascia nera al braccio.

I capifamiglia eleggevano gli anziani, i magistrati, che restavano in carica un anno, e i giudici civili. Ogni dipendente delle manifatture della seta, era tenuto a versare una parte dei guadagni alla Cassa della Carità, istituita per gli invalidi, i vecchi e i malati.

Il Governo della comunità San Leucio – Ferdinandopoli

Il governo era affidato a cinque Seniori del popolo, eletti ogni anno, nel giorno di S. Leucio, fra gli anziani. I loro compiti erano quelli di decidere delle controversie, vigilare sui prezzi e le qualità, sull’organizzazione della Comunità, sul lavoro, sulle proprietà e le abitazioni, sull’igiene e la salute, ecc.

A carico della Comunità erano i medici, i medicamenti, le biancherie e tutto ciò che era indispensabile per il mantenimento di ogni singolo individuo. Gli invalidi, che non potevano lavorare fino alla guarigione, erano mantenuti dalla Comunità.

Gli orfani erano mantenuti ed educare  fino alla maggiore età dalla Cassa del Monte degli orfani. Tramite l’uso di cellule autonome all’interno della fabbrica, si anticipò quel che fu uno dei principali obiettivi dell’attività comunista e in particolar modo Gramsciana, ossia il lavoro autogestito.

La comunità di San Leucio – Ferdinandopoli riuscì a sopravvivere perfettamente, e crollò solo dinnanzi alle Invasioni Barbariche. La parola fine fu posta nel 1861, a seguito della invasione sabauda, il Regno fu annesso al Piemonte: il setificio fu dato ai privati, e lo statuto divenne carta straccia.

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