Il Tar del Lazio sospende la riforma della sanità pubblica ovvero il decreto sulle tariffe che sarebbe dovuto entrare in vigore a partire da oggi, lunedì 30 dicembre, e che prevedeva tagli ai rimborsi per esami e visite mediche. Il Tar ha accolto i ricorsi della sanità privata, fermando così le nuove tariffe per esami e visite ambulatoriali, oltre all’aggiornamento dei servizi sanitari a carico del sistema sanitario nazionale. Si è generato un clima di confusione.
Decreto sulle tariffe, il Tar del Lazio sospende la riforma
Il Tar del Lazio ha deciso di sospendere il decreto del ministero della Salute riguardante le nuove tariffe per esami e visite ambulatoriali. È stata rinviata anche l’implementazione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea), attesi dal 2017.
Il rischio, almeno per il prossimo gennaio, è quello di un vero e proprio caos. Le Regioni avevano appena aggiornato i nomenclatori con i nuovi codici delle prestazioni, ma ora, come stabilito dal Tar, il Ministero dovrà attuare la sospensiva, il che implica un ritorno ai vecchi codici in attesa di una nuova decisione. È molto improbabile che in pochi giorni tutte le Regioni riescano a ripristinare i sistemi con le tariffe precedenti.
Caos nella sanità dopo la sospensione del decreto sulle tariffe
Il decreto contenente il nuovo nomenclatore e l’aggiornamento dei servizi sanitari a carico del servizio sanitario era stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il 26 novembre scorso e doveva entrare in vigore oggi. Tuttavia, il Tar del Lazio ha accolto l’istanza cautelare presentata dalle principali associazioni di categoria del settore dei laboratori e delle cliniche private accreditate. La discussione collegiale è prevista per il 28 gennaio.
Il Tar ha sospeso il nuovo tariffario per le cure garantite dal Servizio Sanitario Nazionale (Ssn). I ricorrenti sostengono che l’adozione del decreto sia stata inadeguata, poiché il nuovo tariffario è stato introdotto dopo oltre 20 anni dai precedenti nomenclatori, evidenziando così l’assenza di urgenza.
La sospensione non si applica alle tariffe per le protesi. Tuttavia, rimangono ferme le erogazioni uniformi su tutto il territorio per le prestazioni di procreazione medicalmente assistita, per la diagnosi e il monitoraggio della celiachia e di alcune malattie rare, oltre a specifiche forme di radioterapia.
Le visite che avrebbero dovuto avere un costo ridotto
Il decreto prevedeva l’aggiornamento di 1.113 tariffe relative alle prestazioni di specialistica ambulatoriale, su un totale di 3.171 presenti nel nomenclatore, corrispondente al 35% del totale. Queste tariffe riguardano i costi delle prestazioni medico-sanitarie fornite da operatori pubblici e dal “privato accreditato”, finanziate attraverso le risorse del Fondo Sanitario Nazionale.
Rispetto alle tariffe attuali (2012), l’aumento delle risorse stanziate dal Governo ammonta a 550 milioni di euro. Secondo l’esecutivo, questo si tradurrà in rimborsi più adeguati per tutti gli operatori, sia pubblici che privati, ma molte associazioni di settore hanno sollevato dubbi.
Come evidenziato dai ricorrenti, tra cui Federanisap, Aiop e Uap, rappresentati dagli avvocati di Forum Team – Legal Healthcare, il Giudice del Tar Lazio, Giulia Lattanzi, ha sospeso l’efficacia del Decreto, riconoscendo la validità del ricorso che metteva in luce la mancanza di un’adeguata istruttoria, l’assenza di considerazione dell’andamento aggiornato dei costi produttivi e le problematiche giuridiche e metodologiche del Decreto contestato. “Siamo convinti – affermano gli avvocati Giuseppe Barone e Antonella Blasi – che il Decreto violi i principi costituzionali di efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione.”
Le tariffe non considerano l’aumento dei costi e le difficoltà operative derivanti dalla pandemia e dalla crisi economica. Inoltre, l’istruttoria che ha portato all’approvazione delle tariffe è stata giudicata incompleta e carente. Non è stata fornita una rappresentazione adeguata dei costi effettivi e delle necessità delle strutture sanitarie accreditate. I ricorrenti sostengono anche che il decreto sia “illegittimo per violazioni di norme costituzionali”.
“Il governo ha infranto la costituzione.”
“Gli atti della Commissione Permanente, compresa la proposta tariffaria, presentano vizi di nullità derivata – dichiarano gli avvocati Alberto Polini e Alessandro Diotallevi. La Commissione ha agito oltre i termini stabiliti dalla legge, senza una valida base normativa. Le tariffe approvate comportano una riduzione media del 22-27% rispetto ai valori precedenti, mettendo a rischio la sostenibilità operativa delle strutture accreditate. Questo effetto è particolarmente grave per le strutture private, che potrebbero essere costrette a interrompere i servizi, e per i cittadini, che si troveranno a dover sostenere di tasca propria il costo di alcune prestazioni, generando evidenti disparità di trattamento.”
Il Team, su incarico delle Associazioni di categoria e in collaborazione con esse, “si riserva di elaborare, entro la data dell’udienza già stabilita, una proposta che rispetti la Costituzione, ponendo al primo posto la tutela del diritto alla salute”.
Dal decreto, tagli ai rimborsi fino al 70%
Secondo l’Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti e Ospedalità privata accreditata, rappresentata dalla Presidente Mariastella Giorlandino, insieme all’Anisap e all’Aiop, il nuovo nomenclatore tariffario avrebbe arrecato gravi danni agli ospedali pubblici in piano di rientro, essendo stato introdotto e applicato in tempi molto rapidi. Inoltre, questo nuovo listino avrebbe compromesso seriamente la gestione del paziente e la qualità degli esami clinici, aggravando ulteriormente le liste d’attesa. “Il provvedimento prevede tagli ai rimborsi fino al 70%, sia per gli ospedali pubblici che per i centri privati accreditati (il tariffario è identico per entrambe le categorie), causando pesanti perdite per le strutture sanitarie italiane, in particolare nel centro-sud”.