Sanremo 2020: ecco i titoli delle 24 canzoni in gara al festival. Oltre ai brani, ci sono anche alcuni versi e particolai sugli autori.
Ecco le canzoni di Sanremo 2020
C’è il rap rabbioso ma anche l’elettropop ‘vintage’ col testo impegnato, l’urban ma anche il cantautorato, il reggaeton ma anche il liric pop, il rock ma anche la canzone con la c maiuscola. E soprattutto c’è tanta famiglia nei testi (la canzone per la mamma di Giordana Angi, quella per la figlia di Paolo Jannacci, quella per il nipote del nonno rock Pelù), accanto alle incursioni nell’attualità di Junior Cally, Bugo e Morgan, Pinguini Tattici Nucleari e di una grintosa Rita Pavone.
Al primo ascolto, i 24 brani scelti da Amadeus e della sua commissione per contendersi la vittoria di Sanremo 2020 mantengono la promessa di “attualità” fatta dal conduttore e direttore artistico e proseguono nel lavoro di ‘svecchiamento’ della kermesse tentato negli ultimi anni già da Carlo Conti e Claudio Baglioni. E anzi la sensazione è che Amadeus abbia alzato il ritmo, scegliendo un numero consistente di brani decisamente movimentati.
“Questa è la mia playlist”, dice, dopo aver scelto come tutti i suoi predecessori l’ordine d’ascolto dei 24 brani. “Pezzi che sono motivo di orgoglio e soddisfazione”, assicura. “Il criterio con cui le ho scelte è dato dalle mie emozioni e inevitabilmente dalla mia esperienza radiofonica. Per me la cosa più bella per una canzone di Sanremo è che possa essere ascoltata in radio, canticchiata e possa diventare un successo pop. Perché il pop è vincente ed è il mio modo di fare anche la tv”, rivendica. Poi avverte che non resterà seduto perché le canzoni deve sentirle in piedi. E così fa, muovendosi al ritmo di un Sanremo molto più rock del solito.
Nella sala dell’Alta Definizione della sede Rai di Corso Sempione, parte Achille Lauro con la sua ‘Me ne frego‘, un pezzo molto veloce, tra rock e dance, in cui l’artista romano (che l’anno scorso spiazzò l’Ariston con ‘Rolls Royce’) canta: “St’amore è panna montata al veleno”, con una semicitazione di Gianna Nannini. E dichiara: “Ne voglio ancora”.
In una playlist che vive di contrasti forti, segue Alberto Urso. Il tenore che ha vinto l’ultima edizione del talent ‘Amici’ canta ‘Il sole a est’, un pezzo liric-pop sentimentale (“per te ho nel cuore il sole a est/e nel mondo ovunque vada/mi ricorderà la strada/che porta fino a te”). Poi ci sono Bugo e Morgan con ‘Sincero’, un elettropop fuori dagli schemi che ricorda Battiato ed ha un testo interessante e attuale (“odia qualcuno per stare un po’ meglio/odia qualcuno che sembra stia meglio/e un figlio di puttana chiamalo fratello…”). “Sono sincero, me lo hai chiesto tu ma non ti piace più…”, è la conclusione.
Anastasio, che aveva esordito all’Ariston da ospite l’anno scorso dopo la vittoria ad ‘X Factor’, canta una convincente ‘Rosso di rabbia’, dove l’intro più rap lascia spazio al rock mentre il testo mantiene la promessa del titolo (“E voi volete sapere dei miei fantasmi? C’ho 21 anni posso ancora permettermi di incazzarmi”). Diodato con il suo ‘Fai rumore’ propone un bel rock melodico al servizio del sentimento (“Ma fai rumore sì/che non lo posso sopportare/questo silenzio innaturale/tra me e te”).
Si fa notare Elodie con ‘Andromeda’, una ballata urban con testo di Mahmood (di cui si riconoscono subito le cesure sghembe, “Dici sono una grande/stronza che non ci sa fare”). Non osa molto Enrico Nigiotti, che si presenta al festival con una ballad romantica, ‘Baciamo adesso’: “Sei l’unica stanza che mi salva dal disordine”, canta l’artista toscano, per concludere “baciami baciami baciami adesso, che poi fa buio presto”.
Si prepara ad una alta rotazione radiofonica Elettra Lamborghini con la sua ‘Musica (e il resto scompare)’, un raggaeton in cui si lamenta di essersi “innamorata di un atro cabron” (“esta es la historia de un amor”): “Tutto quello che resta quando penso a te, è musica e il resto scompare”.
Diverte la filastrocca e i giochi di parole di Francesco Gabbani in ‘Viceversa’ (testo scritto con Pacifico), che punteggia di ironia (“protagonisti e numeri uno/invidiabili da tutti e indispensabili a nessuno”) la sua storia d’amore: “Se dovessimo spiegare in pochissime parole… basterebbe solamente dire senza starci troppo a ragionare che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa”).
Punta sulle emozioni Giordana Angi, finalista dell’ultima edizione di ‘Amici’, con ‘Come mia madre’, una ballata d’amore totale e incondizionato per la sua mamma. “Sono pronto a rischiare un po’ di più”, canta Michele Zarrillo in ‘Nell’estasi e nel fango’, una ballata a ritmo sostenuto con accenni rock, piuttosto diversa dalle sue precedenti produzioni sanremesi.
Al grido di ‘No grazie’, Junior Cally relega il rap ad alcuni inserti-invettiva in cui se la prende anche esplicitamente con Salvini e Renzi (“spero si capisca/che odio il razzista/che pensa al Paese/ma è meglio il mojito/e pure il liberista di centrosinistra/che perde partite/e rifonda il partito”) per esplodere in un pop-rock antipopulista (“dovrei puntare il dito contro/e fare il populista/non fare niente tutto il giorno/e proclamarmi artista”). Brano potenzialmente foriero di polemiche, che però Amadeus stronca sul nascere: “Se uno pensa di fare una selezione dei brani cercando di scansare per forza tutte le polemiche fa una cosa sbagliata. Il pezzo di Junior Cally mi è piaciuto dal primo momento e come dice Achille Lauro ‘Me ne frego’!”
Tornano gli affetti familiari con il cantautorato di Paolo Jannacci in ‘Voglio parlarti adesso’, una ninna-nanna dedicata alla figlia (“Non sarò mai pronto a dirti sì ma tuo padre sarà sempre qui”). Mentre il rock di Vasco Rossi (che ha scritto il pezzo) arriva forte con la voce di Irene Grandi in ‘Finalmente io’ (“da sempre arrabbiata da sempre sbagliata e ancora così”).
Sembra risentire delle complicazioni sentimentali del frontman Francesco Sarcina il brano de Le Vibrazioni ‘Dov’è’, una ballad che si chiede “dov’è la gioia, dovè?” e dichiara: “Ho una clessidra ferma al posto del cuore”.
Non delude Rancore che dopo la partecipazione in coppia con Daniele Silvestri, torna in gara all’Ariston con ‘Eden’, spaccato d’attualità intorno alla mela (dalla Grande Mela dell’11 settembre, alla mela di Newton a quella di adamo ed Eva), su una musica in cui si sente chiara l’impronta di Dardust, tra piano ed elettronica.
Piero Pelù porta a Sanremo un rock nelle sue corde dedicato al figlio della figlia e intitolato ‘Gigante’, dove si rivolge al nipotino come ad un “piccolo Buddha”: “Tu sei il mio Gesù, la luce sul nulla”.
Si muovono tra indie rock, dance e ironia i Pinguini Tattici Nucleari con ‘Ringo Starr’ (“In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr”): “Gli amici orai si sposano alla mia età ed io mi incazzo/se non indovino all’Eredità”, cantano i Pinguini. E Amadeus scherza: “Meno male che non lo conduco più io, sennò sai le polemiche”.
Levante è Levante e il suo ‘Tikibombom’ è un mixtempo d’autore: “Ciao tu, animale stanco/sei rimasto da solo/non segui il branco/balli il tango mentre/ tutto il mondo/ muove il fianco sopra/ un tempo che fa/ tikibombombom”.
Marco Masini si guarda allo specchio nell’autobiografica ‘In confronto’. “E sei stato importante e, in un lampo, nessuno”. “Un po’ ti odio e poi ti amo”, canta Masini. Per concludere: “Sai che adesso mi è chiaro, mi son dato il permesso di parlarti davvero e accettare me stesso”.
Biografica anche la canzone di Rita Pavone, ‘Niente (resilienza 74)’, scritta dal figlio Giorgio Merk, che si muove energica tra elettropop e ballata rock. E dichiara fin dall’incipit: “Niente, qui non succede niente/E intanto il tempo passa e se ne va/Meglio cadere sopra un’isola o un reality che qualche stronzo voterà”.
Riki con ‘Lo sappiamo entrambi’ porta all’Ariston una ballata dell’amore agli sgoccioli (“Però qualcosa non torna/tralasciando i ricordi che ho di te”).
‘Ho amato tutto’ di Tosca, è l’unica vera canzone in gara (e tra i pochi brani ‘cantati’, insieme a quelli di Elodie e di Irene Grandi). Infine Raphael Gualazzi si cimenta in ‘Carioca’ in un brano dal sapore latino come tradisce il titolo. Insomma, Sanremo si presenta al tagliando dei 70 anni con la revisione in ordine e i canoni aggiornati.
Come sottolinea a fine ascolti il neodirettore di Rai 1, Stefano Coletta, vero “cultore di Sanremo”. “Sono molto sorpreso del livello complessivo. Ho già in mente una mia graduatoria – sorride – ho trovato davvero poco prevedibile la corrispondenza tra artisti e canzoni. Sono molto contento di questo primo ascolto. Complessivamente mi pare che si prosegua negli indirizzi di rinnovamento che Sanremo si è dato negli ultimi anni, ma sono felice che ci siano anche due-tre pezzi più sanremesi uno dei quali è già nel mio cuore”. E in molti sono pronti a scommettere che il brano del cuore di Coletta sia quello di Tosca. “Non chiedetemelo. Non posso dire niente”, replica lui.