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Sanremo 2022, Cesare Cremonini ha sofferto di schizofrenia, ecco come è guarito

In pochi sanno che il cantante un anno fa aveva rilasciato un'intervista per Il Corriere della Sera, parlando della sua malattia

In pochi sanno che il cantante Cesare Cremonini, ospite nella terza serata del Festival di Sanremo 2022,  un anno fa aveva rilasciato un’intervista per Il Corriere della Sera, parlando della sua malattia, la schizofrenia: ecco come è guarito l’artista.

Sanremo 2022: Cesare Cremonini e la schizofrenia, come è guarito

Cremonini ha raccontato il momento della diagnosi, quando si ritrovò da uno psichiatra quasi per caso: “C’è una canzone, Nessun vuol essere Robin, per la quale ho rischiato la vita. Come mi disse lo psichiatra: una pallottola mi ha sfiorato. Perché andai dallo psichiatra? Per accompagnare un’altra persona. Poi gli raccontai di me, di quel che provavo. I sintomi crescenti”.

Poi ha svelato i sintomi della schizofrenia: “La sensazione fisica di avere dentro di me una figura a me estranea. Quasi ogni giorno, sempre più spesso, sentivo un mostro premere contro il petto, salire alla gola. Mi pareva quasi di vederlo. E lo psichiatra me lo fece vedere. L’immagine si trova anche su Internet. “È questo?”, chiese. Era quello. Braccia corte e appuntite, gambe ruvide e pelose. La diagnosi era: schizofrenia. Percepita dalla vittima come un’allucinazione che viene dall’interno. Un essere deforme che si aggira nel subconscio come se fosse casa sua. Venivo da due anni di ossessione feroce per la musica. Sempre chiuso in studio, anche la domenica. Smisi di tagliarmi la barba e i capelli”.

Cremonini ha poi spiegato come è riuscito a venirne fuori e a guarire: “Lo psichiatra mi chiese cosa mi faceva sentire meglio. Risposi: camminare. Non lavorare; il lavoro era la causa. La cura era camminare. Se ho preso farmaci? Cose leggere, di cui non parlo per rispetto a chi ha dovuto fare cure farmacologiche pesanti. Ho camminato per centinaia di chilometri. Ho scoperto i sentieri di collina. E mi sono ribellato all’eccesso di attenzione per tutto quel che proviamo, all’idea impossibile di poter esprimere ogni cosa, di comunicare questa slavina di emozioni da cui siamo colpiti”.  Adesso riesce a tenere a bada quel mostro: “Quando sento il mostro borbottare, mi rimetto in cammino. Su una collina, in montagna. Sono tornato dallo psichiatra alla fine del primo tour negli stadi. Mi ha chiesto se vedevo ancora i mostri. Gli ho risposto di no, ma che ogni tanto li sento chiacchierare. E lui: “Let them talk””.

 

 

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