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Sanremo 2024: il giudizio dopo il primo ascolto delle canzoni

Arriva in anteprima il giudizio delle canzoni in gara al Festival di Sanremo 2024 dopo un primo ascolto. Dai Negramaro a Geolier, passando per Annalisa, Kolors, Amoroso, Emma, Ghali, Mannoia e Bertè, ecco le prime impressioni.

Sanremo 2024: il giudizio dopo il primo ascolto delle canzoni

La stampa ha finalmente ascoltato in anteprima i brani dei 30 Big in gara al Festival di Sanremo 2024 che comincerà il 6 febbraio e terminerà il 10 dello stesso mese. Tuttavia Amadeus quest’anno ha voluto esagerare aumentando così le canzoni rispetto all’anno scorso. Tanti sono gli artisti attesi. Dai Negramaro a Emma, Alessandra Amoroso, Annalisa, ma anche Kolors, Loredana Bertè e Fiorella Mannoia, passando per Diodato, Angelina Mango, Mahmood, Ghali, Irama e Geolier. Non mancano però i temi amorosi. Testi infatti che vanno dall”innamoramento, alla storia nella maturità fino alle scuse per un tradimento. Poi ci sono i pezzi autobiografici come quelli di Bertè e La Sad. C’è chi parla di violenza subito come Big Mama, ma anche Mahmood. Mentre a inserire un po’ di temi politici ci sono Ghali e Dargen D’Amico.

Clara – Diamanti Grezzi e Diodato – Ti muovi

Clara esordisce sul palco dell’Ariston con la casa dritta e un mood che ultimamente a Sanremo ha pagato: “Cosa siamo noi? Solo diamanti grezzi che cadono in mille pezzi“. È come se avesse studiato bene l’algoritmo.

Diodato, invece, attacca subito con la voce, non lascia spazio a un intro musicale. L’ex vincitore del Festival sceglie di tornare con un’altra ballad d’amore. Parla di un amore finito che ha ancora strascichi: “Anche se sai che è inutile tu ancora ti muovi” che prende aria nel ritornello. Ma con un incedere che piacerà ai suoi fan storici e la solita eleganza: “Davvero è questo quel che vuoi, un sorso di veleno, un altro gioco di parole, un’altra dose di dolore“.

Mahmood – Tuta gold e Sangiovanni – Finiscimi

Mahmood ha un’identità ben precisa, sfrutta tutte le tronche possibili, quindi i versi chiudono spesso con night, fake e rave, jeans, jeep, gold. Il Mahmood-urban serve, quindi, per raccontare un po’ le sue origini. Fatta di fra e di un padre che gli richiede di cambiare nome e un’infanzia di offese: “Quando fuori dalle medie le ho prese e ho pianto”.

Sangiovanni arriva con una lettera ballad per un’ex, probabilmente Giulia Stabile. La canzone interesserà sicuramente molto i suoi fan, essendo una dichiarazione di scuse: “Delle volte ho fatto un po’ il coglione (…). Fammi sentire quanto sono pessimo, quanto ti ho mancato di rispetto non dicendoti la verità“. Sangiovanni si allontana molto da Farfalle, niente pezzo catchy, questa volta si punta all’emozione.

Sanremo 2024, il giudizio dopo il primo ascolto delle canzoni: Loredana Bert̬ РPazza e BNKR44 РGoverno punk

Loredana Bertè comincia rock, con la chitarra in primo piano e un testo bertiano. La cantante parla di sé, gioca con gli stereotipi su di lei, sulla sua pazzia. “Adesso vado dritta a ogni bivio, va bene sono pazza che c’è… Prima ti dicono sei pazza e poi, poi, ti fanno santa“. Brano a rischio standing ovation all’Ariston, nonostante l’incedere rockettaro. Una standing ovation che per prima è arrivata dalla sala d’ascolto romana.

BNKR44 al Festival portano un punk rock con numi tutelari come i Sex Pistols, Blur e Queen. Ma non si è capito quale sarebbe il Governo punk, o cosa intendono, vediamo come lo spiegheranno: “Parliamo d’amore in mezzo alla rivoluzione“.

Alessandra Amoroso – Fino a qui e Fred De Palma – Il cielo non ci vuole

Alessandra Amoroso porta una ballad che cita L’odio e la Sally di Vasco che non ha più voglia di fare la guerra. Raccontando evidentemente il malessere di questi mesi: “Non sanno che sto male e forse nemmeno gli importa“.

Attacco di synth per un pezzo che non ti aspetti da Fred De Palma, che in Italia è conosciuto soprattutto per i suoni latini. Sembra che anche lui ha studiato la lezione degli anni scorsi, l’algoritmo di borisiana memoria e in particolare Cenere di Lazza.

Fiorella Mannoia – Mariposa e The Kolors – Un ragazzo una ragazza

Fiorella Mannoia ci regala un bel brano con sfumature latine e sudamericane. Racconta le donne, tante sfumature di donne, cogliendo anche l’occasione per una citazione del progetto benefico. “Sono stata tua e di nessuno e di nessun altro, con le scarpe e a piedi nudi, nel deserto e anche nel fango, una nessuna centomila“.

I Kolors tornano a Sanremo con alle spalle un vero tormentone come Italodisco. Sul palco dell’Ariston ci vanno con un altro pezzo funkettone. La firma è sempre quella di Stash e Davide Petrella: “L’amore non si può cantare in una strofa da otto. Serve un’idea più del pane“.

Sanremo 2024, il giudizio dopo il primo ascolto delle canzoni: Emma – Apnea e Santi Francesi – L’Amore in bocca

Emma, invece, si è ispirata alle cantanti italiane degli anni 80, alle voci femminili tipo Viola Valentino. Porta un brano che sembra vintage ma con l’elettronica a vestire un testo che racconta “un’emozione talmente forte da togliere il fiato“.

I Santi Francesi portano una ballad con la cassa in quattro che prende ritmo nel ritornello. Di certo è un buon esordio per la band, ma il testo lascia un po’ l’amaro in bocca. “Mi hai lasciato con l’amore in bocca senza farlo apposta, sono le ultime gocce di pioggia, scivoliamo sopra i tetti, prima di cadere a pezzi“.

Rose Villain – Click boom e Negramaro – Ricominciamo tutto

Rose Villain dice che questo potrebbe essere il trampolino giusto. Infatti lo usa puntando forte sulla propria voce e soprattutto su una serie di hook quando il brano si immerge nell’urban. In particolare nel ritornello: “Per me l’amore è come un proiettile, ricordo ancora il suono click boom boom boom, senti il mio cuore che fa boom boom boom“.

Per la loro prima volta in gara ci sono i Negramaro. La band sceglie una canzone d’amore, ma un amore maturo, con degli anni alle spalle, in cui c’è la voglia di riscoprirsi e ritrovarsi. Sangiorgi dosa bene la voce con un brano che sale man mano fino all’esplosione di questa ballad rock che parte col piano. Continua con l’orchestra e gli archi di Davide Rossi, con tappeto di synth che ormai è marchio di fabbrica della band. Una citazione battistiana: “Discese e risalite” e “senza bionde trecce“. E infine il campionamento di un countdown stile Nasa.

Big Mama – La rabbia non ti basta e Renga e Nek – Pazzo di te

Big Mama porta a Sanremo un pezzo che unisce la sua attitudine rap a quella dance. Il pezzo è una dedica alla Marianna piccola che si universalizza, il quattro quarti del rap confluisce sul dancefloor: “Se vuoi ballare balla, non ti fare scomparire. È facile distruggere i più fragili, colpire e affondare chi è solo“.

Diego Mancino firma con Renga un pezzo che a volte sembra lasciarsi andare a un’attitudine indie. Senza però lasciarsi andare del tutto. Renga e Nek si tengono nella loro comfort zone, anche musicalmente con archi un po’ Sanremo di qualche anno fa.

Ghali – Casa Mia e Irama – Tu no

Ghali scrive un pezzo uptempo, cercando una sponda radiofonica che possa permettergli di rifare il botto. È un Ghali che si è cercato a lungo, ritrovandosi, a un certo punto. E lo fa gridando a ogni piè sospinto che l’unico modo è ritrovando le proprie radici, come sottolinea in un testo che mescola le sue case. “Casa mia, casa tua, che differenza c’è? Non c’è (…) Dal cielo è uguale“. E poi c’è un po’ di politica come quando canta: “Ma come fate a dire che qui tutto è normale, per tracciare un confine, con linee immaginarie, bombardate un ospedale“.

Irama al Festival torna con una ballad che segue un po’ la scia e il successo di Ovunque Sarai. Si parte col piano, con l’arrivo dell’orchestra che cerca di creare un picco emotivo. L’unico problema è nell’interpretazione.

Angelina Mango – La noia e Geolier – I p’ me, tu p’ te

Angelina Mango arriva al Festival con una canzone co-scritta assieme a Madame e con Dardust che le accompagna nella produzione. Tuttavia c’è da dire che ha scritto uno dei pezzi più interessanti di questa edizione con questa cumbia rivisitata che sorprende. Perché tenta una strada diversa e lo fa con un bel carattere.

Geolier sul palco dell’Ariston mette da parte il suo flow senza pause, ma gioca con le sue sfumature più dance-pop. Raccontando l’amore come ha fatto in questi anni: “Nun l’essa pensato maje ca l’inizio dda storia ppe nuje era ‘a fine dda storia pe nuje“. Al Festival, quindi, porta un testo solo in napoletano, potrebbe essere una delle sorprese di questa edizione.

Sanremo 2024, il giudizio dopo il primo ascolto delle canzoni: Maninni – Spettacolare e La Sad – Autodistruttivo

Maninni se la gioca con una ballad cantautorale, che non è brutta ma neanche ti fa saltare dalla sedia.

I La Sad portano se stessi sul palco, con Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari. Perdono un po’ di spinta punk-rock e soprattutto scelgono di non portare provocazioni. Ma un testo un po’ pessimista: “E sono sempre stato quello solo perché non sono stato come loro“.

Gazzelle – Tutto qui e Annalisa – Sinceramente

Un altro molto atteso è Gazzelle, che porta la sua poetica indie pop sul palco. Non si può dire che non abbia tentato di portare una canzone gazzelliana, forse non la migliore per arrivare a chi non lo conosce.

Annalisa anche questa volta sceglie una canzone uptempo che ha una serie di hook musicali e testuali che si inchiodano al primo ascolto. “E mi piace quando quando quando quando piango, e anche se poi cadesse il mondo non mi sogno di morire di sete“.

Sanremo 2024, il giudizio dopo il primo ascolto delle canzoni: Alfa – Vai e Il Volo – Capolavoro

Alfa si gioca bene la sua carta. La canzone ci sta, c’è un richiama al fischio di Lost on you di LP e quel “uh uh. Poi a un certo punto prende una deriva quasi rap.

Questa volta Il Volo tenta una strada più pop e meno lirica. Non si capisce, però, dove vogliano andare a parare per adesso con un brano che passa senza lasciare grandi sobbalzi.

Dargen D’Amico – Onda alta e Il Tre – Fragili

Dargen D’Amico porta un pezzo importante in questo contesto. “Sta arrivando, sta arrivando l’onda alta, stiamo fermi e non si parla e non si salta, senti il brivido ti ho deluso lo so, siamo più dei salvagenti sulla barca”. Ma anche “Come faccio a volere una vita in incognito se parlo solo di me, se basta un titolo  a afre odiare un intero popolo“.

Esordio del Tre a Sanremo con un brano pop rap che rispecchia un po’ l’anima del cantante. Anche se come in altri pezzi c’è un grosso problema di testo e narrazione.

Mr. Rain – Due altalene e Ricchi e Poveri – Ma non tutta la vita

Mr.Rain tenta una strada diversa, giocando con l’autotune e con l’emo-rap che gli ha regalato enormi soddisfazioni. Sembra abbia una marcia in meno rispetto all’anno scorso.

Autocitazione alla prima parola “Che confusione il sabato” e poi per i Ricchi e Poveri un pezzo elettropop. La cosa che sbalordisce, però, è che alla fine ci pensi, ricordi il resto delle canzoni e dici: “Ma sì, perché no?“.

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