Dopo le dichiarazioni di Ghali durante il Festival di Sanremo 2024, è intervenuto Alessandro Morelli, senatore della Lega, che chiede l’introduzione della Daspo per chi non canta e fa politica sul palco dell’Ariston.
Sanremo 2024, il sottosegretario Morelli: “Daspo per chi non canta e fa politica”
Alessandro Morelli, senatore della Lega e Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, in un’intervista a Libero si è schierato in maniera decisa dopo le esternazioni di alcuni cantanti a Sanremo 2024 che hanno diviso l’opinione pubblica.
Secondo il politico: “Quello è il Festival della canzone italiana ed è vergognoso che venga utilizzato e sfruttato da chi dovrebbe solo cantare e invece fa altro: fa della propaganda politica. Gli artisti dovrebbero salire sul palco, fare la loro bella esibizione e andarsene“.
A Sanremo Morelli ha apprezzato molto Loredana Berté, rivelando: “Sono un rocchettaro alla vecchia maniera e quindi preferisco quel genere. Poi anche il testo è un veramente illuminato, parla delle donne in modo intelligente e non ideologico“. E spiega la sua opinione su uno degli argomenti dibattuti durante l’ultimo Festival: “Faccio notare che oggi non parliamo delle canzoni ma delle posizioni politiche estremiste di alcuni cantanti, quelli che hanno scambiato il palco dell’Ariston con un Circolo Arci qualunque“. Secondo l’esponente della Lega, “non va mai sottovalutata la responsabilità sociale da parte di chi sale su quel palco e che ne sfrutta la visibilità“.
La Daspo per chi non canta
Il senatore propone anche una “punizione”: “Sarebbe utile, a questo punto, pensare a una sorta di Daspo per chi utilizza quel palco per fini diversi da quelli della musica. Un artista lì fa musica, non fa politica“. Alessandro Morelli pensa già alle prossime edizioni, “e non solo al Festival di Sanremo”.
Secondo lui, “chi fa politica utilizzando il palcoscenico RAI deve stare fuori dalla RAI per un periodo di ‘limbo’. La soluzione è un Daspo per chi utilizza il palcoscenico RAI impropriamente”. E continua: “La televisione pubblica, per cui tutti gli italiani pagano il canone, non deve alimentare la propaganda di alcuni presunti artisti che, se vogliono far politica, possono andare sul palco del Concertone del 1° Maggio che è notoriamente un palco politico. Se vogliono far politica utilizzando il bene pubblico, perché la RAI è un bene pubblico, l’azienda deve fare determinate scelte“.
Chiude dicendo che non escluderebbe dai talk show i cantanti colpevoli di far politica: “Ma a quel punto bisogna essere in grado di starci, non lanciare slogan senza possibilità di contraddittorio di fronte ad un pubblico di circa 15 milioni di italiani. Quanto abbiamo visto è stato vergognoso”.