Monologo sulle donne a Sanremo, polemiche sulla Palombelli: “Banalità, pregiudizi, luoghi comuni retrogradi e retrivi”
Polemiche per il monologo di Barbara Palombelli sulle donne a Sanremo. La giornalista accusata di sessismo sui social
Scoppia la polemica per il monologo di Barbara Palombelli sulle donne nella quarta serata del Festival di Sanremo 2021. Co-conduttrice della quarta serata del Festival, la giornalista Barbara Palombelli ha recitato un intenso monologo sulla figura della donna a pochi giorni dalla festa dell’8 marzo. Un discorso profondo ma anche oggetto di molte critiche sui social.
Sanremo, polemiche per il monologo di Barbara Palombelli sulle donne
Tra coloro i quali hanno criticato Barbara Palombelli c’è Lorenzo Tosa, giornalista ligure particolarmente seguito sui social. Diretto l’attacco da collega a collega: “Raramente si è assistito su questo palco a un tale concentrato di banalità, pregiudizi, luoghi comuni retrogradi e retrivi. La donna (e solo lei) educatrice. La donna come “angelo del focolare”. La donna che accudisce (non sia mai che li possa anche curare) i malati. La donna che sembra uscita da una fotografia degli anni ‘50, alla faccia delle sue sbandierate “conquiste” sessantottine.
Il testo del monologo di Barbara Palombelli
“Una serata che voglio dedicare a tutte le donne italiane, perché hanno in questo momento il compito di tenere il Paese: tengono le scuole aperte, accudiscono tante persone positive al Covid, tengono le famiglie unite. Sono stata una ragazza che amava i Beatles e i Rolling Stones, poi ascoltavo le canzoni di De André e con mio padre guardavo il Festival di Sanremo. Papà volevo che diventassi come Gigliola Cinquetti: una vita tranquilla, un matrimonio ecc.
Io invece ero ribelle, volevo uscire, guidavo la moto e la macchina senza avere la patente. Noi ragazzi negli anni ’60 cercavamo le emozioni. Chiesi a Gino Paoli cosa accadde quando a Sanremo morì Tenco. E mi disse che all’epoca si cercavano emozioni giocando con le pistole, correndo a farmi spenti nella notte o camminando sui cornicioni.
Dovevo anche studiare tanto per conquistare la libertà e la stima di mio padre. A 15 anni ho inziiato a lavorare e non ho mai smesso. Ho fatto di tutto, mentre sognavo la televisione. Ho fatto la commessa, la sondaggista e tanti altri lavori. Volevo lavorare e bisognava anche lottare per i diritti, erano gli anni ’70. Voi giovani ve li siete trovati già questi diritti, ma ora dovete lottare per difenderli. Ragazze, dobbiamo lottare sempre. Tanto ci criticheranno sempre, non andremo mai bene a qualcuno. Nemmeno Liliana Segre, che a 90 anni si è vaccinata e qualcuno ha fatto polemiche. Ma non ci dobbiamo arrendere, anche se il prezzo è molto alto.
Ad agosto Roma è bellissima, e io restavo in città a studiare e lavorare. Studiate fino a le lacrime e lavorate fino all’indipendenza. Prima o poi funziona. Poi mi chiamarono al Corriere della Sera: ero l’unica donna al politico. Mio padre non c’era più all’epoca. Tutti mi chiamarono e lì capì di avercela fatta.
Le donne forti, vere, come ne ho incontrate tantissime, devono contribuire alla rinascita di questo Paese. Sento che sta per avvenire. Ma non dovete fermarvi, ragazze. Senza farvi togliere la dignità. Non vi arrendete, facciamo rumore”.