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Chi sono e cosa hanno fatto i santi e beati proclamati nel 2021

Chi sono i Santi e i Beati del 2021, e cosa hanno fatto? Una tematica tornata d’attualità a inizio novembre, quando vengono celebrati tutti i Santi. “La solennità che celebra Tutti i Santi – commentava il Papa durante l’angelus in Pazza San Pietro il 1 novembre dello scorso anno – ci ricorda la personale e universale vocazione alla santità, e ci propone i modelli sicuri per questo cammino, che ciascuno percorre in maniera unica, in maniera irripetibile”.
“Basta pensare all’inesauribile varietà di doni e di storie concrete che c’è tra i santi e le sante: non sono uguali, ognuno ha la propria personalità e ha sviluppato la sua vita nella santità secondo la propria personalità e ognuno di noi può farlo, andare su quella strada: la mitezza. Mitezza per favore, e andremo alla santità”, rimarcò il Pontefice.

Santi e Beati del 2021: chi sono e cosa hanno fatto

Anche nel 2021 diverse personalità sono state santificate e beatificate. Tra questi, il cardinale Alexandre José Maria dos Santos. Primo sacerdote, primo vescovo e primo cardinale nativo del Mozambico, il Cardinale Alexandre José Maria dos Santos, O.F.M., Arcivescovo emerito di Maputo (Mozambico) è nato a Zavala, nella Diocesi di Inhambane, il 18 marzo 1924.

Ha compiuto i primi studi nella scuola dei missionari francescani della Provincia del Portogallo, presenti nella Regione dall’inizio del secolo. Dopo aver frequentato il seminario minore dei francescani ad Amatongas, nella zona centrale del Mozambico, è stato inviato nel Nyassaland – oggi Malawi – per frequentare il corso di Filosofia presso i Padri Bianchi (Missionari d’Africa). In quell’epoca infatti, non esisteva ancora in Mozambico un Seminario maggiore.

Nel 1947 è entrato nel noviziato della provincia portoghese dei francescani a Varatojo, nei pressi di Lisbona. Compiuta la professione temporanea nel 1948, ha frequentato il corso di Teologia a Lisbona. Dopo la professione solenne nel 1951, ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 25 giugno 1953.
Tornato in patria nel 1954, ha svolto il ministero sacerdotale nelle missioni francescane della regione di Inhambane. Nel 1972 è divenuto consigliere della Custodia francescana del Mozambico e Rettore del nuovo Seminario minore del Paese a Vila Pery, oggi Chimoio.

Cardinale Jorge Arturo Medina Estevez

Il cardinale Jorge Arturo Medina Estévez, è stato prefetto della Congregazione per il culto divino. È nato a Santiago de Chile (Cile) il 23 dicembre 1926. Ha frequentato la Facoltà di diritto presso la Pontificia Università Cattolica del Cile. È stato ordinato sacerdote il 12 giugno 1954. Nel 1962 Papa Giovanni XXIII lo ha nominato perito al Concilio Ecumenico Vaticano II. Ha collaborato con vari organismi della Curia romana, collaborando anche alla redazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.

Nominato ausiliare di Rancagua il 18 dicembre 1984, ha ricevuto l’ordinazione episcopale il 6 gennaio 1985. Nel 1987 è diventato vescovo della diocesi di Rancagua. Nel 1993 è diventato vescovo di Valparaíso. Nel 1993 è stato chiamato a predicare gli esercizi spirituali della Curia romana. Dal 1996 al 2002 è stato prima pro-prefetto e poi prefetto della Congregazione per il culto divino. È cardinale dal 21 febbraio 1998.

Beato Francesco Mottola Sacerdote e fondatore

Francesco Mottola nacque a Tropea il 3 gennaio 1901. Entrato undicenne nel Seminario vescovile di Tropea, fu ordinato sacerdote il 5 aprile 1924. Dopo un mese come parroco a Parghelia, dovette rinunciare all’incarico per motivi di salute. Si diede quindi a varie forme di apostolato, tra cultura e carità. Fu un cantore lirico di Gesù, della Trinità, del Corpo Mistico, della Madonna, dell’Eucaristia, del sacerdozio. Fondò la Famiglia degli Oblati del Sacro Cuore, composta dai Sacerdoti Oblati, nati nel 1931, dalle Oblate del Sacro Cuore, insieme a Irma Scrugli (per la quale è in corso la causa di beatificazione) e dagli Oblati laici, sorti nel 1935. Il loro compito doveva essere la cura di quanti venivano rifiutati dalla società, i «nuju du mundu» (i «nessuno del mondo») secondo un’espressione dialettale che lui usava.

Il suo ministero pastorale sfociò anche in opere come le Case di Carità, dove l’assistenza a bambini, anziani e malati doveva essere donata con l’amore di una vera famiglia. Morì nella sua casa paterna, a Tropea, il 29 giugno 1969. Fu beatificato il 10 ottobre 2021, sotto il pontificato di papa Francesco, nella Concattedrale di Maria Santissima di Romania a Tropea, nella cui navata destra, ai piedi del Crocifisso, riposano i suoi resti mortali. La sua memoria liturgica venne fissata al 30 giugno, giorno successivo a quello della sua nascita al Cielo.

Servo di Dio Francesco II di Borbone Re delle Due Sicilie

Figlio di Maria Cristina di Savoia (beatificata nel 2014) e di Ferdinando II di Borbone, Francesco nacque a Napoli il 16 gennaio 1836. Ebbe un’educazione non improntata allo stile militare, ma fortemente religiosa. Gli fu data in moglie Maria Sofia di Baviera, dalla quale ebbe una figlia, Maria Cristina. A ventitré anni, un anno dopo la morte del padre, salì al trono. Concesse amnistie, promosse organizzazioni culturali e rinnovò le infrastrutture, ma gli venne imputata dagli avversari politici una certa debolezza di carattere. Visse come un’invasione l’arrivo dei garibaldini, poi dell’esercito sabaudo, nel Regno delle Due Sicilie, e accettò l’esilio insieme alla moglie; fu re per poco più di due anni. Morì il 27 dicembre 1894, ad Arco presso Trento, dove si trovava in viaggio.

Ottenuto il trasferimento del Tribunale ecclesiastico di competenza dalla diocesi di Trento a quella di Napoli, il 2 dicembre 2020 la sua postulazione esibì il Supplice Libello per chiedere l’avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione. Il 16 dicembre seguente l’Arcivescovo di Napoli card. Crescenzio Sepe annunciò il parere positivo da parte della Conferenza Episcopale della Campania. Con l’Editto reso pubblico il 17 settembre 2021 dalla diocesi di Napoli, a firma del nuovo Arcivescovo mons. Domenico Battaglia, vennero quindi avviate le fasi preliminari della causa. I resti mortali di Francesco II riposano nella chiesa di Santa Chiara a Napoli, precisamente nella cappella dei Borbone, l’ultima della navata destra.

Servo di Dio Carlo Grisolia Giovane focolarino

Carlo Grisolia nasce a Bologna il 29 dicembre 1960, terzo di cinque figli. Vive sin da bambino la spiritualità del Movimento dei Focolari, la cui fondatrice, Chiara Lubich, gli attribuisce “Vir”, in latino “Vero uomo”, come nome nuovo, ossia un appellativo che deve diventare un programma di vita. Per motivi di lavoro del padre, funzionario dell’Amministrazione Penitenziaria, si trasferisce a Genova con la famiglia. Nell’unità Gen (Generazione Nuova, la diramazione giovanile del Movimento) della Val Bisagno, conosce Alberto Michelotti: tra loro c’è una profonda unità d’ideali, al di là delle differenze caratteriali.

Alberto muore il 20 agosto 1980, in un incidente sulle montagne cuneesi. Il giorno prima, durante una visita medica per il servizio militare, a Carlo viene diagnosticato un tumore molto aggressivo. Nei quaranta giorni seguenti, sente Alberto accanto a lui a sostenerlo, come sempre. Compie il suo «tuffo in Dio», come definisce poeticamente la morte, il 29 settembre 1980, due mesi prima del suo ventesimo compleanno e a quaranta giorni dall’incidente di Alberto. Le loro cause di beatificazione, distinte e separate ma condotte in parallelo, si sono svolte nella fase diocesana, a Genova, dal 25 settembre 2008 all’8 ottobre 2021.

Servo di Dio Alberto Michelotti Giovane focolarino

Alberto Michelotti apparteneva alla parrocchia di Staglieno. Ragazzo intelligentissimo, possedeva anche parecchie altre doti positive. Studente in ingegneria, era responsabile di un gruppo di giovani del Movimento dei Focolari ed amava mettersi all’ultimo posto per servire: anche alcune lettere che ci restano dicono la sua grande capacità nell’arte di amare ognuno che incontrava. Innamorato della montagna, cadde durante una scalata in un canalone ghiacciato sulle Alpi Marittime.

Il giorno dopo la morte di Alberto, ad un altro ragazzo del suo stesso gruppo, Carlo Grisolia, della Canova di Prato, che stava facendo il servizio militare, venne diagnosticato un tumore tra i più maligni: iniziò una sua staffetta durata 40 giorni “per incontrare Gesù”, in cui spesso Carlo affermò che Alberto era lì con lui a sostenerlo, come sempre. Entrambi veri campioni della spiritualità di comunione, ancora oggi continuano a toccare l’anima delle persone che li hanno conosciuti. La Chiesa ha perciò introdotto la loro causa di beatificazione.

Santa Teresa di Gesù (d’Avila) Vergine e Dottore della Chiesa

Nata nel 1515, fu donna di eccezionali talenti di mente e di cuore. Fuggendo da casa, entrò a vent’anni nel Carmelo di Avila, in Spagna. Faticò prima di arrivare a quella che lei chiama la sua «conversione», a 39 anni. Ma l’incontro con alcuni direttori spirituali la lanciò a grandi passi verso la perfezione. Nel Carmelo concepì e attuò la riforma che prese il suo nome. Unì alla più alta contemplazione un’intensa attività come riformatrice dell’Ordine carmelitano.

Dopo il monastero di San Giuseppe in Avila, con l’autorizzazione del generale dell’Ordine si dedicò ad altre fondazioni e poté estendere la riforma anche al ramo maschile. Fedele alla Chiesa, nello spirito del Concilio di Trento, contribuì al rinnovamento dell’intera comunità ecclesiale. Morì a Alba de Tormes (Salamanca) nel 1582. Beatificata nel 1614, venne canonizzata nel 1622. San Paolo VI, nel 1970, la proclamò Dottore della Chiesa.

Beati Pietro Ortiz de Zàrate e Giovanni Antonio Solinas Sacerdoti e martiri

Pedro Ortiz de Zárate, nato il 29 giugno 1626 a San Salvador de Jujuy in Argentina da una famiglia di origine basca, divenne sacerdote dopo essere rimasto vedovo e aver affidato i due figli avuti da Petronila Ibarra Argañarás y Murguía, che aveva sposato a diciassette anni, alla madre di lei. Parroco a Jujuy a partire dal 1659, percorse il territorio per assistere i malati e i poveri, provvedendo anche alla costruzione di chiese e cappelle tramite il suo patrimonio personale. Invece Giovanni Antonio Solinas, sardo di Oliena presso Nuoro, sacerdote gesuita, venne inviato dai superiori, come desiderava, nelle “reducciones” dell’Argentina.

I due sacerdoti e diciotto laici, tra i quali erano presenti alcuni indios convertiti, vennero uccisi, la mattina del 27 ottobre 1683, da un gruppo di centocinquanta indigeni, nel Forte San Miguel nella Valle del Zenta. La loro causa contava inizialmente anche i diciotto laici, ma sono stati espunti nel 2002, per assenza di documentazione storica a riguardo. Il 13 ottobre 2021 papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto sul martirio di don Pedro e padre Giovanni Antonio, aprendo la via alla loro beatificazione.

Beata Maria Lorenza Requenses in Longo Monaca, fondatrice

Maria Llonc (italianizzato Longo), nobildonna spagnola, si trasferì nel 1506 a Napoli per seguire il marito Giovanni, Reggente del Vicereame di Napoli. Guarita da una forma di paralisi durante una celebrazione eucaristica al Santuario di Loreto, cambiò nome in Maria Lorenza. Dopo essere rimasta vedova, cominciò a dedicarsi alla carità nei confronti dei napoletani, per i quali fece costruire l’ospedale di Santa Maria del Popolo, detto degli Incurabili. Fondò in seguito il monastero di Santa Maria di Gerusalemme (detto “delle Trentatré”), dove si ritirò gravemente ammalata.

La sua morte viene fissata dagli studiosi tra il 1539 e il 1542, ma la prima data è la più probabile. La sua fama di santità è sempre stata viva nell’Ordine delle monache Clarisse Cappuccine, sorto proprio nel monastero delle Trentatré, e nella città di Napoli. Il processo di beatificazione vero e proprio è tuttavia cominciato solo nel XIX secolo. Madre Maria Lorenza è stata beatificata il 9 ottobre 2021 nella cattedrale di Santa di Napoli, sotto il pontificato di papa Francesco, mentre la sua memoria liturgica cade il 21 ottobre. L’unico suo resto mortale, ossia il suo cranio, è venerato nella chiesa del protomonastero di Santa Maria di Gerusalemme.

Santa Teresa di Gesù Bambino (di Lisieux) Vergine e dottore della Chiesa

La Francia dell’Ottocento è il primo paese d’Europa nel quale cominciò a diffondersi la convinzione di poter fare a meno di Dio, di poter vivere come se egli non esistesse. Proprio nel paese d’Oltralpe, tuttavia, alcune figure di santi, come Teresa di Lisieux, ricordarono che il senso della vita è proprio quello di conoscere e amare Dio. Teresa nacque nel 1873 in un ambiente profondamente credente. Nel 2015 anche i suoi genitori sono stati dichiarati santi. Ella ricevette, dunque, una educazione profondamente religiosa che presto la indusse a scegliere la vita religiosa presso il carmelo di Lisieux. Qui ella si affida progressivamente a Dio. Su suggerimento della superiora tiene un diario sul quale annota le tappe della sua vita interiore. Scrive nel 1895: «Il 9 giugno, festa della Santissima Trinità, ho ricevuto la grazia di capire più che mai quanto Gesù desideri essere amato». All’amore di Dio Teresa vuol rispondere con tutte le sue forze e il suo entusiasmo giovanile.

Non sa, però, che l’amore la condurrà attraverso la via della privazione e della tenebra. L’anno successivo, il 1896, si manifestano i primi segni della tubercolosi che la porterà alla morte. Ancor più dolorosa è l’esperienza dell’assenza di Dio. Abituata a vivere alla sua presenza, Teresa si trova avvolta in una tenebra in cui Le è impossibile vedere alcun segno soprannaturale. Vi è, però, un’ultima tappa compiuta dalla santa. Ella apprende che a lei, piccola, è affidata la conoscenza della piccola via, la via dell’abbandono alla volontà di Dio. La vita, allora, diviene per Teresa un gioco spensierato perché anche nei momenti di abbandono Dio vigila ed è pronto a prendere tra le sue braccia chi a Lui si affida. Papa Pio XI la beatificò il 29 aprile 1923 e la canonizzò il 17 maggio 1925. San Giovanni Paolo II in data 19 ottobre 1997 l’ha dichiarata Dottore della Chiesa. La sua memoria liturgica si celebra il 1° ottobre, nella forma extraordinaria del rito romano invece il 3 ottobre.

Beato Ludovico Morbioli Penitente

Il beato Ludovico dell’antica famiglia Morbioli è un mirabile esempio di santità penitente. Dopo una giovinezza dissipata e gaudente, nel 1462, mentre si trovava a Venezia, fu afferrato dalla mano di Dio attraverso l’esperienza della malattia. La prospettiva della morte e l’amorosa assistenza dei Canonici Regolari di san Salvatore contribuirono al radicale cambiamento di vita, che al ritorno in patria colpì i vecchi compagni di bagordi. Portando l’immagine del Crocifisso su un’asta, passò per le strade di Bologna e di altre città d’Italia predicando la penitenza. Trascorse gli ultimi anni in umiltà e preghiera silenziosa, alloggiando in un sottoscala del Palazzo Lùpari in via Dal Luzzo n.4, ora trasformato in oratorio. Morì sul nudo pavimento, portando fino all’ultimo la sua testimonianza a Cristo amico dei poveri e dei peccatori.

Beato Giovanni Elías Medina Sacerdote e martire

Juan Elías Medina nacque a Castro del Río, presso Cordova in Spagna, il 16 novembre 1902. A quindici anni entrò nel Seminario diocesano di Cordova, privo di mezzi ma pieno di zelo. Fu ordinato sacerdote il 29 maggio 1926 e iniziò il ministero come viceparroco a Pedro Abad il 1° luglio 1926. Il 26 giugno 1933 fu nominato parroco-economo della parrocchia di Nostra Signora del Carmelo del suo paese natale, ma cominciò a presentire l’inizio della persecuzione antireligiosa che, di lì a poco, avrebbe sconvolto la Spagna. Il 21 luglio 1936 fu arrestato dopo che, richiesto di presentare le proprie armi, aveva mostrato il suo crocifisso.

Durante la prigionia confortò i compagni, amministrò la Confessione a molti di loro e pregò a lungo col Rosario e col Breviario. Il 25 settembre 1936 fu sottoposto a un interrogatorio, durante il quale, per tre volte, ribadì il proprio stato sacerdotale. Lo stesso giorno, insieme ad altri quattordici prigionieri, venne fucilato presso il cimitero di Castro del Río. La sua causa è compresa in un gruppo che conta in tutto centoventisette martiri tra sacerdoti, religiosi e laici della diocesi di Cordova, uccisi durante la medesima persecuzione. Don Juan venne beatificato con gli altri centoventisei nella cattedrale di Nostra Signora dell’Assunzione a Cordova il 16 ottobre 2021, sotto il pontificato di papa Francesco.

Beati 4 Martiri Spagnoli Sacerdoti Operai Diocesani del Cuore di Gesù Beatificati nel 2021

La Fraternità dei Sacerdoti Operai Diocesani del Cuore di Gesù venne fondata nel 1881 a Tortosa da don Manuel Domingo y Sol (beatificato nel 1987) per la promozione e la formazione delle vocazioni sacerdotali. Anche mentre in Spagna s’intensificava la persecuzione religiosa, sin da prima dello scoppio della guerra civile del 1936, i Sacerdoti Operai continuavano la loro presenza al fianco dei seminaristi, cercando di creare, come voleva il fondatore, un clima di famiglia, non separato dall’attenzione nella selezione dei candidati al sacerdozio.

Ai ventisei di essi che sono stati riconosciuti come martiri e beatificati si sono aggiunti, dal 30 ottobre 2021, don Francisco Cástor Sojo López, don Millán Garde Serrano, don Manuel Galcerá Videllet e don Aquilino Pastor Cambero. Al momento della morte, prestavano servizio nei Seminari diocesani di Ciudad Real, León e Baeza (quest’ultimo in diocesi di Jaén). Con l’avanzare della persecuzione religiosa, inasprita con l’insorgere della guerra, rimasero fedeli al proprio sacerdozio, esercitandolo anche a rischio della vita. I resti mortali di don Francisco Cástor e di don Millán sono venerati nel Tempio dell’Espiazione di Tortosa, insieme a quelli degli altri ventisei Beati Sacerdoti Operai e a poca distanza da quelli del loro fondatore. Quelli di don Manuel e don Aquilino, invece, sono custoditi nella cattedrale di Baeza.

 

 

 

 

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