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Santo del giorno 2 gennaio: oggi si venera San Gregorio Nazianzeno

San Gregorio Nazianzeno (detto anche Gregorio il Teologo) nato il 329 – 390 circa, è stato un vescovo e teologo greco antico; fu maestro di San Girolamo. Venerato dalle Chiese cristiane, è riconosciuto dalla Chiesa cattolica il 2 gennaio come Dottore e Padre della Chiesa. È uno dei Padri cappadoci.

San Gregorio Nazianzeno, il Santo del giorno

Nacque a Arianzo, cittadina presso Nazianzo in Cappadocia. Figlio di Gregorio e Nonna. Il padre, che era ebreo della setta degli Ipsistari, fu convertito dalla moglie al cristianesimo e divenne vescovo di Nazianzo. Il fratello Cesario (morto nel 368) fu dottore presso la corte dell’imperatore Giuliano e governatore di Bitinia.

Gregorio, nato qualche anno dopo il concilio di Nicea nel quale si condannò l’eresia ariana, fu fortemente condizionato per tutta la vita dalle lotte che si scatenarono attorno alla definizione della vera natura della Trinità. Studiò prima a Cesarea in Cappadocia, dove conobbe e divenne amico di Basilio, poi a Cesarea Marittima e ad Alessandria presso il Didaskaleion, infine, tra il 350 e il 358, ad Atene, sotto Imerio; qui conobbe il futuro imperatore Giuliano.

La vita ritirata e contemplativa

Raggiunse poi l’amico Basilio nel monastero di Annisoi, nel Ponto. Ma abbandonò presto questa esperienza per tornare a casa, dove sperava di condurre una vita ancora più ritirata e contemplativa. Nel 361 fu ordinato sacerdote suo malgrado, dal padre, Vescovo di Nazianzo.

Dapprima reagì fuggendo, ma poi accettò di buon grado la decisione paterna. “Mi piegò con la forza”, ricorderà nella sua autobiografia.

Nel 372 l’amico Basilio, allora Vescovo di Cesarea, costretto dalla politica ariana dell’Imperatore Flavio Valente a moltiplicare il numero delle diocesi sotto la sua giurisdizione per sottrarle all’influenza ariana, lo nominò vescovo di Sasima. Gregorio non raggiunse mai la sua sede vescovile in quanto solo con le armi in pugno sarebbe potuto entrarvi. Morto il padre, tornò a Nazianzo, dove diresse la comunità cristiana.

Nel 379, salito al trono Teodosio I, Gregorio fu chiamato a dirigere la piccola comunità cristiana che a Costantinopoli era rimasta fedele a Nicea. Nella capitale dei cristiani di Oriente pronunciò i cinque discorsi che gli meritarono l’appellativo di “Teologo”.

Fu lui stesso a precisare che la “Teologia” non è “tecnologia”, essa non è un’argomentazione umana, ma nasce da una vita di preghiera e da un dialogo assiduo con il Signore. Nel 380 Teodosio lo insediò vescovo di Costantinopoli e lo fece riconoscere come tale dal II Concilio Ecumenico nel maggio del 381.

L’abbandono del Concilio

Le discussioni conciliari furono quanto mai accese e lo stesso Gregorio fu accusato di occupare illegittimamente, in quanto vescovo di Sasima, la sede di Costantinopoli, a proposito ebbe a dire:

“Abbiamo diviso Cristo, noi che tanto amavamo Dio e Cristo! Abbiamo mentito gli uni agli altri a motivo della Verità, abbiamo nutrito sentimenti di odio a causa dell’Amore, ci siamo divisi l’uno dall’altro!”.

-Discorsi 6, 3

Infine, confessandosi incapace di mediare tra le opposte fazioni, abbandonò il concilio nel giugno del 381.

“Lasciatemi riposare dalle mie lunghe fatiche, abbiate rispetto dei miei capelli bianchi … Sono stanco di sentirmi rimproverare la mia condiscendenza, sono stanco di lottare contro i pettegolezzi e contro l’invidia, contro i nemici e contro i nostri. Gli uni mi colpiscono al petto, e fanno un danno minore, perché è facile guardarsi da un nemico che sta di fronte. Gli altri mi spiano alle spalle e arrecano una sofferenza maggiore, perché il colpo inatteso procura una ferita più grave … Come potrò sopportare questa guerra santa? Bisogna parlare di guerra santa così come si parla di guerra barbara. Come potrei riunire e conciliare questa gente? Levano gli uni contro gli altri le loro sedi e la loro autorità pastorale e il popolo è diviso in due partiti opposti … Ma non è tutto: anche i continenti li hanno raggiunti nel loro dissenso, e così Oriente e Occidente si sono separati in campi avversi”. 

– Discorsi 42, 20-21

Nell’autunno del 382 divenne vescovo di Nazianzo per poi, dopo un anno, ritirarsi in solitudine ad Arianzo, dove morì nel 390.

Culto

Proclamato Dottore della Chiesa nel 1568 da Papa Pio V. È uno dei quattro grandi dottori della Chiesa orientale; dalla Chiesa ortodossa è salutato anche, con Basilio e Giovanni Crisostomo come uno dei “Tre Gerarchi”. La chiesa d’Oriente celebra in due date la sua festa: il 30 gennaio insieme a Basilio il Grande e Giovanni Crisostomo e il 25 gennaio da solo. Nel calendario latino è festeggiato il 2 gennaio insieme a San Basilio e il 25 gennaio nel suo dies natalis.

Reliquie

Le reliquie del santo vennero conservate per molti secoli nella chiesa di Tutti i Santi a Costantinopoli. Secondo una tradizione attestata solo nel XVII secolo, le reliquie del Nazianzeno sarebbero giunte a Roma tramite alcune monache bizantine sfuggite alle persecuzioni iconoclaste dell’VIII secolo.

Esse avrebbero deposto le reliquie dapprima nel monastero di Santa Maria in Campo Marzio a loro donato dal Papa Zaccaria, monastero che poi assunse il nome di Santa Maria e San Gregorio; di lì furono traslate nella basilica di San Pietro in Vaticano nel 1580, per volere di Papa Gregorio XIII, dove sono tuttora conservate.

Secondo un’altra tradizione, non confermata da fonti, le reliquie di San Gregorio sarebbero giunte a Roma all’epoca della quarta crociata, dopo il sacco di Costantinopoli del 1204. Il 27 novembre 2004 Papa Giovanni Paolo II ha fatto dono al patriarca Bartolomeo di Costantinopoli di una parte delle reliquie di San Gregorio Nazianzeno venerate in Vaticano.

Opere

Di lui rimangono una rappresentazione sacra, La Passione di Cristo, lettere, numerosi poemi sacri (tra cui un poema autobiografico-spirituale di quasi duemila versi Sulla sua vita), ma soprattutto 45 discorsi od omelie, per la maggior parte risalenti al vescovado costantinopolitano; tra essi possiamo ricordare gli elogi funebri dell’amico Basilio e del padre Gregorio, una giustificazione della sua fuga dalla sede vescovile di Sasima, due discorsi contro l’imperatore Giuliano, che influenzarono molto il giudizio dei bizantini su questo sovrano, e soprattutto i discorsi “teologici” (27-31), che gli valsero presto il titolo di “Teologo”, precedentemente assegnato al solo Giovanni evangelista. Sermoni liturgici redatti per le principali festività tra cui la Pasqua, la Pentecoste, il Natale, l’Epifania.

Discorsi d’occasione con vari elogi funebri come quello per Sant’Atanasio, per l’amico San Basilio e per suoi famigliari, il padre, il fratello Cesario e la sorella Gorgonia. Altri concernono discorsi ufficiali agli imperatori o veri e propri manifesti catechetici. Discorsi teologici di cui ci sono pervenuti cinque scritti redatti tra il 379 e il 380.

Questi testi sono tutti incentrati sulla definizione teologica della Trinità e andavano a combattere le varie eresie presenti al suo tempo. L’ariana, che negava la divinità di Cristo. Quella degli Eunomiani per i quali il Cristo non ha la stessa essenza del Padre e dei Macedoniani che negavano la piena divinità dello Spirito Santo.

In questi scritti Gregorio afferma l’unica natura delle tre Persone che vanno distinte solo per origine e rapporti reciproci. Epistolario con 245 lettere scritte tra il 383 e il 389.

Traduzioni italiane

I cinque discorsi teologici: appendici, lettere teologiche, il mistero cristiano, poesie (Carmina Arcana), Roma, Città Nuova, 1986.Fuga e autobiografia, Roma, Città Nuova, 1987.La Passione di Cristo, Roma, Città Nuova, 1990.Epitaffi, Epigrammi, Roma, Città Nuova, 2013. (raccoglie gli scritti non cristologici di Gregorio di Nazianzo)Claudio Moreschini (a cura di), Gregorio di Nazianzo, tutte le orazioni, Bompiani, 2000-2012.Carlo Truzzi (a cura di), Discorso funebre in onore di San Cesario di Nazianzo, medico, AGE, 1998.

 

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