Oggi, 29 novembre, si venera San Saturnino. San Saturnino nato a Patrasso il III secolo e morto a Tolosa il 257 (circa) è stato un vescovo romano, primo vescovo di Tolosa e venerato il 29 novembre come santo dalla Chiesa cattolica. Ebbe un vasto culto popolare in Francia e Spagna. È annoverato fra i grandi Santi di Gallia assieme a San Dionigi, San Privato, San Marziale, San Martino di Tours, San Ferreolo di Vienne e San Giuliano.
San Saturnino da Tolosa, il protettore delle corride
San Saturnino, vescovo di Tolosa, è uno dei santi più popolari in Francia e in Spagna, dov’è considerato protettore delle corride. La Passio Saturnini è oltretutto un documento molto importante per la conoscenza dell’antica Chiesa della Gallia. Secondo l’autore della Passio, che scrisse tra il 430 e il 450, Saturnino fissò la sua sede a Tolosa nel 250, sotto il consolato di Decio e Grato.
In quell’epoca, riferisce l’autore, in Gallia esistevano poche comunità cristiane, composte di un esiguo numero di fedeli, mentre i templi pagani rigurgitavano di folle che sacrificavano agli dei.
Saturnino, arrivato da poco a Tolosa, probabilmente dall’Africa (il nome è infatti africano) o dall’Oriente, come si legge sul Missale Gothicum, aveva già raccolto i primi frutti della sua predicazione, guadagnando alla fede in Cristo un buon numero di cittadini.
Il rifiuto
Il santo vescovo, per raggiungere un piccolo oratorio di sua proprietà, passava tutte le mattine davanti al Campidoglio, cioè al principale tempio pagano, dedicato a Giove Capitolino, dove i sacerdoti pagani offrivano in sacrificio al dio pagano un toro per averne i responsi chiesti dai fedeli.
A quanto pare la presenza di Saturnino rendeva muti gli dei e di ciò i sacerdoti incolparono il vescovo cristiano, la cui irriverenza avrebbe urtato la suscettibilità delle divinità pagane. Un giorno la folla circondò minacciosamente Saturnino e gli impose di sacrificare un toro sull’altare di Giove.
Al rifiuto del vescovo di immolare l’animale, che poco dopo sarebbe stato lo strumento inconscio del suo martirio, e più ancora di fronte a quello che i pagani ritenevano un provocatorio oltraggio alla divinità, avendo affermato Saturnino di non aver paura dei fulmini di Giove, impotente perché inesistente, gli inferociti astanti lo afferrarono e lo legarono al collo del toro, pungolando poi l’animale che fuggì infuriato giù per le scale del Campidoglio, trascinandosi dietro il vescovo.
La morte e la chiesa
Saturnino, straziato nelle membra, morì poco dopo e il suo corpo venne abbandonato in mezzo alla strada, dove lo raccolsero due pietose donne, dandogli sepoltura “in una fossa molto profonda”.
Su questa tomba un secolo dopo Sant’Ilario costruì una cappella in legno, che andò presto distrutta e si perdette per qualche tempo lo stesso ricordo, finché nel secolo VI il duca Leunebaldo, rinvenute le reliquie del martire, vi fece edificare sul luogo la chiesa dedicata a San Saturnino, in francese Saint Sernin-du-Taur, che nel Trecento assunse l’attuale nome di Notre-Dame du Taur.