Cronaca

Sara Pedri, sospese le ricerche. I carabinieri del Nas: “Subiva maltrattamenti in reparto”

Sono state sospese le ricerche di Sara Pedri, la ginecologa scomparsa più di quattro mesi fa da Trento. Di lei si sono perse le tracce dalla mattina di giovedì 4 marzo 2021. Il 26 febbraio aveva affidato all’azienda sanitaria per la quale lavorava una lettera di dimissioni da quel posto di lavoro in cui subita continue vessazioni e maltrattamenti. Ma che cosa successo davvero a Sara?

Trento: sospese le ricerche di Sara Pedri

Ancora troppi sono i punti oscuri che alimentano il giallo della sua scomparsa. Dopo la decisione, ufficializzata, di non proseguire il rapporto di lavoro all’Ospedale Santa Chiara di Trento, ne aveva fatto parola con la sorella e con Aldo Sandri, il padrone di casa. E proprio a quest’ultimo, il giorno prima della scomparsa, aveva comunicato la scelta di abbandonare il nosocomio ma, al contempo, anche di voler rimanere in quell’appartamento di Cles almeno per un mese o due.

Le ricerche sul web

Grazie alle telecamere di video sorveglianza e al tracciamento dello smartphone, l’auto della donna, una Wolswagen T-Roc grigia, è stata ritrovata parcheggiata in una piazzola a Mostizzolo, nel comune di Cis, vicino ad uno dei ponti principali della Val di Non. Nell’abitacolo il gps e cellulare ancora in carica. Nella cronologia di quest’ultimo, una ricerca sinistra: “Ponti sommersi Val di Non”.

Ancora mancano all’appello la carta d’identità e i suoi occhiali tondi da vista. Sappiamo che i cani molecolari ne hanno fiutato le tracce fino alla sponda boschiva del fiume Noce. L’ipotesi al momento accreditata è che sia salita fino al bordo del fiume dove c’è un burrone di 50 m.

Il reparto di ginecologia sott’accusa

Ma, nel silenzio del nulla di quella misteriosa scomparsa, in attesa del peggio, si sono levati dall’Ospedale Santa Chiara i vapori tossici di insinuazioni e misteri. Immediatamente, e in maniera del tutto spontanea, colleghi e amici di Sara hanno inviato alla famiglia messaggi che denunciavano la situazione di difficoltà ambientale con cui la donna conviveva. Ma non soltanto lei. Da quel reparto di ostetricia e ginecologia negli ultimi 5 anni avevano rassegnato le dimissioni oltre 60 dipendenti: ginecologi, infermieri ed operatori socio-sanitari. Tutti verosimilmente vittime di un sistema tossico e distruttivo.

Un’altra donna maltrattata

Ma c’è di più. Nel 2012 una dottoressa, ginecologa come Sara e che per ovvie ragioni ha scelto la strada dall’anonimato, avrebbe vissuto un’esperienza simile. “Io sono scappata. Sara non ce l’ha fatta. Qualcuno del reparto dovrebbe averla sulla coscienza, se ha una coscienza”. La donna sarebbe infatti finita oggetto di maltrattamenti sistematici, pubblici e ripetitivi. E, oltre danno la beffa, come conseguenza dell’ostilità perpetrata nei suoi confronti, sarebbe stata licenziata dall’azienda.

Grazie al suo coraggio, però, quest’ultima è riuscita a denunciare e a vincere una causa contro l’ospedale per illegittimo licenziamento. Ma dentro a quel nosocomio anche lei non mangiava e non dormiva più. E quindi, pur essendo stata reintegrata in organico, il clima quotidiano l’avrebbe poi comunque costretta a trovare lavoro in un’altra regione.

Sarebbero 14 gli operatori vittime

La Procura di Trento, fino ad oggi, ha aperto un fascicolo. Attualmente non ci sono né indagati né ipotesi di reato. Ma lo scenario potrebbe presto cambiare. Stando a indiscrezioni dell’ultim’ora, difatti, i carabinieri del Nas avrebbero depositato presso la Procura di Trento un’informativa. Quest’ultima inviterebbe a formulare il reato di maltrattamenti a carico del primario, Saverio Tateo, e della sua vice, Liliana Mereu. Ed individuerebbe almeno altri 14 operatori sanitari come vittime di vessazioni e maltrattamenti a partire dal 1 gennaio 2018.

Primario allontanato

Parallelamente è stata aperta un’inchiesta interna all’azienda. Quest’ultima ha incaricato la commissione disciplinare di effettuare ulteriori approfondimenti sulla gestione delle risorse umane nel reparto. E, stando ad altre indiscrezioni, proprio quei verbali avrebbero portato l’azienda a prendere primi provvedimenti: il primario e la sua vice sarebbero stati allontanati dall’Ospedale e, nei confronti del primo, sarebbe stato già aperto un procedimento disciplinare. Al momento, però, come atto dovuto.

Il legale: “Indagare sul reparto”

Nel frattempo, il legale della famiglia, Nicodemo Gentile, fa sapere: “Sara prima di arrivare a Trento era una ragazza perfezionista, ambiziosa ed equilibrata. Aveva una vita relazionale piena, si era anche fidanzata. Nessuno vuole mettere in discussione la professionalità dei medici di Trento ma è necessario indagare sulla gestione delle risorse umane all’interno di quel reparto di ostetricia e ginecologia”.

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