Secondo le stime dei sindacati, il prossimo anno i supplenti potrebbero arrivare a 250 mila. A motivare l’impennata oltre alle ragioni storiche anche un disallineamento tra posti vacanti e assunzioni autorizzate. Inoltre ad aggravare la situazione ci sono anche ritardi per il concorso Pnrr e la beffa dei corsi abilitanti a pagamento.
La scuola non ha mai avuto così tanti precari in cattedra
Sono i peggiori dati di sempre per quanto riguarda i docenti precari. A settembre tra i banchi di scuola un docente su quattro sarà precario. In sette anni i supplenti sono aumentati del 72 per cento, si è passati cioè dai 132mila del 2017/2018 a 232mila dello scorso anno, mentre per il 2024/2025 presumibilmente si toccherà quota 250-300mila maestri e professori “. Secondo le stime dei sindacati, il prossimo anno i supplenti potrebbero arrivare a 250 mila. A motivare l’impennata oltre alle ragioni storiche anche un disallineamento tra posti vacanti e assunzioni autorizzate. Inoltre ad aggravare la situazione ci sono anche ritardi per il concorso Pnrr e la beffa dei corsi abilitanti a pagamento.adenza”, cioè il 25 per cento dell’organico complessivo.
Non c’è ministro dell’Istruzione che tenga, la situazione si è aggravata. A parlare di una situazione insostenibilie è per prima la segretaria della Flc Cgil Gianna Fracassi: “L’aumento esponenziale dei contratti a tempo determinato nella scuola statale”, denuncia. “Dimostra il fallimento di tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi anni”. Il futuro non lascia prospettare svolte positive. “I tanti interventi su questa materia non solo si sono dimostrati inefficaci rispetto alle aspettative legittime di lavoratori e lavoratrici e ai bisogni di stabilità della scuola, ma hanno determinato una situazione che va via via aggravandosi”.
“L’aumento del numero di precari nella scuola italiana”, dichiara Andrea Gavosto il direttore della fondazione torinese, “è anche la conseguenza del ritardo del governo nell’attuazione della riforma delle assunzioni e della formazione iniziale prevista dal Pnrr”. Infatti, continua, “il ministero dell’Istruzione e quello dell’Economia hanno autorizzato un numero di assunzioni minore del solito per mantenere i posti a chi vincerà il primo concorso Pnrr, che però è in forte ritardo. Quindi, molti vincitori di concorso andranno in cattedra nel nuovo anno solare, ma nel frattempo i posti sono coperti da precari”.
Una scelta che ha già avuto degli effetti diretti, come evidenziato dal segretario della Uil Scuola Giuseppe D’Aprile. “Il non aver autorizzato tutti i posti disponibili, in attesa di una futura procedura concorsuale, determinerà, in molte regioni, la mancata assunzione in ruolo dei docenti inseriti nelle graduatorie dei concorsi ordinari”.
Scuola, i rallentamenti causati dai corsi abilitanti
Ma non è l’unica beffa per i precari, si aggiungono le ulteriori spese per aspirare all’assunzione. La riforma dell’ex ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi richiede infatti il conseguimento di sessanta crediti formativi per poter accedere ai futuri concorsi. Per ottenerli servono corsi abilitanti che, anche se offerti da università pubbliche, sono a pagamento. Questo significa che la maggior parte dei precari del prossimo anno scolastico avranno in più l’onere di frequentare entro la fine dell’anno delle lezioni obbligatorie.
E, al di là del tempo necessario per seguirle, a pesare soprattutto sono i costi che, come scritto dal Manifesto, oscillano tra i 1.660 e i 2.500 euro. Quindi per chi dovrà acquisire 60 crediti, le lezioni dureranno fino a dicembre 2024 impedendo lo svolgimento dell’attività lavorativa allo stesso tempo. Inoltre, come denunciano più insegnanti, nelle provincie in cui sono uscite le graduatorie provinciali, chi non ha conseguito l’abilitazione è sceso anche di 1000 posizioni in alcuni casi, superato da chi invece l’abilitazione l’ha conseguita. Di fatto vedendo ridotte di tanto, se non del tutto, le possibilità di lavorare.
Una situazione denunciata anche da Gavosto della Fondazione Agnelli: “I corsi di abilitazione per i cosiddetti ‘ingabbiati’”, ovvero chi era giù in graduatoria e gli unici finora attivati, creeranno ulteriore pressione sui precari, riducendo i posti a disposizione. Alla fine i decreti attuativi del governo Meloni peggiorano la situazione dei precari senza migliorare la qualità professionale di chi andrà in cattedra”.
La situazione non cambia per personale Ata e docenti di sostegno, precariato senza precedenti
Sul sostegno la situazione è ancora più drammatica, basti pensare che si sono superate le 100mila cattedre sull’organico di fatto. E per il 2024/25 il dato potrebbe essere più alto. La situazione la riassume il presidente dell’Anief Marcello Pacifico: “Un posto su due è in deroga assegnato ai supplenti e non ai ruoli con violazione della continuità didattica”.
“È necessario incrementare il numero di docenti specializzati sul sostegno per rispondere a bisogni sempre più complessi nelle classi. Bisogni che non sono connessi soltanto alla presenza di studenti e studentesse con disabilità certificate, ma anche al supporto che deve essere offerto alla comunità della classe all’interno della quale l’alunno/a con disabilità si trova”, afferma Angela Nava, coordinatrice nazionale di “Genitori Democratici”.
Bocciata invece, l’idea del ministro di dare la possibilità alle famiglie di scegliersi il proprio docente di sostegno: “Potrebbe attivare rapporti ambigui di “vassallaggio” con i docenti”.
Per quanto riguarda il personale Ata, su circa 30mila posti disponibili ne sono stati autorizzati solo circa 10mila. 20mila posti resteranno vacanti e per coprirli si procederà necessariamente ad assumere personale precario con nomina fino al 31 agosto. A questi si devono aggiungere tra i 30 e i 40mila posti in organico di fatto, basato sulle reali esigenze delle scuole, su cui si assumerà il supplente fino al 30/6. Nel 2023/24 furono 36.439 i contratti stipulati fino al 30/6. Si supereranno così abbondantemente i 50mila contratti a tempo determinato.
Per i sindacati, l’allarme sulla precarietà preoccupa ancora di più perché non arriva all’improvviso, ma è semplicemente la conseguenza di una situazione su cui non si è ancora intervenuti abbastanza. “Un consueto copione – conclude D’Aprile della Uil Scuola – che ormai si ripropone da tempo e che evidenzia le solite scelte ragionieristiche attraverso le quali si pensa di fare cassa. È arrivato il momento di intervenire con un piano straordinario di immissioni in ruolo su tutti i posti vacanti. Una politica attenta deve prendere atto della situazione attuale e agire di conseguenza per garantire il corretto funzionamento delle scuole e il benessere di tutta la comunità educante. Il precariato è una piaga che affligge la scuola italiana da molto tempo”.