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Abruzzo, sei alunni a turno autorizzati a rientrare in classe per non lasciare sola la compagna con sindrome di down

Scuole chiuse, in Abruzzo sei studenti tornano in classe per aiutare la loro compagna down. Anna potrà tornare a scuola. Il sogno della 15enne abruzzese affetta da sindrome di down si avvererà grazie a una mamma battagliera, a un dirigente che ha applicato la legge e a sei compagni di classe che hanno dimostrato in concreto che cos’è la solidarietà.

Scuole chiuse, in Abruzzo sei studenti tornano in classe per aiutare la loro compagna down

Grazie alla sensibilità del preside del liceo linguistico a cui è iscritta e alle parole scritte nella nota del 5 novembre scorso dal capo dipartimento Marco Bruschi in merito all’inclusione, sarà possibile farle lezione con un piccolo gruppo di compagni. Un caso unico in Abruzzo e forse anche in Italia.

La storia di Anna

Come riporta “Il Fatto Quotidiano“, a raccontarlo è la mamma di Anna, Claudia Frezza, 50 anni trascorsi in parte a combattere per dare una reale inclusione alla figlia: “Lo scorso anno (2019) ottenuta finalmente l’insegnante di sostegno dopo una battaglia al Tar, con l’arrivo della pandemia, mia figlia ha dovuto sospendere le lezioni in classe come tutti gli altri ragazzi. Per lei non è stato per nulla facile. Nonostante la seguissi giorno per giorno a lei mancava la relazione con i compagni”.

Spiega la mamma

È arrivata al punto – spiega la mamma – di non dormire più e di piangere davanti allo schermo”. A settembre scorso finalmente la ripresa delle lezioni in aula: “Ero felicissima e lo era pure lei. Finalmente avevamo una brava insegnante di sostegno; dei docenti curricolari in gamba e un preside sensibile ma purtroppo è arrivata la seconda ondata di coronavirus e mia figlia è tornata a fare lezione da casa. Un’ordinanza della Regione prevedeva la dad al 100% per tutti gli studenti, purtroppo. A salvarci è stato il Dpcm del 3 novembre scorso e la nota di due giorni dopo emanata dal ministero”.

Nel decreto è scritto all’articolo 1: “Resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, secondo quanto previsto dal decreto del Ministro dell’istruzione n. 89 del 7 agosto 2020, e dall’ordinanza del Ministro dell’istruzione n. 134 del 9 ottobre 2020, garantendo comunque il collegamento on line con gli alunni della classe che sono in didattica digitale integrata”.

La circolare di Bruschi

Non solo. A chiarire ogni dubbio a Claudia Frezza e soprattutto al dirigente ci ha pensato Bruschi che nella sua circolare spiega: “Il Dpcm, nel richiamare il principio fondamentale della garanzia della frequenza in presenza per gli alunni con disabilità, segna nettamente la necessità che tali attività in presenza realizzino un’inclusione scolastica “effettiva” e non solo formale, volta a “mantenere una relazione educativa che realizzi effettiva inclusione scolastica”.

E ancora, “i dirigenti scolastici, unitamente ai docenti delle classi interessate e ai docenti di sostegno, in raccordo con le famiglie, favoriranno la frequenza dell’alunno con disabilità, nell’ambito del coinvolgimento anche, ove possibile, di un gruppo di allievi della classe di riferimento, che potrà variare nella composizione o rimanere immutato, in modo che sia costantemente assicurata quella relazione interpersonale fondamentale per lo sviluppo di un’inclusione effettiva e proficua, nell’interesse degli studenti”.

La splendida notizia

Parole che hanno fatto esultare mamma Claudia e che hanno convinto il preside a scrivere una mail ai compagni di classe di Anna per invitarli a fare scuola in presenza con la compagna. Un appello accolto da sei studenti (su 12) che a turno non lasceranno più sola Anna, ma faranno lezione accanto a lei e ai loro docenti curriculari che saranno (come prevede la legge) a disposizione anche di Anna.

Conclude mamma Claudia

Per mia figlia stamattina sarà una sorpresa. Spero che questa storia sia utile ad altri. Voglio far capire ai dirigenti scolastici che l’inclusione non la devono ostacolare. Loro per primi, i presidi, devono applicare le normative sempre: vogliamo parlare di quegli insegnanti di sostegno che portano fuori i ragazzi dalla classe? O di chi pensa ancora che il “sostegno” serva solo al disabile? Nella mia vita ho trovato solo due presidi aperti all’inclusione. Vorrei tanto parlare con la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina per spiegare anche a lei quello che noi genitori dobbiamo fare per avere assicurati i diritti dei nostri figli”.

Fonte: Il Fatto Quotidiano


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