Dopo le prime sperimentazioni sugli animali, nel 1888 lo Stato di New York approvò l’impiego della sedia elettrica. Il primo condannato a morte a venire giustiziato mediante sedia elettrica fu William Kemmler, reo di aver ucciso la compagna Matilda Ziegler nel 1890. La sedia era anche stata collaudata il giorno prima, quando un cavallo era stato ucciso con successo da una scarica elettrica.
6 agosto 1890: morì William Kemmler, il primo uomo condannato alla sedia elettrica
Erano le 6:40 del mattino del 6 agosto 1890 quando William Kemmler, detenuto presso il penitenziario di Auburn (New York), salì sulla sedia elettrica, diventando così il primo uomo ad essere giustiziato con questo strumento. Il criminale era stato arrestato e condannato a morte per aver assassinato la compagna l’anno precedente.
L’invenzione di Thomas Edison
La macchina mortale era stata realizzata da Thomas Edison, l’inventore americano che già stava facendo parlare di sé per aver brevettato nel 1880 la prima lampadina elettrica a incandescenza. In realtà, c’è da sottolineare che l’idea dell’introduzione della sedia elettrica non era stata la sua ma di Alfred Southwick, un dentista che, dopo aver appreso di un uomo che era morto fulminato all’istante mentre stava cercando di manomettere una centralina energetica, cominciò a riflettere su un nuovo metodo per giustiziare i pregiudicati senza farli soffrire troppo e che andasse a sostituire l’impiccagione.
Quando presentò il suo progetto ad un amico senatore, questi lo accantonò senza dargli troppa importanza. Solo in un secondo momento, quando il mondo della politica decise di introdurre qualcosa di «diverso» per le modalità con cui portare a termine le esecuzioni capitali, venne contattato proprio Edison affinché mettesse in pratica l’idea del dentista. Il primo prototipo fu realizzato nel 1887, ma nella prima fase lo strumento di morte venne testato sugli animali, affinché si constatasse che effettivamente si fosse alla presenza di una macabra invenzione che assicurasse ai condannati una morte rapida e indolore.
17 secondi prima di morire
In realtà, alla prova dei fatti, la sedia elettrica si rivelò tutt’altro che una garanzia di rapido trapasso per i detenuti. Infatti quando il 6 agosto 1890 William Kemmler fu sottoposto alle terribili scariche, furono necessari ben 17 secondi affinché potesse esalare l’ultimo respiro.
Sembra, inoltre, che il criminale sia morto tra atroci sofferenze e urla strazianti, un’agghiacciante circostanza che fin da subito fece emergere dubbi e polemiche sulla reale utilità della macchina. Nonostante ciò, Edison riuscì a convincere gli Stati americani ad adottarla, e addirittura fino agli anni Ottanta sarebbe stata utilizzata in tutta l’area centrale e orientale degli States, almeno fino a quando, in seguito ad una sollevazione popolare, non si decise di passare alle iniezioni letali.
Nel tempo si continuò a lavorare alla sedia elettrica per rendere il suo meccanismo sempre più efficace. Soprattutto venne introdotto un doppio meccanismo: una prima scarica serviva per ridurre il condannato ad uno stato d’incoscienza, mentre una seconda veniva liberata per togliergli la vita. Anche in questo caso, però, non mancarono terribili e violenti imprevisti. Tra questi si ricorda in particolare la vicenda capitata a Willie Francis un giovane che, appena 17enne, nel 1946 era stato condannato per aver ucciso un farmacista.
Fu raggiunto da potenti scariche elettriche di circa 2.000 volt, ma nonostante ciò non morì. Tutto ciò però non gli valse la grazia, poiché l’anno seguente salì nuovamente sulla sedia elettrica, e in questo secondo tentativo la pena capitale venne portata a termine. Ancora peggio andò nel 1983 a John Louis Evans, il quale morì addirittura dopo essere stato fulminato dal boia per 15 terribili minuti.
Chi era William Kemmler?
William Kemmler, il primo pregiudicato giustiziato con la sedia elettrica, nacque a Filadelfia il 9 maggio 1860 da una coppia d’immigrati tedeschi. La sua infanzia fu piuttosto complicata, poiché i genitori, entrambi alcolizzati, morirono quando lui aveva circa 10 anni. A questo punto dovette cavarsela da solo e, dopo essere diventato maggiorenne, riuscì a trovare lavoro come venditore ambulante, ma intanto come il padre e la madre anche lui era finito nel tunnel dell’alcool. Il 29 marzo 1889 assassinò la compagna a colpi di accetta e, dopo essere stato arrestato, fu condannato all’elettroesecuzione.
Il triste epilogo
L’avvocato del criminale cercò di convincere la giuria a rivedere la sua sentenza, asserendo che l’esecuzione capitale tramite la sedia elettrica sarebbe stata troppo violenta e crudele. Anche l’imprenditore e inventore George Westinghouse provò ad appoggiare la tesi del legale ma invano. E così, nella mattinata del 6 agosto 1890, intorno alle 5 il prigioniero venne svegliato: questi si vestì rapidamente, fece colazione e si fermò per qualche minuto a pregare. Prima di salire sullo strumento di morte gli fu rasato completamente il capo per evitare che i capelli potessero deviare in qualche modo le scariche elettriche.
L’assassino venne presentato a 17 testimoni tra giornalisti e medici e, a pochi minuti dalla sua condanna a morte, dichiarò: “Signori, auguro a tutti voi una buona fortuna. Credo che andrò in un posto migliore, sono pronto”. Stando alle testimonianze dell’epoca, pare che Kemmler fosse realmente sereno e che non abbia cercato di opporre resistenza, forse convinto che con le forti scosse elettriche che avrebbe subito sarebbe realmente deceduto senza rendersene conto. Infatti si sistemò da solo, spontaneamente, sulla sedia elettrica e, rivolgendosi ai funzionari che lo stavano legando e gli stavano applicando gli elettrodi, gli disse con molta tranquillità: “Fate con calma e fatelo bene. Non ho alcuna fretta”.
Il direttore del carcere di Auburn, dopo aver detto addio al detenuto, ordinò al boia (che si trovava in una camera adiacente) di avviare lo strumento: il generatore venne caricato fino a 1mila volt, sicuri che sarebbero stati sufficienti per provocare un arresto cardiaco e la morte cerebrale. L’esecuzione capitale durò 17 secondi, dopodiché l’energia elettrica venne interrotta e il dottor Edward Charles Spitzka, dopo aver esaminato il corpo del prigioniero, affermò che era deceduto.
La seconda sedia elettrica
In realtà diversi testimoni fecero notare che il criminale era ancora vivo, e così fu esaminato nuovamente da Spitzka affiancato da un altro medico, Charles F. Macdonald, ed entrambi riscontrarono che l’uomo respirava ancora. A questo punto fu consigliato al direttore del penitenziario di far partire velocemente un’ulteriore scarica elettrica. Il secondo tentativo fu ancora più potente, pari a 2mila volt: quando Kemmler fu raggiunto dalle scosse, molti presenti riportarono che cominciò a sanguinare copiosamente e che addirittura il suo corpo prese fuoco, affermazioni poi prontamente smentite.
Alcune persone, scioccate dalla terribile condanna a morte, decisero di scappare. Pare che, in totale, l’esecuzione capitale del venditore ambulante di Filadelfia sia durata almeno 8 minuti. Un uomo dichiarò che era stato un qualcosa di “terrificante in confronto all’impiccagione”, e Westinghouse non risparmiò dure critiche alla scelta di ricorrere per la prima volta a questo strumento di morte, dicendo che avrebbero fatto meglio se avessero utilizzato un’ascia.