A seguito della svolta della Bolognina (o semplicemente “svolta” o, più comunemente, “Bolognina”) si consumò quel processo politico che dal 12 novembre 1989, giorno dell’annuncio della svolta, a Bologna, al rione Bolognina del quartiere Navile, porterà il 3 febbraio 1991 allo scioglimento del Partito Comunista Italiano.
Successivamente, dal 24 al 26 giugno 2016 – con l’Assemblea Nazionale Costituente tenutasi in provincia di Bologna – ci fu la ricostruzione del partito.
3 febbraio 1991: si sciolse il Partito Comunista Italiano
Il Partito Comunista Italiano si sciolse il 3 febbraio 1991 durante il XX Congresso Nazionale, quando la maggioranza dei delegati approvarono la svolta della Bolognina del segretario Achille Occhetto (succeduto tre anni prima ad Alessandro Natta) e che contestualmente si costituì il Partito Democratico della Sinistra (PDS), aderente all’Internazionale Socialista.
Un’area consistente della minoranza di sinistra preferì rilanciare ideali e programmi comunisti e fondò il Movimento per la Rifondazione Comunista, che poi costituì con la confluenza di Democrazia Proletaria e di altri gruppi il Partito della Rifondazione Comunista (PRC). L’organizzazione giovanile del PCI fu la Federazione Giovanile Comunista Italiana (FGCI).
Dopo la caduta del muro di Berlino
Il 12 novembre 1989, tre giorni dopo la caduta del muro di Berlino, Achille Occhetto annunciò «grandi cambiamenti» a Bologna in una riunione di ex partigiani e militbanti comunisti della sezione Bolognina. Fu questa la cosiddetta «svolta della Bolognina» nella quale Occhetto propose prendendo da solo la decisione di aprire un nuovo corso politico che preludeva al superamento del PCI e alla nascita di un nuovo partito della sinistra italiana.
Nel partito si accese una discussione e il dissenso per la prima volta fu notevole e coinvolse ampi settori della base. Dirigenti nazionali di primaria importanza quali Pietro Ingrao, Alessandro Natta e Aldo Tortorella, oltre che Armando Cossutta, si opposero in maniera convinta alla svolta. Per decidere sulla proposta di Occhetto fu indetto il Congresso XIX, un Congresso straordinario del partito che si tenne a Bologna nel marzo del 1990. Tre furono le mozioni che si contrapposero:
- La prima mozione, intitolata Dare vita alla fase costituente di una nuova formazione politica, era quella di Occhetto. Proponeva la costruzione di una nuova formazione politica democratica, riformatrice e aperta a componenti laiche e cattoliche che superasse il centralismo democratico. Il 67% dei consensi ottenuti dalla mozione permise la rielezione di Occhetto alla carica di segretario generale e la conferma della sua linea politica.
- La seconda mozione, intitolata Per un vero rinnovamento del PCI e della sinistra, fu sottoscritta da Ingrao e tra gli altri da Angius, Castellina, Chiarante e Tortorella. Secondo i sostenitori di questa mozione il PCI doveva sì rinnovarsi nella politica e nella organizzazione, ma senza smarrire se stesso. Questa mozione uscì sconfitta ottenendo il 30% dei consensi.
- La terza mozione, intitolata Per una democrazia socialista in Europa, fu presentata dal gruppo di Cossutta. Costruita su un impianto profondamente ortodosso, ottenne solo il 3% dei consensi.
L’ultimo congresso
Il XX Congresso tenutosi a Rimini nel febbraio del 1991 fu l’ultimo del PCI. Le mozioni che si contrapposero a questo Congresso furono sempre tre, anche se con schieramenti leggermente diversi:
- La mozione di Occhetto, D’Alema e molti altri dirigenti, intitolata Per il Partito Democratico della Sinistra, che ottenne il 67,46% dei voti eleggendo 848 delegati.
- Una mozione intermedia, intitolata Per un moderno partito antagonista e riformatore e capeggiata da Bassolino, che ottenne il 5,76% dei voti eleggendo 72 delegati.
- La mozione contraria alla nascita del nuovo partito, intitolata Rifondazione comunista e nata dall’accorpamento delle mozioni di Ingrao e Cossutta, ottenne il 26,77% dei voti eleggendo 339 delegati, cioè meno rispetto alla somma dei voti delle due mozioni presentate al precedente Congresso.
Partito Democratico della Sinistra e Rifondazione Comunista
Il 3 febbraio 1991 il PCI deliberò il proprio scioglimento promuovendo contestualmente la costituzione del Partito Democratico della Sinistra (PDS) con 807 voti favorevoli, 75 contrari e 49 astenuti. Il cambiamento del nome intendeva sottolineare la differenziazione politica con il partito originario accentuando l’aspetto democratico.
Una novantina di delegati della mozione Rifondazione comunista non aderì alla nuova formazione e diede vita al Movimento per la Rifondazione Comunista, che poi inglobò Democrazia Proletaria (DP) e altre formazioni comuniste minori assumendo la denominazione di Partito della Rifondazione Comunista (PRC).
Il nuovo PCI
Il nuovo PCI nasce con l’Assemblea Nazionale Costituente tenutasi in provincia di Bologna dal 24 al 26 giugno 2016, dall’appello dell’Associazione per la Ricostruzione del Partito Comunista, con l’adesione del Partito Comunista d’Italia (ex PdCI) e con la confluenza di esponenti di Rifondazione Comunista. I delegati eleggono in tale occasione il comitato centrale, che il giorno successivo nomina a sua volta Mauro Alboresi segretario.
Il 24 e 25 Settembre dello stesso anno, si tiene a Roma l’assemblea fondativa dell’organizzazione giovanile del partito e Francesco Valerio Della Croce ne viene eletto segretario nazionale. Il PCI si schiera per il NO al referedum sulle modifiche costituzionali del 4 dicembre 2016 proposte dal Governo Renzi.
In occasione del Consiglio europeo, tenutosi a Roma il 25 marzo per celebrare il sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma, il PCI partecipa assieme ad altre organizzazioni (tra cui sindacati di base e movimento No TAV) al corteo della piattaforma Eurostop contro l’euro, l’UE e la NATO.
Il partito si presenta inoltre alle elezioni comunali del 2017 in diversi comuni capoluogo, senza ottenere nessun seggio.
Elezioni politiche, regionali e amministrative del 2018
In vista delle elezioni politiche del 2018 aderisce alla lista elettorale Potere al Popolo! (PaP), con la quale il segretario nazionale Mauro Alboresi è stato candidato per la Camera. Non avendo però superato la soglia di sbarramento la lista non ha eletto alcun parlamentare. Il PCI decide comunque di continuare a far parte del progetto, ma la scelta è causa di diverse polemiche all’interno del partito. Si decide quindi di indire il primo congresso a luglio dello stesso anno.
Alle regionali nel Lazio del 2018 sostiene Potere al Popolo!, che candida Elisabetta Canitano alla presidenza, la quale si attesterà all’1,31% dei voti (1,41% per il candidato).
Il primo congresso nazionale del PCI e FGCI
Dal 6 all’8 luglio 2018 si svolge a Orvieto il primo congresso del PCI. In tale occasione il partito abbandona ufficialmente Potere al Popolo!, Mauro Alboresi viene riconfermato segretario nazionale e Selene Prodi sostituisce Manuela Palermi quale presidente del Comitato Centrale.
https://www.youtube.com/watch?v=K6hkC60cz64
A causa delle dimissioni del consigliere Pietro Rinaldi, Rosaria Galliero, esponente napoletana del PCI e della FGCI, il 26 ottobre 2018 entra nel Consiglio comunale essendo la prima dei non eletti della lista Napoli in comune a Sinistra, facendo parte della maggioranza a sostegno del sindaco Luigi De Magistris.
Dal 24 al 25 Novembre 2018 si svolge a Napoli il primo congresso della Federazione Giovanile Comunista Italiana, Nicolò Monti (già membro in passato della segreteria nazionale della FGCI), viene eletto segretario nazionale.
Elezioni europee e regionali del 2019
A febbraio il PCI sostiene alle elezioni regionali in Sardegna insieme al PRC la lista Sinistra Sarda che prende lo 0,6%.
Alle elezioni regionali in Basilicata del marzo 2019 il PCI sostiene insieme a Rifondazione, Sinistra Italiana, Possibile e Diem25 il candidato Valerio Tramutoli de La Basilicata Possibile che ottiene il 4,37%.
Nel gennaio del 2019 il PCI apre alle altre forze della sinistra radicale in vista di una lista unitaria per le elezioni europee del 26 maggio. Tuttavia, dopo alcune settimane di dialogo, è stata registrata una diversità di vedute, in modo tale che il PCI decide di concorrere da solo con la raccolta firme, ma non raggiunge il quorum per potersi presentare, dunque è fuori dalla consultazione elettorale.
Alle elezioni regionali umbre il PCI si candida in coalizione con Potere al Popolo! a sostegno del candidato Emiliano Camuzzi. Il Partito si ferma allo 0,5%, la coalizione allo 0,9%.
Annuncia in seguito, insieme al PRC e al Partito del Sud, il sostegno per le elezioni emiliano-romagnole alla lista l’Altra Emilia-Romagna, guidata da Stefano Lugli. La lista è alternativa alla coalizione di centro sinistra ma anche dalla lista di Potere al Popolo! e al Partito Comunista.
Il PCI, insieme a Sinistra Anticapitalista di Franco Turigliatto e al Partito Comunista dei Lavoratori di Marco Ferrando, lancia nel frattempo l’Assemblea delle Sinistre di Opposizione a cui partecipano anche il PRC, PaP ed altre forze minoritarie. Queste forze si collocano quindi all’opposizione del governo Conte II.
Elezioni regionali e referendum del 2020
La lista guidata da Stefano Lugli alle elezioni emiliano-romagnole del 26 gennaio si ferma allo 0,36%, non eleggendo alcun consigliere regionale.
Per quanto riguarda le elezioni regionali di settembre, che interesseranno sette regioni, il PCI corre ovunque separato dalle coalizioni di centro-sinistra. In Veneto fa parte della lista Solidarietà Ambiente Lavoro insieme a Rifondazione che prende lo 0,8%, in Toscana presenta una propria lista a sostegno di Marco Barzanti con lo 0,9%, nelle Marche da vita alla lista Comunista per le Marche insieme al Partito Comunista (Italia) che ha l’1,3% e in Puglia si presenta con Rifondazione e Risorgimento Socialista all’interno della lista Lavoro Ambiente Costituzione la quale si ferma solo allo 0,3%. Nella stessa giornata delle regionali avrà luogo il referendum confermativo sulla riduzione del numero dei parlamentari e il PCI si schiera per il NO.
Anno 2021
In piena era-COVID, il nuovo PCI si schiera a sostegno dei lavoratori, sostenendo l’azione di sciopero generale promosso dall’Assemblea Nazionale delle Lavoratrici e dei Lavoratori Combattivi, nonché dal Coordinamento nazionale delle Sinistre e delle Opposizioni, avvenuto il 29 gennaio.