Scienza e Tecnologia

“Sindrome da rientro”: i sintomi e come affrontare la depressione post-vacanze

Depressione

“Sindrome da rientro” o “post vacation blues”: i sintomi e come affrontare la depressione post-vacanze. Il viaggio è spesso visto come un momento di profonda riconnessione con se stessi. Tuttavia, lasciare questa zona di comfort può dare origine alla sindrome da rientro.

“Sindrome da rientro”: come affrontare la depressione post-vacanze

Conosciuta anche come sindrome da rientro o “post vacation blues”, la depressione post vacanze è una condizione di disagio fisico e psicologico che si manifesta al ritorno da un viaggio, anche breve. Il termine “depressione” viene usato in modo più ampio rispetto alla definizione clinica, poiché nella maggior parte dei casi il disturbo tende a risolversi spontaneamente in breve tempo. In questo senso, presenta molte similitudini con un’altra condizione, il “christmas blues”. Quali sono i sintomi della depressione post vacanze e come possiamo affrontarla? Scopriamolo insieme.

Le origini

Secondo recenti dati, la depressione post-vacanze colpisce due persone su tre. Le sue conseguenze sembrano essere particolarmente evidenti per coloro che devono anche fare i conti con il jet lag. Il viaggio è da sempre visto come un’opportunità per staccare dalla routine e allontanarsi dalle preoccupazioni e responsabilità quotidiane. Viene spesso descritto come uno spazio intimo in cui mente e corpo possono rilassarsi e riconnettersi con ciò che è essenziale.

Dal punto di vista fisico ed emotivo, lasciare questa zona di comfort e tornare alla routine non è affatto semplice. Questo è ancor più vero se a casa si affrontano situazioni di disagio e sofferenza di vario tipo, e se chi le vive non ha gli strumenti adeguati per affrontarle. La mancanza di questo spazio di relax genera ansia e apre la strada alla sindrome da rientro.

La sindrome del viaggiatore, che colpisce coloro che hanno il cosiddetto “wanderlust” — un termine tedesco che unisce “wandern” (vagare) e “lust” (desiderio) — merita un’analisi approfondita. Secondo una ricerca condotta dal professor Chuansheng Cheng e pubblicata su “Evolution and Human Behaviour“, il 20% della popolazione mondiale possiede il gene del viaggio, identificabile in un recettore della dopamina D4. Le persone con wanderlust sono caratterizzate da una continua insoddisfazione e cercano di sfuggire alla noia di restare a casa viaggiando il più possibile.

I segni della depressione post-vacanze

La depressione post-vacanze, come già menzionato, di solito dura alcune settimane e tende a risolversi spontaneamente. Raramente si protrae nel tempo, e ciò può accadere in individui che già soffrono di disturbi dell’umore. I sintomi si suddividono in due categorie:

  • Sintomi fisici: insonnia, affaticamento, mal di testa, disturbi gastrointestinali, perdita di appetito, tensione e dolori muscolari.
  • Sintomi mentali: irrequietezza, sensi di colpa, vuoto interiore, nervosismo, difficoltà di concentrazione, mancanza di iniziativa, malinconia e sbalzi d’umore.

Come affrontare la depressione post-vacanze

La depressione post-vacanze, pur non essendo un disturbo grave, non dovrebbe essere sottovalutata. Esistono diversi modi per affrontarla, a partire dall’accettazione del proprio stato d’animo e dalla condivisione delle proprie emozioni con le persone a noi più vicine. Nei primi giorni dopo il rientro, è fondamentale affrontare le giornate con calma e serenità. Questo implica evitare di sovraccaricarsi di impegni e concedersi dei momenti di relax, per ricaricare le energie e gestire in modo sano e creativo la nostalgia. Un’idea potrebbe essere quella di stampare le foto del viaggio, così da poterle rivedere nei momenti di tristezza.

Quando i sintomi diventano predominanti, gli esercizi di rilassamento possono rivelarsi molto utili, poiché aiutano a distogliere l’attenzione dalle sensazioni negative e a riportare il soggetto nel presente. A volte, è necessario distrarre la mente attraverso la pianificazione, quindi non c’è niente di meglio che organizzare le attività lavorative o scolastiche per ristabilire un contatto concreto, ma meno ansiogeno, con la vita quotidiana. Tuttavia, se i sintomi sono particolarmente intensi e non si attenuano col tempo, è fondamentale abbandonare il fai da te e rivolgersi a uno specialista.

Una delle strategie più efficaci è la terapia cognitivo-comportamentale, che insegna al paziente a monitorare i propri pensieri e, se necessario, a modificarli tenendo conto delle circostanze e della realtà attuale.