Site icon Occhio Notizie

L’eterno confronto tra i Sostegni ed i Ristori: quale misura ha fornito maggiori aiuti?

Nelle ultime settimane è proseguito il confronto tra i Sostegni ed i Ristori. Tra le due misure, quale ha fornito maggiori aiuti?  Dopo aver assistito ai Ristori del precedente Conte bis, non si placano le proteste in merito ai Sostegni elargiti, invece, dal governo Draghi. L’accusa dei beneficiari riguarda, infatti, la consistenza, in termini economici, dell’ultima misura di sostegno, ritenuta notevolmente insufficiente.


I contributi a fondo perduto del decreto Sostegni

La richiesta, per i contributi a fondo perduto, previsti dal decreto Sostegni, potrà essere presentata dai soggetti che abbiano subito perdite di fatturato, tra il 2019 e il 2020, pari ad almeno il 30%, calcolato sul valore medio mensile. Il nuovo meccanismo ammette le imprese con ricavi fino a 10 milioni di euro, a fronte del precedente limite di 5 milioni di euro.

Nello specifico, sono cinque le fasce di contributo a fondo perduto determinato in percentuale sul fatturato del 2019:

Tale importo non potrà, in ogni caso, essere inferiore a 1.000 euro per le persone fisiche e a 2.000 euro per gli altri soggetti e non potrà essere superiore a 150 mila euro. Anche le start up potranno accedere ai sostegni.

Le domande potranno essere presentate all’Agenzia delle Entratefino al 28 maggio 2021 ed il contributo arriverà direttamente sul conto corrente indicato nella richiesta, intestato al beneficiario o come credito d’imposta, da utilizzare esclusivamente in compensazione.

Altre misure di sostegno

Poi, presso il Ministero dello Sviluppo economico, è stato istituito un fondo da 200 milioni di euro per il sostegno delle grandi imprese temporaneamente in crisi a causa dell’emergenza Covid, che consente di intervenire attraverso la diretta concessione di prestiti, quale strumento di sostegno ulteriore rispetto a quelli già vigenti, che prevedono la concessione di garanzie pubbliche. Tale fondo è finalizzato a garantire continuità alle imprese dai 250 dipendenti in su, che hanno un fatturato superiore ai 50 milioni di euro o un bilancio superiore ai 43 milioni, attraverso la concessione di finanziamenti agevolati rimborsabili in 5 anni.


Previsto anche un fondo da 200 milioni di euro per il sostegno alla ricerca e alla riconversione industriale del settore biofarmaceutico verso la produzione di nuovi farmaci e vaccini.

Il decreto inoltre adegua, con riferimento agli aiuti di stato alle imprese, la normativa italiana ai nuovi tetti del Temporary Framework comunitario. Il limite generale sale da 800mila euro a 1,8 milioni di euro, quello per l’agricoltura tocca i 225mila euro (in precedenza erano 100 mila), mentre per il settore della pesca si passa da 120mila a 275mila euro. Il massimale per gli aiuti a copertura dei costi fissi non coperti da entrate passa da 3 a 10 milioni di euro ma è riservato a chi ha avuto nel 2020 una perdita di fatturato di almeno il 30% rispetto al 2019″, secondo quanto riportato dallo stesso sito del Ministero dello Sviluppo economico. Sulla stessa pagina web, poi, sono riportate ulteriori misure a sostegno delle attività, ovvero:

Confronto Ristori e Sostegni: quale misura ha fornito maggiori aiuti?

Rispetto ai Ristori, previsti dal Conte bis, il governo Draghi ha disposto alcune fondamentali novità, sin dal calcolo del contributo, partendo dal calo di fatturato medio mensile tra il 2020 ed il 2019. Inoltre, altra fondamentale distinzione, sono stati cancellati i codici Ateco. Ciò, chiaramente, ha permesso l’ampliamento delle categorie dei beneficiari, riducendo, però, gli importi dei contributi.

Il decreto Sostegni e la sua pubblicazione

È stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto legge, approvato dal Consiglio dei Ministri, che introduce misure di sostegno a imprese, professionisti, lavoratori autonomi e agli operatori economici coinvolti dall’emergenza Covid.

Il provvedimento stanzia complessivamente 32 miliardi di euro di risorse, pari allo scostamento di bilancio già autorizzato dal Parlamento. Oltre 11 miliardi di euro sono per i contributi a fondo perduto, quindi destinati ai titolari di partita IVA che svolgono attività d’impresa, arte o professione, nonché per tutti gli enti non commerciali e del terzo settore.

E’ stato eliminato il riferimento ai codici Ateco, prevedendo un meccanismo di calcolo del contributo, ritenuto  maggiormente equo, soprattutto per le piccole e medie imprese e basato sulle perdite di fatturato subite a causa della pandemia. La misura, però, non sembra soddisfare i beneficiari. Anzi, per alcuni versi, è ritenuta notevolmente inferiore, in termini di apporti economici.

 

Exit mobile version