Fortunatamente la donna era stata avvertita dal figlio
Davanti ai supremi giudici l’uomo si era difeso, come già aveva fatto durante il processo di primo grado, nel 2017, sostenendo che non aveva commesso un reato dal momento che la moglie era stata avvertita.
Argomentazioni prive di fondamento, in quanto
In ordine all’assenza di una effettiva lesione della libertà delle comunicazioni sono prive di rilievo perché si riferiscono ad una situazione che rappresenta un post-factum rispetto al momento di consumazione del reato, coincidente con l’installazione del software.
In altre parole, anche se la moglie era stata avvertita, ormai la “cimice” era stata installata, e quindi era irrilevante che lei lo sapesse.
E’ diventata pertanto definitiva la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Milano il 21 febbraio 2018, che ha condannato l’uomo a pagare 2500 di spese legali-